18 gennaio 2011

Juventus Bari - un deja-vu

Tifosi del Bari a Torino mentre la squadra è in rifinitura

Articolo pubblicato su www.Go-Bar.it

Un Bari tornato ai suoi antichi fasti, gioia e rivoluzione dei tifosi, riesce a fare due colpi in uno: perdere "facendo la partita", e quindi lasciando precipitare le ultime flebili quotazioni di salvezza, e mettere in remissione celebri ammalati affetti da gravi patologie, figura retorica in cui storicamente la squadra biancorossa esprime il meglio di se, facendo, peraltro, tornare pure al gol su punizione Del Piero che non ne faceva uno così (bello) da una vita. Capita, è il Bari, mica il Chievo.


Eppure guardando le formazioni forniteci in tribuna stampa, al di la di qualche nome aristocratico che faceva pendant con la città di Torino configurata tra i suoi palazzi reali che strizzano l'occhio al Risorgimento come Del Piero, Buffon (peraltro in imperfette condizioni fisiche), Chiellini e Sissoko, non ci è parso di vedere granchè: probabilmente un Bari al completo con Almiron e Barreto in perfette condizioni avrebbe quasi certamente preso punti ieri all'Olimpico....
Non ci è parsa, infatti, una Juve talmente irresistibile nonostante Krasic Pepe e Bonucci da dover meritare i tre punti: è stata una Juve che ha sofferto molto il Bari, le sue ripartenze micidiali anche se ai limiti dell'irritazione (vero Alvarez?), la sua rabbia e il suo orgoglio contro ogni pregiudizio di qualche tifoso - fortuna in minoranza - che vuole la testa di Ventura  (perchè è colpa sua se i giocatori si fanno male o si beccano l'influenza 5 minuti prima di ogni gara), un Bari che, però, vittima del suo gioco e del suo modulo (ma perchè Ventura non cambia qualcosa?), non ha mai tirato in porta, forse per paura, non sappiamo, fatto sta che il Bari di ieri ha lasciato, praticamente, tirare in porta due volte alla Juve subendo due gol.
Ventura a fine gara sembrava un operaio della Fiat appena uscito dalla cabina elettorale che dopo aver votato un no secco voleva trovarsi di fronte Marchionne per scaricargli tutta la rabbia considerato che la gara l'aveva fatta il Bari prendendo a schiaffoni la Juve.
Sono apparsi tutti i limiti di una squadra costruita indebolendosi: Romero, giocatore di serie A, giovane quanto volete, non può chiedere all'allenatore dove sistemarsi in occasione dei calci d'angolo dove c'è da marcare l'uomo, così come non può sbagliare un gol come un principiante perchè sbagliare un gol ci sta - e ci mancherebbe - ma che debba essere sbagliato in quella maniera vuol dire che certe valutazioni sul giocatore, ma in generale su molte scelte estive, sono state sbagliate o, quanto meno, troppo affrettate a causa, si sa, del budget risicato.
Insomma un Bari costretto come le dita dei piedi rinchiuse in un mocassino da scelte societarie molto discutibili, a fare la sua parte di eterna meteora della A. E a nulla, temiamo, serviranno Glik,  Rudolf, che nei movimenti assomiglia un po' ad Osmanosky, e Okaka che, appena arrivati, hanno pure segnato un gol ciascuno. Se non altro, pur essendo scarti di squadre, è l'unica dimostrazione che, almeno stavolta, i rinforzi che tra 3 mesi ci lasceranno (quindi nessuna illusione per i soliti tifosi che vivino di sogni), sono stati individuati bene e non pescando nel mucchio.
Una Bari eterna Madame Bovary, ormai con le rughe di 103 anni suonati ma assolutamente affascinante anche se poco aristocratica, alla quale sembra che il tifoso, perennemente innamorato e invecchiato insieme a lei, le abbia dedicato un'ultimo cantico con un'arpa, quella eolica, davanti ad uno scoglio mentre un panorama mozzafiato dove cielo e mare si scontrano nei loro colori rosa e celesti, fa da contorno. Una Madame Bovary che medita su dove ha sbagliato e se  ha sbagliato qualcosa, aspettando invano quel segnale che non riceverà mai mentre, lentamente, si prepara ad attraversare la porta dell'oblio. Quella del dimenticare. Magari scartando un gianduiotto torinese.
Del resto, come scriviamo sempre, pur onorando il torneo fino in fondo perchè non si sa mai come può terminare, occorre più che altro programmare il futuro che, a quanto pare, si chiamerà Gubbio, Atletico Roma (questa ci mancava), Kamata e Carobbio. Prima che sfuggano pure questi.












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