Nel penultimo giorno di
questo ennesimo annus horribilis per l'umanità intera e, tutto
sommato, felice per la società del Bari che si barcamena, da un
paio d'anni a questa parte, con ferma talassocrazia nei mari
mediterranei pallonari poco dolci rischiando il naufragio da un
momento all'altro ma, per fortuna, sapientemente, diligentemente e
dignitosamente evitato dai vogatori omerici di Via Torrebella, mentre
Rita, la Fata Turchina ultracentenaria per eccellenza dalle rughe più
belle e più tenere del mondo tra i cui rivoli si incuneavan
soavemente alvei di dolcezza e di scienza allo stato puro decideva di
lasciare, per sempre, questa terra scarnificata dal dolore e
sovrastata da cattiveria, imbecillità, presunzione ed arroganza
diffuse, la più terrena E Street Band di Torrente non è riuscita ad
espugnare la Platea del "Tombolato", campo sportivo con
orizzonti palladiani in bella visione al posto delle tribune, di
Cittadella, una civitas molto simile a Palmanova, rinchiusa nel suo
cuore antico tra mura medievali di rara bellezza.
Editoriali, articoli e paturnie varie dedicate al calcio, alla cultura e non solo.
30 dicembre 2012
26 dicembre 2012
Maremma maiala: Vittoria al fotofinish
Si tornava all'antico.
Finalmente. 40 anni fa non c'era Natale o Santo Stefano che
tenessero. Si giocava e basta se coincideva di domenica. Con buona
pace degli avanzi della due giorni culinaria precedente. Infondo il
calcio è sempre stato uno spettacolo e i loro personaggi, sebbene
con le scarpette ai piedi e non con i costumi del contesto, son
sempre degli artisti (forse degli attori, calza meglio) nel quale è
previsto un canovaccio, un regista, un inizio ed un finale. Dunque,
pur comprendendo l'inopportunità di certe scelte dettate dalle tv,
trovo che si debba intravedere il bicchiere mezzo pieno in certi casi
come questo, e non demonizzarne la scelta. Infondo, non si pretendeva
di tornare ad un calcio all'antico? Eccolo!
23 dicembre 2012
Dolcenera, tra un Epode Oraziana e una piadina romagnola
Volendo analizzare le due
squadre scese in campo oggi in Romagna si potrebbe parlare di due
opposte fazioni nella loro dinamicità. Il Cesena, squadra esperta di
categoria, ma assolutamente scarsa in tecnica, vulnerabilissima, e
che una volta rimasti in 9 mai e poi mai avrebbe potuto superare i
galletti; il Bari nettamente più forte tecnicamente ma privo di quel
peso specifico in termini d'esperienza che mai, come oggi, sarebbe
servito per mettere nel tostapane le insipide piadine romagnole ebbre
di lambrusco e satolle di culatello, ultimamente in conflitto con la
vittoria da ben 9 turni, dandole il fisiologico colpo di grazia.
Dopo il primo gol subito
a freddo grazie alla solita, puntuale, disattenzione difensiva col
concorso di colpa tra Lamanna e Dos Santos i quali han fatto a gara
per non prendere il pallone sul corner, il Bari ha cominciato a
prendere campo, sia pur timidamente, senza tuttavia mostrarsi
pericoloso: solo Defendi, oggi apparso in buona forma, ha tentato il
pareggio con un tiro arquato finito, però, tra le braccia del
portiere. Buona metrica giambica a centrocampo, non esattamente
ritmica, degna, dunque, di un poeta di seconda fascia del circolo
neoterico augusteo della Bari imperiale, con un De Falco recuperato
dopo 6 mesi entrato subito in clima partita mostrandosi un gran
professionista, con Bellomo sempre lì, a dettare i tempi di gioco, e
con Romizi a far da elastico tra la difesa e l'attacco, sebbene con
qualche difficoltà.
