2 febbraio 2013

Alle Fonti del Clitunno per vedere il Bari



 - Pioveva a Terni. E le carducciane Fonti del Clitunno che si saranno, probabilmente, pure alzate di livello, non hanno regalato la giusta ispirazione. Non era, in effetti, l'ideale per sedersi e lasciarsi ispirare dalla partita, decisamente bruttina pur risultando parecchio vibrante nelle sue terzine.
E se non fosse stato per quel sileno di Lamanna, staremmo a parlare dell'ennesima sconfitta. E' bastato, infatti, un minuto - un solo minuto - di fisiologica disattenzione per prestare il fianco ai neroverdi con Ceravolo e Alfageme: fortuna che il riccioluto Passalacqua è rimasto un fiero e leale incubo per chi, come me, ne ha viste tante di Ternana-Bari, ma questa volta ci ha pensato Lamanna, ancora una volta. E non era nemmeno facile con quel terreno viscido.

Un Bari, dunque, accorto e giudizioso che ha badato più che altro a gestire la gara e a tentare qualche ripartenza, sempre pericolose ogni qualvolta partivano dai piedi di Bellomo, Galano e Tallo, piuttosto che badare allo spettacolo che, di questi tempi, non paga più.
Sicuramente un Bari che non regala sensazioni uniche come nella prima parte del torneo, ma che ha, sicuramente, margini di miglioramento; al momento non riesce ancora a rispondere alle aspettative dei tifosi risultando, dunque, meno brillante e prigioniero della sua situazione per la quale occorre far buon viso a cattivo gioco, badando, insomma, più al sodo che al resto. Sulla falsa riga dello scorso anno quando vinceva gare senza brillare particolarmente, per l'infelicità di certi pseudotifosi, ingordi e ubriachi del bel gioco di cui si eran nutriti fino a quel momento.

Trovo inutile, sciocco e dannoso (tipico dei forum) sparare sui singoli perchè se così fosse occorrerebbe evidenziare che il Bari non ha fatto, praticamente, nessun tiro in porta, De Falco non ha brillato e Rossi, insieme a Defendi, non hanno affatto inciso sia pur con tutte le attenuanti del caso, soprattutto per Rossi. Solo la difesa è sembrata, più o meno, solida.
Ma in questi casi, per l'economia dell'obiettivo finale, dovendo esorcizzare il pathos che aleggia sui tifosi a causa dei possibili due punti ulteriori da sottrarre, forse è bene guardare il bicchiere mezzo pieno: se ne trarrà vantaggio tutti. In fondo, De Falco, nella sua partita apparentemente anonima, ha - se non altro - dato quell'equilibrio necessario ai reparti (la Ternana si è avvicinata a Lamanna solo in quel minuto, poi mai più) e, soprattutto, regala quel tasso d'esperienza necessaria a questa squadra, mai così fondamentale come quest'anno.

Le critiche dei tifosi ci stanno, guai non ci fossero: loro si aspettano di più, ma gli eterni, improduttivi ed inutili "je accuse" verso tizio e caio è solo ciarpame. Mediatico. Il solito. La poesia e la verità, le verdi colline umbre e le ispirazioni, la sostanza, la ratio e la saggezza, son ben altra cosa almeno per chi, come Plinio il Giovane, descriveva le Fonti del Clitunno con particolare obiettività.

26 gennaio 2013

Dolcenera, da mo' vale



Una gara, quella di oggi, giocata col massimo impegno da tutti, con un super Defendi alla sua migliore gara da quando è a Bari e con qualche mossa di Torrente apparsa, all'inizio, quanto meno dubbia ma che non ha inficiato sulla resa (quella di Aprile, ad esempio, sin dal primo tempo: ma se lo ha gettato nella mischia un motivo valido ci sarà senz'altro) tanto che, comunque, ha prodotto tre nitide occasioni gol nel primo tempo ed altrettante nel secondo, e frantumata dal solito, puntuale, strafalcione difensivo, stavolta partorito dalla premiata polleria barese di periferia che, complice l'unico tiro in porta degli avversari da parte di super Zaza, ne ha sancito l'ennesima sconfitta. Un classico, insomma: il Bari fa la sua onesta partita, l'avversario fa un tiro in porta viziato dall'errore difensivo ora individuale, ora collettivo, lo trasforma in gol, e vince la gara. Ne ho contate almeno sette di queste partite. Poi si può discutere sulle scelte, gli schemi, su De Falco che continua a non convincere e a configurarsi come doppione di Romizi, e viceversa, ma se le amnesie sono all'ordine del giorno, se manca quel faro necessario (come c'era lo scorso anno) ad illuminar d'immenso, o comunque quanto basta, i reparti per tratteggiare la via maestra, ogni tentativo di cercar alternative risulta vano.

