Una grande partita. E se
non fosse stato per Ciccio Caputo, poco ci è mancato che la
accomunassi ad Italia Germania 4-3. Si, davvero una gran bella gara,
una di quelle che ti riconciliano col calcio e getta dalla Rupe
Tarpea tutti i brutti pensieri, le bastardaggini e le cattiverie
accumulate fino adesso. Ben gli sta al resto degli spettatori che
oggi hanno disertato lo stadio relegando a solo 801, felici e
satolli per la pirotecnica partita, il numero dei paganti, record per
quest'anno.
Far stropicciare gli
occhi di tutta l'Italia seduta comodamente davanti alla tv in
panciolle e ricevere tout-court i complimenti, sinceri, di Di
Francesco, allenatore emergente come Torrente, primo in classifica -
con stra-merito - bravo, capace e solo sfortunato nella sua
parentesi leccese, non accade spesso, anzi, galvanizza l'ambiente; ma
in questa strana e contraddittoria città, dove si idolatra troppo
frettolosamente un giocatore col codino perché al suo interno si
nasconde chissà quale forza della natura, bravo quanto si vuole, ma
pur sempre oggetto ancora misterioso (e non sarà un caso che
Torrente lo abbia lasciato fuori fino adesso: ma si sa, se dovesse
far gol, un giorno, la stoltezza vagante in taluni mista al sorriso
sarcastico di talatri, si riverserà tutta su Dolcenera, reo di non
averlo fatto giocare: del resto di chi stiamo parlando? Risus abundas
in ore stultorum), a questa città con l'animo tutt'altro che metropolitano dove
se la squadra del cuore vince si fa cin-cin con la stock84
cominciando a parlare di promozione, se perde lo si fa con
l'amaromedicinalegiuliani cadendo in depressione acuta chiedendo la
testa di Garzelli e di Torrente, manca equilibrio oltre che scorza.
Occorrerebbe, piuttosto, rimanere coi piedi per terra perché il
traguardo da raggiungere con la maglia rosa dell'umiltà, sono i 50
punti. Del resto, le insidie son dietro l'angolo e per una squadra
giovane come questa occorre equilibrio e saggezza nel gestire il
carrozzone barese, e Dolcenera Torrente ne è maestro. Non stiamo,
mica, a staccar piastrelle o ad arrostir piadine, razassi, nonostante
la museruola messa al Sassuolo.
La classifica, purtroppo,
non aiuta a spiccare voli pindarici, ma l'ambiente che si è creato,
grazie alla sinergia dei delegati a gestire il sodalizio biancorosso,
è quello giusto per far bene.
E quello striscione pro
Angelozzi, senza dubbio sacrosanto, è apparso poco obiettivo, anzi è
sembrato fin troppo accattivante dopo l'assurda contestazione di
domenica scorsa al Dott. Garzelli.
Largo, dunque, all'enciclopedia del calcio barese: questa partita si inserisce di diritto tra le più belle ed avvincenti della storia pluricentenaria biancorossa.
Largo, dunque, all'enciclopedia del calcio barese: questa partita si inserisce di diritto tra le più belle ed avvincenti della storia pluricentenaria biancorossa.
Due squadre che cercano
il gol fino fino al 100esimo minuto, che mostrano una mentalità offensiva
senza tanti tatticismi, non è nel lucreziano de rerum natura,
quantunque ci siano stati degli errori. Quella ricerca continua da
parte delle due squadre di fare partita, di cercare lo spettacolo
tanto sullo 0-0 quanto sul 3-3, è decisamente sui generis per la
categoria. E se si considera che in 16 partite il Sassuolo ha subìto
un solo gol, mentre oggi ben 3, e se si considera che il Bari ha
prodotto ben otto potenziali occasioni gol, sta a significare quanto
di buon ha espresso la Torrente's Band evidenziando i propri i meriti piuttosto che i demeriti emiliani. Insomma, non è sembrato che ci fosse questa differenza in
classifica.
Quel gol sbagliato da
Caputo, preceduto da quell'altro numero di Fedato sul finale, se solo fosse entrato, avrebbe, di forza, fatto crollare lo stantio stadio nicolaiano.
Peccato.
