27 febbraio 2012

Panchina d'oro per Dolcenera Torrente


La notizia è quella che ti fa tornare il sorriso e che, in qualche modo, gratifica il lavoro e la coerenza  di  un uomo, di un giornalista, che ci aveva visto bene. E siccome in questo mondo nessuno ti (mi) regala nulla, anzi, ti (mi) rubano tutto, pure le idee - se permettete - mi autoincenso da solo visto che, tra le altre cose, non posso scriverlo su nessuna testata giornalistica ufficiale: lo faccio sul mio blog. Tanto è uguale come resa. Mi leggono.... eccome, accipicchia!

22 febbraio 2012

Quando scrissi "l'importante è arrivare tra le prime sei"


E l'importanza di arrivare tra le prime 6. Chi mi legge dovrebbe ricordarselo che lo vado sostenendo da tempo. Inizialmente - vale a dire da settembre, post ritiro - lo dicevo perchè convinto che, con gli opportuni ritocchi in quanto squadra troppo giovane, il Bari di Torrente avrebbe potuto dire la sua sulla parte sinistra della classifica considerando soprattutto il target del torneo; da quando è scoppiato lo scandalo delle scommesse, invece, scomodando sempre chi mi legge come testimone, evidenzio l'importanza di arrivare tra le prime 6 in quanto, ove dovesse esserci una pesante penalizzazione in termini di punti, il criterio sarà quello di "punire" la società e non, quindi, di limitarsi ad infliggerle una mera penalità numerica. 

Dunque arrivare settimi e ottenere - ad esempio - 10-20 punti di penalità e retrocedere all'ultimo posto disponibile per rimanere n B non avrebbe alcun senso. Invece, nell'ottica punitiva, arrivando nei play off, mai come oggi alla portata nonostante quei 6/7 punti di distacco, verrebbero sottratti dei punti (anche tanti) con l'obiettivo di non dare la possibilità al Bari di affrontare i play off, dunque di "punirla". 
Per la proprietà transitiva, ecco l'esigenza di fare quanti più punti possibili così da essere "puniti" rimanendo in B. E per fare più punti possibili occorre che tutti si uniscano intorno alla squadra e a Torrente che, ascoltandolo ieri, mi è apparso molto dispiaciuto anche se spinto dalla sua consueta forza interiore che, mi sa, conoscete poco e con la quale riuscirà nell'intento di stupire gli scettici. 

I ragazzi ci credono, su questo non abbiate dubbi, lo so, li ho sentiti personalmente, stanno giocando e lottando in funzione dei playoff: ottenere già quel punto-due-tre di penalità a causa dei mancati impegni economici, potrebbe svuotarli di ogni entusiasmo essendo, appunto, giovanissimi e non vecchie volpi. E le conseguenze potrebbero essere drammatiche per la tifoseria già fortemente provata per i noti motivi. 
Quello che Torrente chiede ai tifosi è di stare il più vicino possibile alla squadra pur consapevole che sarà un richiamo al vento. Lasciate da parte i rancori verso la proprietà o verso l'allenatore anche perchè non risolvono alcun problema, anzi, lo peggiorano: evitate critiche inutili, sterili e, soprattutto, idiote anteponendole, semmai, a quelle più costruttive se proprio siete in vena di critiche e cercate di sostenerli a prescindere anche dopo eventuali fisiologici errori perchè loro ci credono ai playoff. E arrivare ai play off, mal che vada, potrebbe darci il diritto automatico di rimanere in B l'anno prossimo.

La partita di Napoli di ieri sera ha insegnato una cosa sola: che a volte non serve la pecuniae per arrivare a Chelsea per sognare ad occhi aperti le notti di campioni vendittiane, no: spesso basta solo crederci soprattutto se si dispone di potenzialità notevoli individuabili nella enorme passione di potenziali 30-40 e a volte anche 50 mila tifosi che, poi, risponderebbero alla grande. Quale altra città italiana ed europea, credo, dispone di questo giacimento non sfruttato? Credo nessuna. O forse si, me ne viene in mente una in tutta Europa: Bari.
Ma queste cose le scrivevo già anni fa. A volte riesumarle fa bene.

19 febbraio 2012

Livorno, immagini di retorica barese e malinconica vis roboris biancorossa







E' una di quelle partite che non puoi dimenticare tanto facilmente. Non è una vittoria a San Siro giocata sotto le luci di Vecchioni nel periodo sanremese o all'Olimpico, no. E non è nemmeno una vittoria quasiasi conquistata in trasferta. Vincere a Livorno, nel mitico Picchi che sembra il fratello minore del Della Vittoria a guardarlo nelle sue sfaccettature, dopo una settimana – l'ennesima – vissuta tra un mix incubi vari mai accaduti prima, non era affatto facile. Ed invece la squadra di Torrente, ancora una volta, lo ha fatto centrando l'ottavo successo fuori le cosiddette mure amiche (ma che, poi, tanto amiche non risultano) che, considerato il contesto societario, assume una valenza che si spinge ben oltre i confini della normale aministrazione. E non c'è bluff: si è vinto con merito, senza strafare e senza abbuffarsi di occasioni gol, quasi gesticolando con le mani per farsi capire da quella esigua parte della tifoseria ancora inspiegabilmente diffidente e troppo ferocemente critica nei suoi confronti in quanto, probabilmente, ragionante ancora le gesta di Conte e Ventura insite nei pertugi delle loro menti. E' il dazio che si sta pagando per due anni vissuti casualmente al di sopra delle proprie possibilità senza capire, invece, che è stata girata pagina da un bel pezzo. Purtroppo.