20 gennaio 2013

Gattuso e Galano accendono la periferia




Non era esattamente una partita di calcio qualsiasi, una di quelle che, dopo la sosta panciollifica forzata dal potere calcistico, sarebbe dovuta servire per spegnere le intermittenze di luci natalizie, no: giocare una gara amichevole nell'estrema periferia di una città dove le bambine venivano lasciate morire ancora di stenti, lì, sulla Via Gluk venuta su con troppa fretta e, per fortuna, rivestita, poi, di abiti dignitosamente quotidiani, là dove le case non son di proprietà ma solo assegnate alle famiglie, non è equivalso esattamente a capire se il baccalà alla vicentina mangiato da Fedato, se le cartellate divorate da Bellomo, o se quei due chili di troppo presi da Polenta e da Galano fossero stati smaltiti, no, ma a concepire un pomeriggio di festa per una comunità ai margini estremi della vita dove atterraggi e decolli di aeroplani, ed il verde che nasce e cresce senza il sorriso quotidiano la fanno da padrone.

13 gennaio 2013

Dura lex sed lex: tra Borghese, Ventura e l'assurdo Paese



Capita, talvolta, come certe notizie riescano a dare, spesso e volentieri, il colpo di grazia a quanti, storicamente, cercan di occuparsi di calcio attraverso, però, non più penne, tastiere e supportati da indomita passione mista a cristiana rassegnazione, ma sviluppando aree, perimetri e teoremi con righelli, compassi e goniometri di geometria esistenziale a causa dello sfiguramento della sfera pallonara per cercare di capirne ancora qualcosa e, di conseguenza, descriverne qualche scena.

30 dicembre 2012

Pareggio col solito retrogusto amarognolo a Cittadella



Nel penultimo giorno di questo ennesimo annus horribilis per l'umanità intera e, tutto sommato, felice per la società del Bari che si barcamena, da un paio d'anni a questa parte, con ferma talassocrazia nei mari mediterranei pallonari poco dolci rischiando il naufragio da un momento all'altro ma, per fortuna, sapientemente, diligentemente e dignitosamente evitato dai vogatori omerici di Via Torrebella, mentre Rita, la Fata Turchina ultracentenaria per eccellenza dalle rughe più belle e più tenere del mondo tra i cui rivoli si incuneavan soavemente alvei di dolcezza e di scienza allo stato puro decideva di lasciare, per sempre, questa terra scarnificata dal dolore e sovrastata da cattiveria, imbecillità, presunzione ed arroganza diffuse, la più terrena E Street Band di Torrente non è riuscita ad espugnare la Platea del "Tombolato", campo sportivo con orizzonti palladiani in bella visione al posto delle tribune, di Cittadella, una civitas molto simile a Palmanova, rinchiusa nel suo cuore antico tra mura medievali di rara bellezza.

26 dicembre 2012

Maremma maiala: Vittoria al fotofinish





Si tornava all'antico. Finalmente. 40 anni fa non c'era Natale o Santo Stefano che tenessero. Si giocava e basta se coincideva di domenica. Con buona pace degli avanzi della due giorni culinaria precedente. Infondo il calcio è sempre stato uno spettacolo e i loro personaggi, sebbene con le scarpette ai piedi e non con i costumi del contesto, son sempre degli artisti (forse degli attori, calza meglio) nel quale è previsto un canovaccio, un regista, un inizio ed un finale. Dunque, pur comprendendo l'inopportunità di certe scelte dettate dalle tv, trovo che si debba intravedere il bicchiere mezzo pieno in certi casi come questo, e non demonizzarne la scelta. Infondo, non si pretendeva di tornare ad un calcio all'antico? Eccolo!