E se vogliamo dirla
tutta, laddove non è riuscito Antonio Conte 4 anni fa, ci è
riuscito Vincenzo Torrente da Cetara fermando, finalmente, la squadra
modenese in casa, anzi, mettendola alle corde fino al 95'. Questioni di idee.
La soddisfazione di aver
giocato alla pari con la capolista, l'averla messa in difficoltà
nonostante le solite ingenuità in fase difensiva alternate a
spiccati momenti di maturità, regala un senso di composta e moderata
esaltazione. Peccato per il secondo gol subìto quando a centrocampo
si pensava ancora ai festeggiamenti per il vantaggio, mentre i tifosi
in curva, invece che supportare i ragazzi, continuavano nel
perseverare con l'odio verso Matarrese quando invece c'era tutto il
tempo per esternarlo. E non sanno quanto sarebbe stato importante,
invece, incoraggiarli. Ma qui, purtroppo, funziona così.
Occorre essere contenti
ed orgogliosi di questi ragazzi e del suo allenatore che con la sua
caparbietà ha deciso di rimanere a Bari piuttosto che accettare
altre panchine. Andate a vedere, adesso, quanto vale Torrente al
mercato delle panchine.
Al buon Lamanna, che ha
salvato la porta barese per decine di volte - rigore a Crotone parato
a parte - è capitato si sbagliare in occasione del terzo gol e in
un'altra dove per un niente si sarebbe parlato di beffa: sbaglia Buffon, dunque può
sbagliare anche Lamanna che, sentite ad un fesso, andrà in serie A a
giocare, ed anzi, non escludo che possa indossare la maglia della
nazionale come ebbi modo di dire, azzardatamente, in illo tempore. E' cresciuto qui a Bari e sta completando il processo di
maturazione.
Questa gara è servita a
far cresce l'autostima di tutti e a far crescere la convinzione di potersela
giocare, a questo punto, con tutti alla pari. A Sassuolo, Squinzi,
sono anni che investe per vincere; a Bari, Matarrese, pur rimanendo
proprietario, sono anni che preferisce non investire. Tutta qui la differenza.
E non fa nulla che si è
tornati a casa col retrogusto amarognolo pieno di rammarico per le occasioni perdute. Del resto basti
considerare che Di Francesco ha sostituito due attaccanti di
categoria per altri due di valore: Torrente avrebbe voluto, pure,
fare qualcosa del genere ma in panchina aveva il solo Visconti dal
momento che tre attaccanti erano in infermeria. Da qui la scelta di coprire le fasce e di irrobustire il centrocampo per arginare le folate di quel terzino sassuolese niente male che correva come un treno mettendogli alle calcagna Defendi facendo uscire Domenghini-Galano, e spostando Nichi Bellomo più arretrato su Magnanelli che cominciava a preoccupare. A tutti piacerebbe sostituire, ad esempio, Galano con Domenghini ma purtroppo le scelte che si fanno, spesso, sono obbligate dal materiale a disposizione.
E già che ci siamo, consideriamo pure che a breve ci saranno tre partite in sette giorni...
E già che ci siamo, consideriamo pure che a breve ci saranno tre partite in sette giorni...
Giù il cappello, dunque, davanti
a questo Bari. Giù il cappello davanti a questi ragazzi che, con
molecole di evidente inesperienza ma supportati da un'instancabile
impegno misto a saggezza, e soprattutto senza alcun presidente alle
spalle, son riusciti a far tirare in porta solo due volte il grande
Sassuolo del Presidente, invece, di Confindustria.
Giù il cappello,
dunque, al pastorello israelita Davide al cospetto del guerriero
filisteo Golia.
Ma che si sappia: i
piastrellisti appiccicanti appenninico-modenesi rappresenteranno,
pure, Golia nelle ricchezze e nelle disponibilità miste, invero,
anche a saggezza gestionale senza ricorrere a follie economiche, ma
saranno sempre tanti Davide al cospetto del Bari che, invece, rimarrà
sempre Golia al cospetto di tutti non foss'altro per i 30 anni
trascorsi con onore in A, ed i 40 in B.
E giù il cappello anche
davanti Dolcenera: le panchine di Bellomo, Borghese e Galano dello
scorso anno, tanto irrise da apocrifi personaggi senza un briciolo
di cervello, han prodotto cotanto effetto quest'anno.
Speriamo solo che questa
rosa non sia l'ultima Thule del 2012...
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