Ma il vero problema di
oggi, apparso a tratti anche preoccupante, è stata la difesa,
soprattutto nel primo tempo, allorquando da quelle parti ad ogni
cross sopraggiunto, non saltava nessuno di testa, e quelle poche
palle, tutt'altro che natalizie, gravitanti come foglie carducciane
ingiallite e cadenti dalle parti di Lamanna, sembravano generare un
patema d'animo per tutti. Fortuna che Succi & C. han rinunciato a
colpire.
Il Cesena, poi, ha
preferito chiudersi piuttosto che riproporsi per ratificare il
vantaggio, scelta per la quale una squadra appena attrezzata (Spezia
docet) non avrebbe mai optato. E da questo atteggiamento si è capita
subito la differenza sostanziale tra le due squadre.
L'espulsione di Romizi,
poi, ha fatto suonare il campanello d'allarme al Bari anche perché,
in questi casi, è l'esperienza a fare la differenza e, come detto
prima, contro l'esperienza mista alla tecnica il Bari avrebbe perso
senza troppi indugi. Tante, infatti, le partite perse in questo modo.
Ma a causa dell'inconsistenza tecnica dei romagnoli, per fortuna, non
si è infierito.
E quando Bellomo ha
pareggiato, con una linea d'attacco la cui somma anagrafica faceva
appena 87 anni in 4, si è fatto fatica persino ad esultare tanto era
evidente il gap tra le due squadre: non era possibile, infatti,
soffrire contro questo Cesena quando, invece, si doveva vincere a man
bassa. Ma di questi tempi, grami, asciutti e densi di nubi, tutto
sommato, sia pur a denti stretti, un pareggio fuori casa non è da
buttar via se si considera che, comunque, il Cesena è squadra
retrocessa dalla A, che il Bari proveniva da un periodo decisamente
negativo e che, fino al 30 prossimo, la Torrente's Band dovrà
giocare ancora due gare. Mal comune, mezzo gaudio, insomma.
Quell'episodio da codice
penale di Rossi ha arretrato ulteriormente il baricentro cesenate di
Bisoli il quale, saggiamente, considerata la superiorità
tecnico-tattica del Bari che a tratti è risultato persino
divertente, ha levato dal campo Succi e Iori, le punte di un diamante
senza valore della squadra romagnola, per difendere il pareggio.
E solo a quel punto, la
partita è diventata molto combattuta con parecchi capovolgimenti di
fronte risultando il pareggio, tutto sommato, un punteggio giusto
anche se il Bari ha provato a fare qualcosa in più, sia con la
suddetta occasione di Defendi nel primo tempo, sia con Galano e con
Iunco, apparso in evidente sovrappeso anche se si è mosso, tutto
sommato, bene. Infatti, il Cesena si difendeva con ordine e ripartiva
senza produrre effetti particolari.
Sicuramente una reazione
c'è stata. Torrente, cambiando modulo, ha prodotto un cambio
sostanziale in campo con Sabelli, a cui un po' di riposo ha fatto
bene, libero di spaziare sulla destra ma che, però, non ha mai
affondato la lama. E con Fedato, invece (assist-gol per Bellomo a
parte) apparso, nel suo indubbio impegno, leggermente appannato. Per
lui ci vorrebbe un po' di panchina e tribuna, come per Bellomo e
Galano lo scorso anno, decisioni tanto criticate, senza ritegno, da
taluni scribani irrequieti caduti in disgrazia ed, invece, risultate vincenti
come scrivevo da tempo: solo così si matura al punto giusto. Ma,
purtroppo, le scelte forzate di Dolcenera non gli garantiscono
alternative valide da quelle parti. Speriamo non si bruci.
Scriveva Orazio che il
favore di un amico potente lusinga l'inesperto; chi ne ha esperienza
lo teme. Dunque, pareggio salomonico e buon Natale a tutti.
Si riprende a Santo
Stefano col Grosseto di Sforzini, uno dei tanti che ha scelto la
barba come nuovo look. Una volta c'erano i baffoni alla Manzin, poi è
stata la volta dei cappelloni alla Bagnato, La Torre e Braglia, poi
si è deciso per il carone cui Vialli ha fatto scuola; oggi pare vada
di moda portare la barba. Ne terrò presente.
