“A prima vista si
davano a conoscere per individui della specie de’ bravi”.
Così scriveva Alessandro Manzoni seduto nel suo studio con vista sul
celebre ramo del Lago di Como che volge a mezzogiorno quando
descrisse il rustico ciarpame soldatesco che difendeva i feudatari
campagnoli dell’Italia del Nord, meglio conosciuti nel romanzo più
importante della Letteratura Italiana dei Promessi Sposi come i
Bravi.
Gli stessi Bravi, tutt'altro che comasco-lecchesi - diciamo maldestramente levantini
- che con puntualità svizzera, han cliccato sul cronometro che
sancisce il countdown per Dolcenera Torrente.
Domani pomeriggio, a
proposito di letteratura italiana, in terra più o meno dannunziana,
sugli ameni colli teatini dalle parti di Lanciano, se il Bari dovesse
malauguratamente perdere, i Bravi mediatico-internauti baresi lo
faranno virtualmente saltare: tutt'al più attenderanno in extrema
ratio il mezzogiorno (e mezzo) di fuoco sergioleoniano della
domenica successiva allorquando il Bari se la vedrà col Modena nel
derby ornitologico per eccellenza (galletti contro canarini) nella
landa bitrittese abbandonata da dio e dagli uomini tra la via
Appia-Traiana e il West, là dove l’humus agreste e bucolico ha
preso definitivamente, prepotentemente e, soprattutto,
infruttuosamente, il posto di quell'aria spensierata pregna di
iodio e di maestrale misto all'acre odor di piscio e cemento che
trasudando dai muri, spirava sui gradoni del Della Vittoria, Tempio
Dorico del Dio Pallone, pronipote di Iuppiter, di un calcio antico,
color Mujesan, pulito e genuino che alla sola idea di riaprire i
battenti a questo sporco calcio moderno proposta da qualche audace
personaggio locale, diciamo poco incline alle letture della Historia
Barensis del Tateo o alle segnalazioni descritte sulla Tabula
Peutingeriana o, se preferite, a quelle spiegate all’Ecole
Barisienne del mio amico Beppe Vacca, si ribella con tutte le sue
forze mostrando i muscoli peuceti, messapi, bizantini, angioini e
francesi affinché questo calcio trainato da Bravi manzoniani
italioti e seguito con particolare attenzione da nani e ballerine
viziati amanuensi di siti carnascialeschi trasudanti di luppolo,
questo calcio volgare, bastardo, e in odor di malavita, non entri mai
entro quel perimetro ellittico. Per nessuna ragione. Il Tempio Dorico
di Viale Maratona, canuto come nessun altro, saggiamente, vuol
continuare a vivere serenamente gli ultimi anni che gli rimangono coi
soli ricordi, gli unici per i quali si mantiene ancora in piedi.
Dunque, se domani a
Lanciano al cambio di Fedato per Pelè-Ibraimovich-Grandolfo
(Francesco, che è un bravo ragazzo che sa usare il congiuntivo e che
sa parlare come pochi, oltre ad essere un bravo giocatore ha, in
realtà, tre nomi), o viceversa, non effettuato o effettuato
tardivamente, o se Torrente perseguirà nel far giocare Defendi che, se non ricordo male, secondo la plebaglia webbaiola (non leggo più i forum da mesi) “porta sfiga” piuttosto che Aprile il
quale chissà per quale arcano motivo non viene considerato da Torrente al grido "e ci u hann pigghiate a fa???" senza conoscere i reali motivi,
o Sabelli appena rientrato dalla Nazionale e quindi stanchissimo –
motivi, questi, decisamente sufficienti per i cospiratori per
metterlo sulla graticola - dovesse corrispondere la quarta sconfitta
consecutiva, potrebbe scoccare la sua ultima ora in quanto i Bravi
levantini baresi, che già mal lo digeriscono, prenderanno a pretesto
il cambio non effettuato di Fedato o la scelta di Defendi, perché,
diciamocelo, la chiave della sconfitta sarà esclusivamente
attribuita a questi cambi.
Un po' come lo scorso anno quando le prime
cellule dei Bravi baresi immatricolate, oggi perennemente fuori
corso, all’Università di Conversano che, notoriamente, di calcio
non hanno mai capito un tubo, cavalcando l'onda
dell'analfabetizzazione mediatico-giornalistica travestiti da tifosi
nella loro cialtronesca singolar tenzone contro il sottoscritto, lo
accusavano per il mancato gioco espresso trovando le cause nei
mancati cambi tra Defendi e Stoian o tra Caputo e Bellomo.
Non mi rivolgo ai critici convinti e civili ai quali, anzi, stringo la mano pur non condividendone i loro motivi, ma chissà se
i suddetti frustrati analfabeti del carrozzone del calcio italiano
malato dove il migliore personaggio è un autentico maleducato
permaloso ed il peggiore è un delinquente analfabeta, pezzente
arricchito, ma espertissimi a digitare periodi preconfezionati di
ipocrisia e falsità, avranno notato che l'uso centellinato tanto
discusso dai Bravi degli stessi giocatori ragazzini sbarbati da parte
di Torrente presi e lanciati come paracadutisti sul campo dolomitico
di Borno, lassù, in Val Camonica senza, magari, nemmeno aver
salutato i propri cari, ora giocano l'uno in serie A col Chievo e
l'altro è diventato il trascinatore del Bari perché nessuno come
Bellomo riesce ad impersonare il Masaniello per questa squadra, oltre
ad aver fatto entrare nelle casse esigue della società tanti bei
soldini serviti per iscriversi al campionato in corso altrimenti
domani si sarebbe giocato a Poggiorsini (seppure) e non a Lanciano.
Forse non se ne sono ancora accorti questi signori grezzi, ebbri di
mediocrità, grillini impazziti al pari dei più quotati Bravi
manzoniani discendenti di Gutenberg. Del resto la mediocrità, mista
alla falsità e all'ipocrisia, col solito pizzico di malvagità,
malizia, furbizia e bastardaggine, fa bene a certe persone.
L'abitudine le rende sicure, le fa sentire protette. Ed io che
accomuno la mente al cuore a differenza loro, e dunque non parlo
attraverso le sole intermittenze coronariche che pure battono
biancorosso, son contento per loro. Soprattutto adesso che,
puntualmente, hanno cambiato idea - o han fatto finta di cambiarla -
dando l'impressione di supportare il tecnico campano almeno fino all'ultima vittoria.
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