23 dicembre 2012

Dolcenera, tra un Epode Oraziana e una piadina romagnola




Volendo analizzare le due squadre scese in campo oggi in Romagna si potrebbe parlare di due opposte fazioni nella loro dinamicità. Il Cesena, squadra esperta di categoria, ma assolutamente scarsa in tecnica, vulnerabilissima, e che una volta rimasti in 9 mai e poi mai avrebbe potuto superare i galletti; il Bari nettamente più forte tecnicamente ma privo di quel peso specifico in termini d'esperienza che mai, come oggi, sarebbe servito per mettere nel tostapane le insipide piadine romagnole ebbre di lambrusco e satolle di culatello, ultimamente in conflitto con la vittoria da ben 9 turni, dandole il fisiologico colpo di grazia.

Dopo il primo gol subito a freddo grazie alla solita, puntuale, disattenzione difensiva col concorso di colpa tra Lamanna e Dos Santos i quali han fatto a gara per non prendere il pallone sul corner, il Bari ha cominciato a prendere campo, sia pur timidamente, senza tuttavia mostrarsi pericoloso: solo Defendi, oggi apparso in buona forma, ha tentato il pareggio con un tiro arquato finito, però, tra le braccia del portiere. Buona metrica giambica a centrocampo, non esattamente ritmica, degna, dunque, di un poeta di seconda fascia del circolo neoterico augusteo della Bari imperiale, con un De Falco recuperato dopo 6 mesi entrato subito in clima partita mostrandosi un gran professionista, con Bellomo sempre lì, a dettare i tempi di gioco, e con Romizi a far da elastico tra la difesa e l'attacco, sebbene con qualche difficoltà.

Ma il vero problema di oggi, apparso a tratti anche preoccupante, è stata la difesa, soprattutto nel primo tempo, allorquando da quelle parti ad ogni cross sopraggiunto, non saltava nessuno di testa, e quelle poche palle, tutt'altro che natalizie, gravitanti come foglie carducciane ingiallite e cadenti dalle parti di Lamanna, sembravano generare un patema d'animo per tutti. Fortuna che Succi & C. han rinunciato a colpire.
Il Cesena, poi, ha preferito chiudersi piuttosto che riproporsi per ratificare il vantaggio, scelta per la quale una squadra appena attrezzata (Spezia docet) non avrebbe mai optato. E da questo atteggiamento si è capita subito la differenza sostanziale tra le due squadre.

L'espulsione di Romizi, poi, ha fatto suonare il campanello d'allarme al Bari anche perché, in questi casi, è l'esperienza a fare la differenza e, come detto prima, contro l'esperienza mista alla tecnica il Bari avrebbe perso senza troppi indugi. Tante, infatti, le partite perse in questo modo. Ma a causa dell'inconsistenza tecnica dei romagnoli, per fortuna, non si è infierito.
E quando Bellomo ha pareggiato, con una linea d'attacco la cui somma anagrafica faceva appena 87 anni in 4, si è fatto fatica persino ad esultare tanto era evidente il gap tra le due squadre: non era possibile, infatti, soffrire contro questo Cesena quando, invece, si doveva vincere a man bassa. Ma di questi tempi, grami, asciutti e densi di nubi, tutto sommato, sia pur a denti stretti, un pareggio fuori casa non è da buttar via se si considera che, comunque, il Cesena è squadra retrocessa dalla A, che il Bari proveniva da un periodo decisamente negativo e che, fino al 30 prossimo, la Torrente's Band dovrà giocare ancora due gare. Mal comune, mezzo gaudio, insomma.