Coraggio Dolcenera:
occorre non mollare perché un secondo miracolo, qui a Bari, è
possibile.
15 dicembre 2012
Bari Novara: ancora una volta a vincere è l'esperienza
Indubbiamente è un
momento che gira tutto storto al Bari. Non gira nessun reparto. Tutto
va male, manco quel po' di “popò”, che ci vuole sempre in certi
casi, fa capolino nella rosa di Torrente. A questo si aggiunga che
l'inesperienza non paga mai, anzi illude e danneggia quanto di buono
è stato fatto fino adesso, poi si aggiungano il solito squalificato
inopportuno a centrocampo, ed il puntuale, maledetto, mal di schiena
improvviso che ha deciso di colpire attraverso una strega beneventana la
spalla di Dos Santos in mattinata, unico giocatore che - se non altro
- avrebbe garantito sulla linea maginot difensiva un giro di lampada
tungstenata nel faro della difesa, e si tirino le somme per la terza
sconfitta in casa.
Non sarà un caso che la
squadra abbia subìto ben 9 gol in tre gare (oggettivamente troppi)
con soli 9 tiri in porta senza mai subire, nettamente, l'avversario. Fa eccezione la gara col Sassuolo che, essendo una "grande", ha dimostrato il suo valore pur senza vincere.
Errare, per questi
ragazzi, a cui manca un punto di riferimento in campo, ci sta, ma che
perseverino in errori individuali, no. Cui prodest l'ecumenismo
torrentiano? Allora vuol dire che i limiti son tanti e troppi. Al di
la del rigore preceduto da un fallo di mano novarese.
E inventarsi qualcosa
risulta oggettivamente difficile atteso che, secondo il
Torrente-pensiero, gettare nella mischia il primo “Altobello” di
turno, appare alquanto improbabile ancorchè rischioso in quanto lo stesso bravo
giocatore correrebbe il rischio di bruciarsi come un fiammifero senza
stelo: ricordate Armenise junior una decina d'anni fa? Ecco. Solo che
in quell'epoca, ad allenare, non era un Maestro di giovani, ma un
veterano. Lacune e limiti del giocatore, figlio d'arte, a parte, si
intende.
Una partita strana oggi,
d'altri tempi, con un primo tempo da sbadigli ed una ripresa più
pirotecnica; poi quei due fasciati in testa, lì, col sangue grondante ed un bernoccolo grande quanto una collina (sulla testa del novarese) han completato
l'immagine crepuscolare di un calcio antico in bianco e nero, in
stile Bari Novara, insomma, match giocato per l'ultima volta 40 anni
fa con la testa pelata di Udovicich a far da badante.
Si è vista una squadra,
quella del Novara, entrata in campo con la mentalità di Rocco che ha
badato a chiudersi a centrocampo ed in difesa in maniera perfetta,
bloccando ogni iniziativa a centrocampo mostrando quell'esperienza
necessaria (che i piemontesi hanno da vendere anche se l'esperienza
non sempre fa pendat coi risultati) ma che è risultata efficace al
cospetto di una squadra che faceva tenerezza solo nel leggerla in formazione, molliccia e, di conseguenza, senza idee. E coi giocatori
contati, con ragazzi inesperti ed affidati solo all'estro di Fedato,
giocatore che non può permettersi nemmeno il “lusso” di crescere
tra panchina e tribuna, con altri ancora da far crescere, non credo
che Torrente avrebbe potuto fare di più.
Senza dimenticare che,
pur volendo reagire, bastava rivolgersi in panchina per arrendersi:
Partipilo e Visconti, generosi giocatori quanto si vuole che aspettano il loro
momento di gloria come si aspetta Godot, erano le alternative sedute lì, giocatori
bravi, ma assolutamente inadeguati per porre rimedio a situazioni
quasi compromesse. Non può mica spostare sempre il corazziere
quirinalesco Borghese in attacco. Diamine.
