Crotone - Gioia e
felicità al 93'. Questa l'istantanea del Bari negli ultimi 6 giorni.
Due emozioni a confronto dal peso specifico identico ma dalle diverse
dinamiche: Borghese che entra, gioca da attaccante a Varese, segna
due gol e regala un pareggio al 93' (siamo convinti che se solo fosse
durata un altro minuto avrebbe vinto) e Lamanna che, al 93' para un
rigore (mica di un tiro qualsiasi), ovvero ad un attimo fuggente
dalla fine. E poi, volete mettere il pathos, il fascino, l'emozione
di un rigore parato, fuori casa, ad un secondo dalla fine con un
altro parato nel corso della gara? Chiamatele come volete,
battistianamente emozioni, o come vi pare, ma questi sono segnali ben
precisi del destino causato da una semina eccellente quantunque
effettuata con gli aratri in legno considerate le difficoltà dello
scorso anno supportate dai noti imbecilli di troppo a bagnarci il
proverbiale pane per mera idiozia ma soprattutto per risibile
protagonismo. E da una semina così peculiare non si poteva che
raccogliere un'ottima "annata". Del resto lo dicevamo sin
da settembre post Borno.
Una bella partita quella
di oggi nella terra di Corrado Alvaro, bella come lo splendore delle
Tavole Palatine ben visibili, come noto, dalla 106 o come il Tempio
di Hera, lì, a due passi da Kroton, una partita gradevole tra due
squadre davvero in salute che non hanno fatto annoiare gli
spettatori, con capovolgimenti di fronte repentini, traverse, pali,
parate da campioni e tanto agonismo, giocata al cospetto di una linea
d'orizzonte che collegava i colori straordinari di un Mar Ionio
affascinante e di un cielo sempre più blu quasi come se Rino
Gaetano, nativo proprio di Crotone, lo avesse lasciato scritto come
testamento lassù in aria come una reclame d'aereo a scia.
Torrente, come anticipato
in conferenza stampa di ieri, ha cambiato qualcosina rispetto a
Varese: Sciaudone al posto di Defendi, (poi entrato sul finire di
gara, autore del fallo da rigore che gli è costata l'espulsione: ha
giocato comunque bene dando profondità e, nel contempo, anche
equilibrio ai reparti) col rientrante Bellomo. E l'ex tarantino ha
svolto un grandissimo lavoro a centrocampo, ovviamente insieme a
Romizi, insieme al quale sono riusciti a gestire sempre il pallone
evitando i lanci lunghi di cui, ad onor del vero, il Crotone ha
abusato: e sia detto senza diminutio, si intende, perché i loro
lanci lunghi si son rilevati quasi tutti pericolosi. Piuttosto il
Bari ha, come sempre, evidenziato il solito poco cinismo in avanti.
Occorre metterla dentro soprattutto quando si hanno più di una
occasione fuori casa. Ma questa squadra, si sa, ha margini di
miglioramento.
Un Bari che spesso e
volentieri, grazie soprattutto alle intese sempre più perfette tra
Iunco, Caputo e Bellomo, si è presentato come una foce a delta, ma
spesso anche ad estuario, di una fiumara calabrese davanti al
portiere avversario risultando il più delle volte parecchio
pericoloso tanto che due pali (una traversa ed un palo di Bellomo) e
almeno tre occasioni clamorose gridano ancora vendetta, del resto un
po' come per il Crotone che, quanto ad occasioni gol, ne avrebbe da
pesare sulla bilancia.
Da questa partita, visi
sorridenti e comparazioni varesotte a parte, scaturisce una certezza:
si evidenzia, nel Bari, una certa continuità nei risultati in un
torneo davvero equilibrato nella sua modestia, con la Ternana,
apparsa gran poca cosa a Bari, che vince ad Empoli, e l'Ascoli,
strabattuto dai galletti in casa, vittorioso con il ricco Spezia che
ormai le perde tutte. Ecco, una squadra equilibrata nel suo assetto
tattico, pronto ad essere cambiato al volo in situazioni di emergenza
e sempre con efficaci risultati. Dati alla mano, si intende.
Per la cronaca della
gara, come sempre, ci sono autorevoli colleghi da leggere, qui
preferiamo scrivere di altro.
E questo Bari, bello
anche nella sofferenza, è sembrato affascinante come una donna allo
specchio, come quegli scorci incantevoli che si intravedono dalla
Statale 106, dove nelle intercapedini delle visuali tra il Castello
di Roseto Capo Spulico e uno scheletro di un palazzo orribilmente
abusivo, contornato dai colori straordinari calabresi e da sciarpe di
tifosi che non dimenticano un attimo Bergamini, si intravede
l'azzurro dello Ionio, mare pregno di archeologia,teatro di battaglie
epiche e depositario di millenari segreti in fondo ad esso.
Un Bari nuovo, rigenerato
dalla maestria di Dolcenera Torrente che ha saputo dare continuità
al suo progetto tanto criticato dai soliti 4 incompetenti di pallone
e che adesso, non potendo dir nulla davanti all'evidenza, staranno
ricoverati in terapia intensiva nei reparti di epatopatia cronica.
E a proposito di Crotone,
scriveva Giovan Battista Vico che quando Roma era ancora un villaggio
di pastori intenti a perimetrare il pomerium del Palatino, a Kroton,
tal Dott. Pitagora da Samo, laureato a pieni voti con plauso della
Commissione e relativo Bacio accademico all'Università di Atene in
Scienze Matematiche, Scienze Naturali, Filosofia, Astronomia e,
dulcis in fundo, anche in Legge, insegnava matematica e geometria
agli studenti locali. E non sappiamo quanta fatica abbiamo fatto i
discenti greco-italioti nell'apprendere il famoso teorema, quello
della somma delle aree dei due quadrati costruiti sui cateti che,
stando alla regola, equivale all'area del quadrato costruito
sull'ipotenusa; quel che è certo, invece, è che il Pitagora di
Cetara, professore di ruolo con tanto di cattedra all'università di
Marassi, poi al San Nicola, laureato a pieni voti all'Università di
Coverciano (diversamente da Conversano dove, come noto, sono iscritti
eternamente fuori corso i soliti 5 bontemponi in conflitto perpetuo
con loro stessi), ha avuto bisogno di un solo anno solare per mettere
in riga la sua Aula Magna. Del resto lo dicevamo in tempi non
sospetti: un allenatore che ha vinto tutto coi giovani, un allenatore
che ha giocato una delle partite più "sentite" di tutta la
storia del calcio (che non vuol dire la più importante di tutte) a
Liverpool contro Rush e Grobelar, un allenatore che ha militato per
15 anni nella stessa squadra (e che squadra, mica una Cremonese o una
Spal qualsiasi, con tutto il rispetto per queste squadre gloriose) e
che poi ha continuato in panchina ad insegnar calcio ai giovani con i
risultati vincenti evidenti a tutti, un allenatore che ha issato la
bandiera regionale umbra sul Monte Ubaldo a Gubbio in due anni
eclissando Perugia e Ternana, e che è arrivato decimo lo scorso anno
tra mille insidie, non aveva nulla da dimostrare.
Certo, è ancora presto
per tirare somme affrettate, ma sta di fatto che a Dolcenera Torrente
sta cominciando a girare per il verso buono. Era ora.
Una sana liquirizia post
pasto accompagnato da un eccellente Cirò hanno fatto da contorno
alla giornata calabrese.
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