Quell'episodio da codice penale di Rossi ha arretrato ulteriormente il baricentro cesenate di Bisoli il quale, saggiamente, considerata la superiorità tecnico-tattica del Bari che a tratti è risultato persino divertente, ha levato dal campo Succi e Iori, le punte di un diamante senza valore della squadra romagnola, per difendere il pareggio.
E solo a quel punto, la partita è diventata molto combattuta con parecchi capovolgimenti di fronte risultando il pareggio, tutto sommato, un punteggio giusto anche se il Bari ha provato a fare qualcosa in più, sia con la suddetta occasione di Defendi nel primo tempo, sia con Galano e con Iunco, apparso in evidente sovrappeso anche se si è mosso, tutto sommato, bene. Infatti, il Cesena si difendeva con ordine e ripartiva senza produrre effetti particolari.

Sicuramente una reazione c'è stata. Torrente, cambiando modulo, ha prodotto un cambio sostanziale in campo con Sabelli, a cui un po' di riposo ha fatto bene, libero di spaziare sulla destra ma che, però, non ha mai affondato la lama. E con Fedato, invece (assist-gol per Bellomo a parte) apparso, nel suo indubbio impegno, leggermente appannato. Per lui ci vorrebbe un po' di panchina e tribuna, come per Bellomo e Galano lo scorso anno, decisioni tanto criticate, senza ritegno, da taluni scribani irrequieti caduti in disgrazia ed, invece, risultate vincenti come scrivevo da tempo: solo così si matura al punto giusto. Ma, purtroppo, le scelte forzate di Dolcenera non gli garantiscono alternative valide da quelle parti. Speriamo non si bruci.

Scriveva Orazio che il favore di un amico potente lusinga l'inesperto; chi ne ha esperienza lo teme. Dunque, pareggio salomonico e buon Natale a tutti.
Si riprende a Santo Stefano col Grosseto di Sforzini, uno dei tanti che ha scelto la barba come nuovo look. Una volta c'erano i baffoni alla Manzin, poi è stata la volta dei cappelloni alla Bagnato, La Torre e Braglia, poi si è deciso per il carone cui Vialli ha fatto scuola; oggi pare vada di moda portare la barba. Ne terrò presente.
Coraggio Dolcenera: occorre non mollare perché un secondo miracolo, qui a Bari, è possibile.

15 dicembre 2012

Bari Novara: ancora una volta a vincere è l'esperienza



Indubbiamente è un momento che gira tutto storto al Bari. Non gira nessun reparto. Tutto va male, manco quel po' di “popò”, che ci vuole sempre in certi casi, fa capolino nella rosa di Torrente. A questo si aggiunga che l'inesperienza non paga mai, anzi illude e danneggia quanto di buono è stato fatto fino adesso, poi si aggiungano il solito squalificato inopportuno a centrocampo, ed il puntuale, maledetto, mal di schiena improvviso che ha deciso di colpire attraverso una strega beneventana la spalla di Dos Santos in mattinata, unico giocatore che - se non altro - avrebbe garantito sulla linea maginot difensiva un giro di lampada tungstenata nel faro della difesa, e si tirino le somme per la terza sconfitta in casa.
Non sarà un caso che la squadra abbia subìto ben 9 gol in tre gare (oggettivamente troppi) con soli 9 tiri in porta senza mai subire, nettamente, l'avversario. Fa eccezione la gara col Sassuolo che, essendo una "grande", ha dimostrato il suo valore pur senza vincere.
Errare, per questi ragazzi, a cui manca un punto di riferimento in campo, ci sta, ma che perseverino in errori individuali, no. Cui prodest l'ecumenismo torrentiano? Allora vuol dire che i limiti son tanti e troppi. Al di la del rigore preceduto da un fallo di mano novarese.

E inventarsi qualcosa risulta oggettivamente difficile atteso che, secondo il Torrente-pensiero, gettare nella mischia il primo “Altobello” di turno, appare alquanto improbabile ancorchè rischioso in quanto lo stesso bravo giocatore correrebbe il rischio di bruciarsi come un fiammifero senza stelo: ricordate Armenise junior una decina d'anni fa? Ecco. Solo che in quell'epoca, ad allenare, non era un Maestro di giovani, ma un veterano. Lacune e limiti del giocatore, figlio d'arte, a parte, si intende.
Una partita strana oggi, d'altri tempi, con un primo tempo da sbadigli ed una ripresa più pirotecnica; poi quei due fasciati in testa, lì, col sangue grondante ed un bernoccolo grande quanto una collina (sulla testa del novarese) han completato l'immagine crepuscolare di un calcio antico in bianco e nero, in stile Bari Novara, insomma, match giocato per l'ultima volta 40 anni fa con la testa pelata di Udovicich a far da badante.