A questo aggiungiamoci il
fatto che la Bari di oggi è risultata la squadra più giovane del
torneo con giocatori che, mediamente, variavano dall'88 al '94 tanto
che i più anziani son risultati Borghese e Caputo. Insomma, un
Bari-Primavera gettato nella Platea della serie B, senza un
“Bogliacino” o un “Donati” quantunque al 30%. Macchè. E
senza un uomo carismatico, non si va da nessuna parte.
Qualcuno ha chiesto come
mai Sabelli non fosse nemmeno tra i convocati: facile. Il romano,
proprio in quanto tale, necessita del solito bastone perchè le
carote devono avergli fatto male. Questo il Torrente-pensiero. E fa
bene. Del resto, se Bellomo e Galano, oggi, sono in nazionale, è per
la gestione oculata dei due lo scorso anno tra panchina, tribuna e,
talvolta, in campo. Mica per altro.
Fare un gol - anzi un
eurogol - a Pescara non vuol dire automaticamente proclamarsi
intoccabile, soprattutto se si è ruspanti e si ha fretta di
arrivare. Ma questo, si sa, lo capiscono in pochi, mica tutti. Gli
altri avrebbero anteposto la bruciature dei due all'oculatezza
torrentiana. E lo scorso anno, di questa gente che blaterava autoincensandosi di sapienza calcistica, ce n'era tanta. Oggi,
la stessa gente, con la coda tra le gambe, applaude i giocatori e Torrente. A Bari funziona
così. Purtroppo.
E poi ci si lamenta sul
perchè, Torrente, non “mette” a Borghese, ultimamente
determinante per gli avversari, al posto di Ceppitelli, e Ceppitelli
al posto di Borghese: Bari Novara ha dato le risposte. Almeno per i
tifosi dotati di scorza e di un minimo di raziocinio, mica per gli
altri succitati.
Anche Lamanna sembra in
un momento involutivo, è fuori dubbio, ma è appena il caso di
ricordare che lo stesso portiere ha salvato moltissimi gol fino
adesso, oltre ad aver parato un rigore decisivo al 93' a Crotone. Ma,
chissà, qualche turno di riposo potrebbe fargli senz'altro bene.
Come per altri giocatori.
Occorre reagire. Occorre
recuperare Dos Santos per Cesena confidando sul non smantellamento
della squadra che, certamente, rimarrà così com'è, anzi, si
rinforzerà con i rientranti Iunco, Ghezzal e, soprattutto, con De
Falco, già disponibile per Cesena.
Così come occorre che
quei pochi tifosi di curva dello stadio più inutile e dispersivo del
mondo, piuttosto che pensare all'antimatarresismo, pur comprensibile,
pensi a supportare i ragazzi durante la gara e non limitarsi ad
applaudirla alla fine. Perchè così facendo, tutte le squadre si
sentiranno autorizzate ad osare nella landa desolata bitrittese, espugnandola, peraltro su un campo divenuto nuovamente di ortaggi. Si fossero
comprati, con quei 140 mila euro necessari per rimetterlo a posto, un
buon difensore ed un discreto attaccante. Almeno.
Forza e coraggio,
Dolcenera, e forza ragazzi e forza tutti i dirigenti e i dipendenti:
state attraversando un momento negativo e come per tutti i momenti
negativi ne seguirà uno più positivo: e lì che vi giocherete la
vita della salvezza, ovvero il secondo miracolo torrentiano.
8 dicembre 2012
Esperienza batte Inesperienza 3-2 davanti alla Collina dei Poeti
Sapete qual'è la
differenza tra il Bari e le altre squadre di B? Che le altre squadre,
nel momento del bisogno, sostituiscono il Sansovini di turno con
l'Okaka sempre di turno, ovvero con un attaccante (sebbene in
evidente sovrappeso) di categoria, mentre il Bari lo sostituisce con Borghese (difensore con l'hobby del gol al 95') e/o Visconti, giocatore straordinario nella sua dignità panchinara in cerca di spazi per mostrare quanto vale. Che qualcuno glielo faccia notare a quanti, ancora, nella
loro sempiterna stravagante ignoranza lessicale, son convinti che sia
colpa di Torrente. Fermo restando che lo stesso allenatore, non
essendo un messia e nemmeno un mago (tutt'al più un taumaturgo), può anche inciampare, talvolta,
in qualche fisiologico errore. Ma oggi non mi pare ne abbia commessi, così come in altre occasioni.