15 febbraio 2012

Bari: tra vite artificiali e memorie




Un malato. Un malato, non terminale, a cui il terzo ciclo di chemioterapia sembra, tutto sommato, reggerlo ancora in vita. Si, ma fino a quando? Al nostro Bari, purtroppo, è stata riscontrata una patologia rara, una patologia della quale conosci la causa, ampiamente prevedibile, ma non si conosce la cura e la relativa terapia. E in questi casi, come spesso accade davanti alle patologie rare, gli si prescrive il solito ciclo di chemio a cui farà seguito un secondo, poi un terzo e così via. Nelle more, ovviamente, esami, TAC, PET, raggi vari, ecografie per vedere se la cura sta rispondendo bene. Ecco cos'è il Bari oggi. E quando ci si cura con la chemioterapia si diventa vulnerabili. Occorre star cautelati perchè in mancanza di globuli bianchi (consumati con quel liquido tanto maledetto quanto, a volte, provvidenziale) tutto l'organismo ne risente esponendosi alle intemperie più strambe, comprese le penalità in classifica e le sconfitte tra le mura amiche le cui motivazioni, taluni, ancora non riescono a capire. Ed invece la motivazione è così drammaticamente individuabile.

10 febbraio 2012

Istantanee biancorosse



La retrocessione, quest'ultima retrocessione, ci ha portato in uno stato psicologico davvero depressivo, tutti: io, voi, la stampa, la società, quella che tra mille difficoltà si fa nel mazzo da sempre per far cantare il galletto, ormai, spiumato e ridotto a carne da arrostire. Siam tutti spinti dalla consapevolezza che le giornate possano passare inesorabili, impotenti, mentre noi ci ritroviamo qui, ancora attoniti, storditi e spaesati a causa di notizie che ci han provocato un dolore intenso come quello di un ago di una siringa che ci perfora l'anima e non il solito braccio o il solito sedere. Voi, io, siamo prigionieri nello iato tra la speranza e la rassegnazione. Situazione davvero difficile da sorbire. Una situazione tremenda che ha dato il colpo di grazia alla passione barese quasi si fosse ancora ultima in classifica in attesa di affrontare il Palermo di Miccoli o il Bologna di Di Vaio. Il Cesena. Si, ultimi come ai tempi recenti di Mutti quando la rassegnazione aveva preso il posto della speranza lasciandoci solo l'attenuante della tripletta di Grandolfo con la quale, sia pur tra qualche sospetto di troppo palesemente evidente, spegnemmo il televisore con la fervida speranza che proprio dalle ceneri  gramsciane dell'atipica quadripletta felsinea, il galletto sarebbe tornato a cantare all'alba, magari più agguerrito che mai. Ormai era andata.

5 febbraio 2012

Viaggio omerico sfidando la natura lucreziana. 'M bacce o nas" a chi dico io



Viaggio tipicamente omerico, tra paradigmi di greco antico e tracce vagamente di tragedia euripidea, tra strade innevate ai limiti del fiabesco, la polizia che a Candela, con fermo garbo, mi aveva ordinato di far retromarcia e di tornarmene mestamente a Bari senza sapere (la Polizia stradale) con chi stava parlando: pur con un ospite sgradito nell'organismo con cui, ormai, temo di doverci convivere non so fino a quando, non mi son perso d'animo.
Mai mettersi contro la natura: perdi sempre. Occorreva un'idea, una di quelle che non ne avrebbe pregiudicato il decorso lucreziano ma, soprattutto, che ne avrebbe dovuto salvare capra e cavoli. Ho tentato di assecondarla, di conquistarla, di concupirla corteggiandola romanticamente attraverso la poesia e la storia stradale. E così è stato.

Tito Lucrezio - che, non a caso, fa di cognome (De)Caro - poeta e filosofo raffinato epicureo gravitante nei circoli cesariani romani e, a tempo perso, pure ex assessore alla viabilità delle strade consolari basolate messo li cencellianamente da "Michi-Nichi", detto anche Giulio Cesare, mi aveva messo in guardia, in effetti, dal proseguire il viaggio attraverso le strade castagnate irpino-sanniticho-appenniniche inseguendo come un palloncino sfuggito dalla mano innocente di un bimbo  Grottaminarda e Lacedonia, consigliandomi, piuttosto, consultando il prodigioso sequel del suo De Rerum Natura, una più oraziana alternativa. E così è stato.
L'ho ascoltato senza alcun indugio, e a Cerignola ovest, quando ormai stavo perdendo ogni barlume di speranza tirrenica per dirigermi verso la solita costiera adriatica, sono uscito al relativo casello per intraprendere  una sfida ai limiti dell'impossibile, ovvero quella di raggiungere Nocera Inferiore attraverso la Basilicata, tra dolci pendii bianchi, pericolose lastre di ghiaccio ai bordi delle strade sconquassate da feroci buche ricoperte, quasi provvidenzialmente, dal ghiaccio e dalla neve, qualche spalaneve quanto mai opportuno a spianarmi la strada verso il successo e un grande senso di eccitazione misto ad sano ed ingenuo arrivismo, tutte costanti che mi hanno spinto verso la sfida con un senso di moderata grandezza umana, insieme a Patty Smith e Joni Mitchel a tenermi compagnia in auto (musicalmente), e a parte della mia famiglia decisamente fondamentale ieri, pur con un provvidenziale orecchio a "Viaggiare Informati- Isoradio" perchè non si sa mai.