Si è vista una squadra, quella del Novara, entrata in campo con la mentalità di Rocco che ha badato a chiudersi a centrocampo ed in difesa in maniera perfetta, bloccando ogni iniziativa a centrocampo mostrando quell'esperienza necessaria (che i piemontesi hanno da vendere anche se l'esperienza non sempre fa pendat coi risultati) ma che è risultata efficace al cospetto di una squadra che faceva tenerezza solo nel leggerla in formazione, molliccia e, di conseguenza, senza idee. E coi giocatori contati, con ragazzi inesperti ed affidati solo all'estro di Fedato, giocatore che non può permettersi nemmeno il “lusso” di crescere tra panchina e tribuna, con altri ancora da far crescere, non credo che Torrente avrebbe potuto fare di più.
Senza dimenticare che, pur volendo reagire, bastava rivolgersi in panchina per arrendersi: Partipilo e Visconti, generosi giocatori quanto si vuole che aspettano il loro momento di gloria come si aspetta Godot, erano le alternative sedute lì, giocatori bravi, ma assolutamente inadeguati per porre rimedio a situazioni quasi compromesse. Non può mica spostare sempre il corazziere quirinalesco Borghese in attacco. Diamine.
A questo aggiungiamoci il fatto che la Bari di oggi è risultata la squadra più giovane del torneo con giocatori che, mediamente, variavano dall'88 al '94 tanto che i più anziani son risultati Borghese e Caputo. Insomma, un Bari-Primavera gettato nella Platea della serie B, senza un “Bogliacino” o un “Donati” quantunque al 30%. Macchè. E senza un uomo carismatico, non si va da nessuna parte.

Qualcuno ha chiesto come mai Sabelli non fosse nemmeno tra i convocati: facile. Il romano, proprio in quanto tale, necessita del solito bastone perchè le carote devono avergli fatto male. Questo il Torrente-pensiero. E fa bene. Del resto, se Bellomo e Galano, oggi, sono in nazionale, è per la gestione oculata dei due lo scorso anno tra panchina, tribuna e, talvolta, in campo. Mica per altro.
Fare un gol - anzi un eurogol - a Pescara non vuol dire automaticamente proclamarsi intoccabile, soprattutto se si è ruspanti e si ha fretta di arrivare. Ma questo, si sa, lo capiscono in pochi, mica tutti. Gli altri avrebbero anteposto la bruciature dei due all'oculatezza torrentiana. E lo scorso anno, di questa gente che blaterava autoincensandosi di sapienza calcistica, ce n'era tanta. Oggi, la stessa gente, con la coda tra le gambe, applaude i giocatori e Torrente. A Bari funziona così. Purtroppo.

E poi ci si lamenta sul perchè, Torrente, non “mette” a Borghese, ultimamente determinante per gli avversari, al posto di Ceppitelli, e Ceppitelli al posto di Borghese: Bari Novara ha dato le risposte. Almeno per i tifosi dotati di scorza e di un minimo di raziocinio, mica per gli altri succitati.
Anche Lamanna sembra in un momento involutivo, è fuori dubbio, ma è appena il caso di ricordare che lo stesso portiere ha salvato moltissimi gol fino adesso, oltre ad aver parato un rigore decisivo al 93' a Crotone. Ma, chissà, qualche turno di riposo potrebbe fargli senz'altro bene. Come per altri giocatori.
Occorre reagire. Occorre recuperare Dos Santos per Cesena confidando sul non smantellamento della squadra che, certamente, rimarrà così com'è, anzi, si rinforzerà con i rientranti Iunco, Ghezzal e, soprattutto, con De Falco, già disponibile per Cesena.
Così come occorre che quei pochi tifosi di curva dello stadio più inutile e dispersivo del mondo, piuttosto che pensare all'antimatarresismo, pur comprensibile, pensi a supportare i ragazzi durante la gara e non limitarsi ad applaudirla alla fine. Perchè così facendo, tutte le squadre si sentiranno autorizzate ad osare nella landa desolata bitrittese, espugnandola, peraltro su un campo divenuto nuovamente di ortaggi. Si fossero comprati, con quei 140 mila euro necessari per rimetterlo a posto, un buon difensore ed un discreto attaccante. Almeno.
Forza e coraggio, Dolcenera, e forza ragazzi e forza tutti i dirigenti e i dipendenti: state attraversando un momento negativo e come per tutti i momenti negativi ne seguirà uno più positivo: e lì che vi giocherete la vita della salvezza, ovvero il secondo miracolo torrentiano.

