26 aprile 2012

Heynckes: quel viso da saggio contradaiolo monopolitano


                                                    (foto: sport.campaniacentro.it)
Era tardi, ormai: avevo appena consumato una cena frugale, molto frugale, a base di verdure allorquando, dopo aver lasciato un post su facebook, le ore confuse del vespero di un giorno festivo diverso dalla domenica stavan prendendo il sopravvento sulla malinconia tipicamente serale. E dopo che ulteriori vite legate al prossimo, che credevo amiche, si son spezzate ancora una volta, ieri sera, per la solita situazione legata all'esigenza dell'ennesimo personaggio supponentemente idiota in cerca di riflettori e pailettes, come sempre, sulla mia pelle (invano), mi son vestito del mio silenzio con l'illusione d'esser solo, ubriaco di pensieri e di pallone precedentemente pomeridiano dove il Novara scudato aveva tirato fuori le unghie appuntite dell'orgoglio contro la Lazio, ed ho acceso la tv e, accompagnato dalla saggezza di mio figlio - mio mentore di questo calcio troppo moderno per i miei gusti – mi son visto Real Madrid Bayern Monaco che nella sua ermeneutica voleva, di fatto, significare la seconda ritirata spagnola.

Notte, sera? Cosa importava mai. Le immagini di giocatori colorati, quasi perfetti, su una base verde subbuteo come nella agnostica playstation non ne disturbavano ricordi e pensieri della mente che come nuvole fugaci si spostavano per lasciar spazio prepotentemente alla partita. Ci mancava, tuttavia, una luce. Si, una luce, quella luce tipica della sera.
Non serviva accendere un lume, no. E' bastato, ad un tratto, osservare la tv durante le inquadrature di Heynckes - soprannominato, non a caso, Osram a causa del suo improvviso cambio di colore del volto a seconda dell'agitazione - per illuminare di gioia malinconica la stanza. Quell'allenatore, ex giocatore invecchiato quanto bastava, seduto lì in panchina, mi ha fatto rimbalzare prepotentemente a quasi 40 anni prima quando ne seguivo le gesta, più giovane e bello come un eroe gucciniano della locomotiva, insieme a Maier, Beckembauer, Muller e Vogts a Monaco '74 quando ancora esistevano due Germanie divise da un muro di cemento, sicuramente non matarresiano.
Quel volto così imponente, malinconico, sebbene col piglio tedesco da cui è bene diffidare sempre, quel primo piano imposto dalla regia, è sembrato impersonare nelle sfaccettature vagamente trapattoniane per via di quei capelli brizzolati all'indietro, una fisiognomica di un contadino delle contrade monopolitane con le rughe sul volto illuminato entro i cui argini sembravan scorrere rii di saggezza.
Gara gradevole, più vibrante di quella dell'altro giorno tra Guardiola e Di Matteo, più intensa, piena di qualità e zeppa di episodi, più combattuta da ambe le parti, senza troppi tatticismi dove non si è badato troppo a coprirsi se non per il giusto: una gara aperta a tutti i risultati, non spettacolare ma molto gradevole da vedere nonostante il famoso ed acclarato “non gioco” di Mourinho che però è risultato tagliente con quel Cristiano Ronaldo sulla sinistra e penetrante per le vie centrali con quel Marcelo, una vera e propria ira di dio.
Ovvio che tifassi Bayern e per Heynckes un po' perchè assomigliava al contadino monopolitano, un po' perchè, come noto, tendo storicamente a simpatizzare per le squadre meno titolate, e un po' per una questione di giustizia: fuori il Barcellona? E allora fuori pure il Real! Vacca d'un can! 
La Spagna, del resto, nella sua parabola temporale, dopo aver vinto la coppa del mondo, tende al crepuscolo. Così è la vita. Anche per gli umani. Forse non per gli idioti: per loro non c'è mai il crepuscolo.
Il Bayern ne ha avute di occasioni ma le ha incredibilmente sprecate. Ho sperato non si arrivasse ai supplementari perchè l'indomani, come milioni di italiani, sarei dovuto andare a lavorare ma avevo previsto la vittoria dei tedeschi anche se non ai rigori quantunque, poi, nel secondo tempo supplementare, intorno al 107', avevo pure azzardato, ove fossero sopraggiunti i rigori, ad una vittoria al cardiopalma per un motivo semplice: nel palpabile pathos venutosi a creare e che si era impadronito del soggiorno sommessamente soffuscato dalla penombra di Osram, ho pensato ai casi analoghi in cui due squadre per vincere qualcosa o per passare un turno, han fatto ricorso alla lotteria dei rigori ed ho realizzato che per la squadra di casa è sempre difficile vincere, appunto, ai rigori. Detto fatto. Tant'è che mio figlio, nonché qualche amico di facebook, forti anche della mia previsione relativa al gol in contropiede del Chelsea scritta mezz'ora prima e, puntualmente, poi verificatasi con Torres, mi han dato affettuosamente e simpaticamente del gufo o del nostradamus, chi con sacrosanto tono scherzoso, chi invece con la solita imbarazzante insopportazione: la solita frustata, insomma, ormai nota a tutti.
Puntuali i rigori sbagliati dai giocatori più rappresentativi (Usa docet: Baggio e Baresi), puntuale il patema d'animo di noi telespettatori poco pertinenti alla gara ma coinvolti alla grande dal phatos del penultimo tiro, poi dell'ultimo, poi gli errori da una parte, dall'altra, ma alla fine ha vinto lui, Osram e allora al diavolo Messi, Marcelo, Ronaldo, Pep Guardiola, Mourinho e il suo inginocchiamento da sacerdote di una setta non meglio identificata: il Bayern centra la finale.
E adesso sotto con la finale di Monaco. Certo, loro saranno favoritissimi perchè giocheranno in casa, ma sono convinto che un buon boccale di birraperoni nostrana, fredda, accompagnati dalla solita panzerottata provvidenziale, potranno esorcizzare il tutto: e quantunque abbia la certezza sin d'ora che la vedrò cinto da atmosfere vagamente genovesi, dunque in ottima compagnia, io tiferò per Robertino Di Matteo. Non c'è dubbio.
Un modo come un altro per dire al mondo intero, ma anche ai convinti che il calcio spettacolo è l'unico vincente, che intanto non è affatto vero e che, poi, il calcio italiano, nonostante le sue brutture, ha il suo piccolo pezzo sul tetto d'Europa anche se con lo scudetto di Sua Maestà al petto: per il nostro calcio occorre ancora molta strada per poter competere. A cominciare dallo sradicamento della gramigna corruttiva. E magari anche da quello della prevenzione e della idiozia webbaiola che, nella sua inutilità mediatica, accentua il grado di acidità velenosa della gramigna.

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