Si può sintetizzare così
il campionato altalenante della squadra di Dolcenera Torrente, tra
l'altro decisamente sfortunato ogni qualvolta mette piede in Liguria,
tra il 2-0 contro la Sampdoria e il 3-2 contro il "suo"
Genoa nello scorso anno in Coppa Italia, e tra lo stesso risultato, oggi, a La Spezia nel
derby geograficamente levantino. C'è niente da fare: le trofie col pesto fumanti,
proprio, non riesce a digerirle.
Peccato perché il Bari ha regalato
un tempo (il primo) agli avversari a causa del baricentro troppo basso, mentre ha cambiato passo nel secondo, entrando con l'approccio giusto,
beccando un palo e risultando più pericoloso anche senza devastare e
brillare come col Sassuolo. Insomma, non il solito Bari che piace a Torrente.
Ritengo, tuttavia, che se
Borghese alla fine avesse messo dentro quel pallone, la squadra
barese non avrebbe rubato nulla considerato che lo Spezia non è che abbia, poi, strafatto in occasioni gol. Lamanna, infatti, è risultato
inoperoso se non fosse stato per i 3 gol di troppo subiti.
Ma ormai è una costante:
gli avversari, contro il Bari, decidono di mettere in pratica la
filosofia epicurea che forse Dolcenera conosce bene essendo campano
in quanto prese corpo proprio sotto il Vesuvio. Ottenere il massimo
risultato col minimo sforzo, infatti, è il loro obiettivo: un tiro, due tiri,
tre tiri in porta corrispondo quasi sempre ad un gol, due gol, tre gol, ma soprattutto a tre
punti.
Entrando nello specifico,
guardando la partita dal Collina dei Poeti da dove si osserva uno
spettacolo unico, con Portovenere all'angolo, le isole di Palmaria e
del Tino lì di fronte a macchiar come baci perugina il confine tra i due mari, e con un
forte odor di Toscana, il Bari del primo tempo si è mostrato
imballato, duro come il marmo della vicina Carrara, che con Massa fa
pendant, perdendo quasi sempre il pallone a centrocampo con un
Romizi, oggi, poco ispirato tanto che Torrente lo ha tolto dal campo
nel secondo tempo (e ha fatto bene), e coi difensori apparsi troppo
ispirati dal poetismo del Golfo spezzino piuttosto che badare al
sodo, tanto che non sono mai saltati sull'avversario nei cross,
soprattutto su quelli che han generato i gol, rigorosamente di testa.
Se a questo ci
aggiungiamo il consueto fermo biologico del buon Ceppitelli il quale,
piuttosto che rischiare un'espulsione, preferisce dar terreno a
Sansovini (come a Castellammare e come in un'altra occasione finita,
però, bene per il Bari), allora si comprende la genesi della
sconfitta. E sia detto col massimo rispetto per il ragazzo che
risulta uno dei più affidabili in difesa.
La verità, oltre a
quella citata all'inizio, è che questa squadra, quando crede che
stia per voltar la pagina della competitività e della maturazione, fa rimanere la stessa pagina ferma sul libro.
Manca quell'esperienza
giusta per dare equilibrio alla squadra. Quello stesso equilibrio che
dava peso specifico alla squadra lo scorso anno quando, pur
mostrandosi meno belli, glielo garantivano, sia pur al 20%, i vari Bogliacino,
De Falco, De Paula e Donati i quali, insieme alla saggia gestione di
Bellomo e Galano tra panchina, tribuna e terreno di gioco, è
risultata l'arma del primo miracolo targato Torrente dal momento che nessuno, meno me, avrebbe scommesso un centesimo bucato sul dignitoso piazzamento: chi mi segue sa che ad agosto scorso scrissi e dissi da qualche parte, percependolo a pelle, che avrei previsto un piazzamento nella parte di sinistra della classifica. Scripta manent.