8 dicembre 2012

Esperienza batte Inesperienza 3-2 davanti alla Collina dei Poeti



Sapete qual'è la differenza tra il Bari e le altre squadre di B? Che le altre squadre, nel momento del bisogno, sostituiscono il Sansovini di turno con l'Okaka sempre di turno, ovvero con un attaccante (sebbene in evidente sovrappeso) di categoria, mentre il Bari lo sostituisce con Borghese (difensore con l'hobby del gol al 95') e/o Visconti, giocatore straordinario nella sua dignità panchinara in cerca di spazi per mostrare quanto vale. Che qualcuno glielo faccia notare a quanti, ancora, nella loro sempiterna stravagante ignoranza lessicale, son convinti che sia colpa di Torrente. Fermo restando che lo stesso allenatore, non essendo un messia e nemmeno un mago (tutt'al più un taumaturgo), può anche inciampare, talvolta, in qualche fisiologico errore. Ma oggi non mi pare ne abbia commessi, così come in altre occasioni.

Si può sintetizzare così il campionato altalenante della squadra di Dolcenera Torrente, tra l'altro decisamente sfortunato ogni qualvolta mette piede in Liguria, tra il 2-0 contro la Sampdoria e il 3-2 contro il "suo" Genoa nello scorso anno in Coppa Italia, e tra lo stesso risultato, oggi, a La Spezia nel derby geograficamente levantino. C'è niente da fare: le trofie col pesto fumanti, proprio, non riesce a digerirle.
Peccato perché il Bari ha regalato un tempo (il primo) agli avversari a causa del baricentro troppo basso, mentre ha cambiato passo nel secondo, entrando con l'approccio giusto, beccando un palo e risultando più pericoloso anche senza devastare e brillare come col Sassuolo. Insomma, non il solito Bari che piace a Torrente.

Ritengo, tuttavia, che se Borghese alla fine avesse messo dentro quel pallone, la squadra barese non avrebbe rubato nulla considerato che lo Spezia non è che abbia, poi, strafatto in occasioni gol. Lamanna, infatti, è risultato inoperoso se non fosse stato per i 3 gol di troppo subiti.
Ma ormai è una costante: gli avversari, contro il Bari, decidono di mettere in pratica la filosofia epicurea che forse Dolcenera conosce bene essendo campano in quanto prese corpo proprio sotto il Vesuvio. Ottenere il massimo risultato col minimo sforzo, infatti, è il loro obiettivo: un tiro, due tiri, tre tiri in porta corrispondo quasi sempre ad un gol, due gol, tre gol, ma soprattutto a tre punti.

Entrando nello specifico, guardando la partita dal Collina dei Poeti da dove si osserva uno spettacolo unico, con Portovenere all'angolo, le isole di Palmaria e del Tino lì di fronte a macchiar come baci perugina il confine tra i due mari, e con un forte odor di Toscana, il Bari del primo tempo si è mostrato imballato, duro come il marmo della vicina Carrara, che con Massa fa pendant, perdendo quasi sempre il pallone a centrocampo con un Romizi, oggi, poco ispirato tanto che Torrente lo ha tolto dal campo nel secondo tempo (e ha fatto bene), e coi difensori apparsi troppo ispirati dal poetismo del Golfo spezzino piuttosto che badare al sodo, tanto che non sono mai saltati sull'avversario nei cross, soprattutto su quelli che han generato i gol, rigorosamente di testa.

