Succede da sempre,
soprattutto nel Bari, che dalle avversità fuoriesce sempre il meglio
di ciò che il destino prevede. Per dirla alla De Andrè "dai
diamanti non nasce niente, è dal letame che nascono i fior",
laddove il letame non è certo trasfigurabile nella rosa biancorossa,
anzi, piuttosto nella situazione kafkiana che regna sovrana in Via
Torrebella ma che, con grande dignità e solerzia, si tende a portare
avanti nonostante l'imbecillità umana transustanziatasi, oggi, in
curva perché contestare i Matarrese lo si può pur capire (anche se mi
piacerebbe sapere, una volta andati via, chi potrà esserci dopo di
loro, senza con questo dimenticare gli enormi errori commessi, negli anni, dalla
Famiglia con una gestione troppo frettolosa dei giocatori e dei conseguenti treni della
gloria perduti come gli orizzonti poetici), ma contestare il Dott. Garzelli per
aver proferito frasi, secondo le quali, se la situazione finanziaria fosse continuata così, ci si sarebbe dovuto preparare al peggio (possibile cessione di
qualche pezzo pregiato volta alla sopravvivenza) - frasi peraltro
cripticamente confermate da Antonio Matarrese in una intervista
parallela sulla Gazzetta di oggi allorquando, ad una precisa domanda
relativa a cosa avrebbe fatto il Bari al mercato di gennaio, il Dott.
Matarrese ha risposto sic et simpliciter che "l'unica cosa che
può fare quando servono i soldi" - ma di fatto mai confermate ed anzi smentite dal Direttore Angelozzi, frasi che, tutt'al più, volevano suonare come un campanello d'allarme a causa della nota idiosincrasia al Bari calcio dell'imprenditoria locale, vuol dire essere arrivati
davvero alla follia umana.
Forse costoro dimenticano
che Claudio Garzelli, ex portiere si, ma soprattutto uomo colto, preparato, economista doc, uomo che sa di calcio come pochi e che in questo mondo pallonaro marcio parla correttamente l'italiano senza sbavature od espressioni banali sgrammaticate dando l'idea di essere un marziano
atterrato in questo pianeta viscido e sporco, obtorto collo, ha
salvato il Bari per tre anni consecutivi dalla sparizione certa,
grazie alla sua professionalità nel gestire una situazione
societaria divenuta impossibile.
Ben gli sta, dunque, a Claudio Garzelli, a districarsi nella selva oscura che si è presentata al suo arrivo a Bari, ad intrecciare rapporti con banche, Equitalia, Agenzia delle Entrate, Uffici del Lavoro, Procure della Repubblica varie, puntate in Lega per difendere la società dimenticando il suo lavoro principale, vale a dire, quello di Direttore Generale, prima, e di Amministratore Delegato dopo: o tempora o mores. Al peggio, davvero, qui a Bari, non c'è mai fine. E' bene che qualcuno li informi costoro.
Ben gli sta, dunque, a Claudio Garzelli, a districarsi nella selva oscura che si è presentata al suo arrivo a Bari, ad intrecciare rapporti con banche, Equitalia, Agenzia delle Entrate, Uffici del Lavoro, Procure della Repubblica varie, puntate in Lega per difendere la società dimenticando il suo lavoro principale, vale a dire, quello di Direttore Generale, prima, e di Amministratore Delegato dopo: o tempora o mores. Al peggio, davvero, qui a Bari, non c'è mai fine. E' bene che qualcuno li informi costoro.
Tornando alla gara, a
proposito di De Andrè, storico tifoso del mitico Grifone, durante un
concerto confessò la sua fede rossoblu, ma soprattutto confessò che
nella sua formazione ideale del Genoa di tutti i tempi, tra Aguilera Signorini e Skuravy, era imprescindibile la presenza di Dolcenera Torrente.