Quest'anno manca il
giocatore carismatico che "fa spavento" solo e leggerlo,
agli avversari. Lo scorso anno, ricordo,
quando venivano fornite le formazioni ai colleghi nelle tribune
stampa dei vari stadi, gli stessi, nel leggere Bogliacino in
formazione, rimanevano quasi intimoriti solo a leggerlo. Quest'anno,
gli stessi colleghi, leggono, invece, Fedato. Sia detto anche questo,
ovviamente, con tutto il rispetto per il funambolo ed estroso giocatore che pure, oltre a straordinarie giocate spettacolari, dà l'anima in campo ogni qualvolta è chiamato a rispondere a
Torrente ma che ha pur bisogno di crescere bene senza pressioni, pena
inevitabili passi indietro.
E poi c'è qualcuno che,
forse stimolato dal blatero dei forum dove - si sa - non se ne azzecca
mai una e dove si sfogano le proprie frustrazioni nascosti dietro
improbabili nickname, chiosa - quasi fosse colpa di qualcuno in particolare - che qualche giocatore della rosa possa essere ceduto a gennaio.
Poveri illusi: che rimangano nella loro convinzione dal momento che
trovo improbabile (per fortuna) che qualche squadra di serie A, per
rinforzarsi, possa pensare di farlo con giocatori baresi che, invece,
vogliono essere rinforzati di proprio.
La pillola di Mary
Poppins è riuscita, tuttavia, ad andar giù con maggior facilità
atteso che, quando si perde - se non altro - si perde in piedi e tra gli
applausi. Cosa che, spesso e volentieri, non accadeva in altre
epoche. E se la squadra perde tra gli applausi e i complimenti di
tutti (quantunque oggi, come scritto, il Bari non ha giocato bene nel
primo tempo), magari davanti al Golfo dei Poeti, l'idea del possibile
secondo miracolo a Bari griffato Torrente, ovvero quello della
salvezza, si può considerare ancora percorribile.
Nonostante il blatero di taluni che, magari adesso, nell'esercizio della loro arringa anti-torrentiana, diranno "ma perchè non hai messo a Borghese sin dal primo minuto?" Perchè, poi, posto che i gol li avesse pure evitati il Martin quirinalesco grazie alla sua altezza, e se Sansovini avesse segnato di piede, avrebbero detto: scusi, Mister ma perchè lo ha fatto giocare a Borghese?".
A Bari, non tutti per fortuna, son così. Per questo non si cresce mai. Imbecillità dei pochi a parte, ovviamente. Perchè questa non è critica, ma avversione, prevenzione sciocca e generata da idiozia, verso Torrente. E son due cose diverse.
Nonostante il blatero di taluni che, magari adesso, nell'esercizio della loro arringa anti-torrentiana, diranno "ma perchè non hai messo a Borghese sin dal primo minuto?" Perchè, poi, posto che i gol li avesse pure evitati il Martin quirinalesco grazie alla sua altezza, e se Sansovini avesse segnato di piede, avrebbero detto: scusi, Mister ma perchè lo ha fatto giocare a Borghese?".
A Bari, non tutti per fortuna, son così. Per questo non si cresce mai. Imbecillità dei pochi a parte, ovviamente. Perchè questa non è critica, ma avversione, prevenzione sciocca e generata da idiozia, verso Torrente. E son due cose diverse.
1 dicembre 2012
Bari Sassuolo quasi come Italia Germania 4-3
Una grande partita. E se
non fosse stato per Ciccio Caputo, poco ci è mancato che la
accomunassi ad Italia Germania 4-3. Si, davvero una gran bella gara,
una di quelle che ti riconciliano col calcio e getta dalla Rupe
Tarpea tutti i brutti pensieri, le bastardaggini e le cattiverie
accumulate fino adesso. Ben gli sta al resto degli spettatori che
oggi hanno disertato lo stadio relegando a solo 801, felici e
satolli per la pirotecnica partita, il numero dei paganti, record per
quest'anno.
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