Se a questo ci aggiungiamo il consueto fermo biologico del buon Ceppitelli il quale, piuttosto che rischiare un'espulsione, preferisce dar terreno a Sansovini (come a Castellammare e come in un'altra occasione finita, però, bene per il Bari), allora si comprende la genesi della sconfitta. E sia detto col massimo rispetto per il ragazzo che risulta uno dei più affidabili in difesa.

La verità, oltre a quella citata all'inizio, è che questa squadra, quando crede che stia per voltar la pagina della competitività e della maturazione, fa rimanere la stessa pagina ferma sul libro.
Manca quell'esperienza giusta per dare equilibrio alla squadra. Quello stesso equilibrio che dava peso specifico alla squadra lo scorso anno quando, pur mostrandosi meno belli, glielo garantivano, sia pur al 20%, i vari Bogliacino, De Falco, De Paula e Donati i quali, insieme alla saggia gestione di Bellomo e Galano tra panchina, tribuna e terreno di gioco, è risultata l'arma del primo miracolo targato Torrente dal momento che nessuno, meno me, avrebbe scommesso un centesimo bucato sul dignitoso piazzamento: chi mi segue sa che ad agosto scorso scrissi e dissi da qualche parte, percependolo a pelle, che avrei previsto un piazzamento nella parte di sinistra della classifica. Scripta manent.

Quest'anno manca il giocatore carismatico che "fa spavento" solo e leggerlo, agli avversari. Lo scorso anno, ricordo, quando venivano fornite le formazioni ai colleghi nelle tribune stampa dei vari stadi, gli stessi, nel leggere Bogliacino in formazione, rimanevano quasi intimoriti solo a leggerlo. Quest'anno, gli stessi colleghi, leggono, invece, Fedato. Sia detto anche questo, ovviamente, con tutto il rispetto per il funambolo ed estroso giocatore che pure, oltre a straordinarie giocate spettacolari, dà l'anima in campo ogni qualvolta è chiamato a rispondere a Torrente ma che ha pur bisogno di crescere bene senza pressioni, pena inevitabili passi indietro.

E poi c'è qualcuno che, forse stimolato dal blatero dei forum dove - si sa - non se ne azzecca mai una e dove si sfogano le proprie frustrazioni nascosti dietro improbabili nickname, chiosa - quasi fosse colpa di qualcuno in particolare - che qualche giocatore della rosa possa essere ceduto a gennaio. Poveri illusi: che rimangano nella loro convinzione dal momento che trovo improbabile (per fortuna) che qualche squadra di serie A, per rinforzarsi, possa pensare di farlo con giocatori baresi che, invece, vogliono essere rinforzati di proprio.

La pillola di Mary Poppins è riuscita, tuttavia, ad andar giù con maggior facilità atteso che, quando si perde -  se non altro - si perde in piedi e tra gli applausi. Cosa che, spesso e volentieri, non accadeva in altre epoche. E se la squadra perde tra gli applausi e i complimenti di tutti (quantunque oggi, come scritto, il Bari non ha giocato bene nel primo tempo), magari davanti al Golfo dei Poeti, l'idea del possibile secondo miracolo a Bari griffato Torrente, ovvero quello della salvezza, si può considerare ancora percorribile.
Nonostante il blatero di taluni che, magari adesso, nell'esercizio della loro arringa anti-torrentiana, diranno "ma perchè non hai messo a Borghese sin dal primo minuto?" Perchè, poi, posto che i gol li avesse pure evitati il Martin quirinalesco grazie alla sua altezza, e se Sansovini avesse segnato di piede, avrebbero detto: scusi, Mister ma perchè lo ha fatto giocare a Borghese?".
A Bari, non tutti per fortuna, son così. Per questo non si cresce mai. Imbecillità dei pochi a parte, ovviamente. Perchè questa non è critica, ma avversione, prevenzione sciocca e generata da idiozia, verso Torrente. E son due cose diverse.