Del resto, dal poeta della canzone per eccellenza al quale, come
noto, spesso mi ispiro per i miei struggenti resoconti sul calcio
barese selettivi, dal Trenet della canzone italiana, non poteva che attendersi una affermazione saggia quale, appunto, è questa.
Ed oggi, Dolcenera
Torrente, ha colpito ancora. Soprattutto ha colpito quella sua
determinazione mista a quella felice ottusità che fa l'occhiolino
alla coerenza tipicamente torrentiana nel gettare nella mischia una
banda di ragazzuoli la cui età media variava tra il primo e secondo
tempo, tra i 19 e i 20 anni a causa dell'ingresso di Defendi che ne
ha alzato la media. Saranno rimasti male i soliti, pochi, mentecatti
tifosi eretici che vedevano la sua entrata come l'inizio della fine.
Insomma, un ritorno al
passato per Vincenzo Torrente che come nelle sue precedenti
esperienze dove ha vinto tutto coi ragazzi, dopo non aver subito gol
a Lanciano, si è ripetuto oggi mettendo a tacere, temo non
definitivamente, il macchiettismo d'avanspettacolo configurato nelle
sortite semantiche dei soliti imperturbabili tifosi da tastiera che,
pur di mostrare la loro avversità verso Torrente, blaterano ad
minchiam sostenendo che quella di Lanciano è stata una vittoria fin
troppo facile e che, dunque, non contava. Ma si sa, oltre ad essere
in malafede, dovendo sfogare le proprie frustrazioni, non sono
nemmeno informati sul cammino della squadra abruzzese e dei suoi
exploit qua e la in B.
E nella piece del derby
ornitologico coi turtlen al gusto di canarino, oggi rappresentati da
30 tifosi stipati nello spicchio consueto del San Nicola, il
Bari ha fatto il tiro a bersaglio, soprattutto nel primo tempo, alla squadra modenese allenata da Marcolin il quale ha, probabilmente, studiato la
partita rivedendosi quella con la Reggina convinto di farla franca
sul finale, magari con un golletto di Stanco, nomen omen, ed invece
ha dovuto subire due gol su rigore sacrosanti, "summa" dell'enorme
mole di gioco fatta di ripartenze da parte di Sciaudone, di un super
Bellomo e di Romizi terminate con le altrettanto numerose occasioni gol procurate
- e sbagliate - dagli attaccanti baresi.
Ciccio Caputo, dopo aver sbagliato il suo consueto gol clamoroso, ha messo tutti a tacere siglando due rigori da antologia: palla a destra, portiere a sinistra.
Ciccio Caputo, dopo aver sbagliato il suo consueto gol clamoroso, ha messo tutti a tacere siglando due rigori da antologia: palla a destra, portiere a sinistra.
Un Bari che è piaciuto
per l'approccio alla gara, per la sua determinazione nel cercare la
vittoria, riuscendo persino a commettere quei falli tattici tanto
voluti e pretesi da Torrente a causa di gol subiti proprio per troppa approssimazione in fase di chiusura e che, finalmente, han commesso,
soprattutto su Lazarevic, che, in qualche modo, hanno evitato il
peggio alla difesa imbattuta barese.
Un Bari, dunque, anche in
crescita in termini di personalità e di maturità, pane necessario
alla sopravvivenza in questo ginepraio di categoria dove non conta,
tanto, la qualità quanto l'esperienza.
E di quel funambolo di
Fedato ne vogliam parlare? Un giocatore costato zero arrivato in
comproprietà dal Catania che, complice il momentaneo out di Iunco, Albadoro e Grandolfo si sta guadagnando i galloni di titolare. Ed oggi, numero da
cineteca a parte, ha confermato personalità e maturazione. Insomma,
un giocatore che sicuramente darà il suo contributo alla salvezza e
che, come tanti, crescerà sotto l'egida del Maestro Torrente.
Ed ora sotto col Sassuolo
del presidente di Confindustria nella rappresentazione teatrale del
Davide contro Golia, economicamente parlando si intende, perché
Golia rimane e rimarrà sempre il Bari.