E nello spirito romantico col quale avevo deciso di corteggiare la natura son, così, transitato da Melfi per rendere un doveroso "inchino" pur evitando buche più dure di battistiana memoria e scogli sporgenti ad una delle dimore del Puer Apuliae, quindi, slittando qua e la ma con una strada miracolosamente percorribile, raggiungendo Venosa per scrivere un'Ode, ma anche un'Epode, al mio amico Orazio, ancora fino a raggiungere Tito, appunto, in onore a Lucrezio, e infine, tra uno slittamento blando ed un sussurro, con un occhio all'orologio, raggiungendo una Potenza imbiancata dove, guardando la strada sgombra da neve, ho realizzato che ero tornato il guerriero di sempre, ancor prima di immettermi sull'unico tratto decisamente funzionale dell'anti-autostrada Salerno-Reggio Calabria che, senza alcuna difficoltà, mi avrebbe condotto a Nocera Inferiore. Alla faccia di chi dico io.

Occorreva solo pigiare un po' sull'acceleratore per arrivare in tempo così da levarmi qualche ideale sassolino dalla scarpa verso qualcuno. E così è stato. Alle 14,10 ero al parcheggio dell'Ospedale attiguo casualmente, come in ogni storia napoletana che si rispetti, allo stadio, parcheggio che, ufficialmente, avrebbe dovuto contenere solo auto di parenti degli infermi ma che, di fatto, raccoglieva auto anche di sportivi; sicché pagando il solito dazio economico di appena un euro e cinquanta tipicamente epicureo, ho lasciato la mia auto più o meno in mani sicure.
Da lì a piedi allo Stadio con la consapevolezza di avercela, ancora una volta, fatta. Il fine gara, invece, è stato tutto da incorniciare e divulgare ai posteri: essendo il solo giornalista barese arrivato a Nocera Inferiore, piuttosto che andarmene con le mie gambe attraverso possibili pericoli, ho preferito andarmene, dopo aver chiesto il permesso a chi di dovere, seguendo la scia dei due mini-autobus messi a disposizione al Bari Calcio per raggiungere venerdì Nocera, scortato dalla polizia tra sirene sparate a mille, sorpassi alla James Dean e piede puntato sull'acceleratore fino al casello di Cava de' Tirreni. Un po' drammaticamente buffa la cosa ma decisamente salutare ed efficace. Poi, Lucrezio, attraverso Isoradio, mi ha informato che nel frattempo l'autostrada appenninica era stata riaperta al traffico e, dunque, non ho esitato a percorrerla fino ad arrivare, da vincitore, a Bari.
E ancora una volta è uscito l'oplita spartano che è insito in me. Sempre e comunque "m'bacce o nas" a chi dico io.

Nocera, il logorante monotono "cambio di Stoian" e quant'altro



Sono partite, queste, che pur strameritando di vincerle, se non si riesce nell'intento, è bene pensare a non perderle, non si sa mai, come avrebbe sentenziato Boskov. Si, perchè a Nocera Inferiore dove il mitico semaforo lampeggiante continua a segnare imperterrito il confine con la parimenti celeberrima Pagani, e dove il palo che sostiene la tribuna stampa conferma la metafora esistenziale di una B dal passato ancora vivo nelle menti, se si fosse giocato un mese fa, Torrente avrebbe preso 4 sberle senza tanti se e ma. Ed invece l'ha pareggiata, o meglio, non l'ha persa: e il che, di questi tempi grami, pur col rammarico di non aver chiuso la partita nel primo tempo, va bene lo stesso. Occorre accontentarsi, talvolta, un po' come fa il Toro quando pareggia fuori casa. Mica si può vincere ad ogni gara. Non lo fa il Toro, non vedo perchè debba riuscirci il Bari per forza.

1 febbraio 2012

L'Avvelenata 3: ora ve ne canto io 4




Non abbiamo vinto nulla, lo so. Nè siamo salvi dalla C. Ma sono incazzato con quei tifosi eretici che pendono sempre dalle labbra di altre campane mostrandosi orbi e sordi a quel che vado dicendo da luglio pur consapevole di non contare un cavolo nel panorama giornalistico locale. Ma certi sassolini, quando è il momento giusto, godo terribilmente nel togliermeli. Un "gavisus sum" per dirla alla mia maniera.