29 gennaio 2012

Bari batte Lega Nord 4-0: coraggio, l'inferno può attendere




Solito Bari formato trasferta: scevro da pressioni societarie, orbo davanti alle notizie che arrivano dalle Procure di Bari e Cremona, rintanato nel bunker e sordo alle sirene del bombardamento aereo mediatico e blindato da qualche frustrazione idiota di una piccola parte della tifoseria che trova in Torrente il male di tutto e con un solo orecchio, invece, rivolto a quanti, con toni più civili e signorili, gli muovono qualche critica costruttiva a causa del non gioco prodotto nonchè di qualche cambio, secondo costoro, sbagliato, vince, convince ed ottiene la settima vittoria fuori le proprie mura nemiche percependo l'odor del sesto posto, superando la milionaria Sampdoria numericamente e non fittiziamente pur stazionando a centro classifica.

22 gennaio 2012

Il San Nicola: tra volontariato e terra di conquista



Il San Nicola, terra di conquista per tutti. Anche per chi mostra un calcio davvero modesto: inevitabile, poi, portarsi via in val Padana, tra la Via Emilia e il West modenese, i tre punti  limitandosi al proprio compitino da primo quadrimestre, naturalmente con merito si intende. E già, perchè alla fine chi riesce a gestire la gara limitandosi al minimo sindacale, senza tirare in porta (quasi come  "Dumas" Bolchi, per intenderci) dopo aver trovato un golletto concesso con  disarmante gentilezza dal quadrumvirato difensivo capitanato da Sir Borghese, quasi fosse una regalia post-natalizia al sig. Patre, il quale - ne sono certo - rigonfierà la rete tra mille secoli almeno (quando noi... non ci saremo), vuol dire che se lo è meritato. E, dunque, uno squallido 0-0 avrebbe reso, secondo me, miglior giustizia alla gara. Ma si sa: Dike, di questi tempi, non sempre porta con se i due piatti della bilancia. Occorre farsene una ragione.

20 gennaio 2012

Coraggio Dolcenera, un monumento ti aspetta...



Povero Torrente. Si, povero Vincenzo "Dolcenera" Torrente: come se non bastasse l'annus più horribilis della storia biancorossa, societariamente parlando, adesso deve persino ingoiare l'amaro rospo - forse quello più velenoso - di un'altra penalità dovuta, stavolta, non alle manovre capricciose psico-politico-calcestruzziane della famiglia Matarrese, ma a quelle risultanti dai vizi lussuriosi, ai capricci disonesti, tendenzialmente bastardi (e scusate se rimango nell'alveo della civiltà ove venissero confermate le responsabilità), di taluni ex giocatori (non suoi, per fortuna) che stanno per ammettere, forse, di essersi comprati e/o venduti le partite come fossero sigarette di contrabbando o due etti di mortadella col pistacchio, cosa che, fino adesso, mai era accaduta alla società del Bari, e per la quale tutti eravamo (e siamo) fieri. Di tutto, infatti, si può accusare la famiglia Matarrese fuorché di essere coinvolti in questo gioco sporco. E lo posso gridare dall'alto della mia notoria e civile contrarietà verso la famiglia.

15 gennaio 2012

Varese, la nebbia e i tre pali di Scarrone vendicati



La trasferta a Varese, tra potenziali emozioni, ricordi ed un presente che, oltre alla partita, andava parallelo all'Isola del Giglio e alla tragedia che ne aveva colpito il suo fantastico mare, non era iniziata sotto i migliori auspici. Atterrando a Linate, infatti, ad attendermi sulla pista c'era la nebbia, quella meneghina, che come per la musica di Finardi, ti vibra nelle ossa e ti entra nella pelle, quella del mitico signor Mezzacapa - consigliere di Totò e Peppino nel celebre film - il quale, nel ricordar loro che a Milano, anche in primavera inoltrata, "deve far freddo per forza", li ha messi in guardia dalla "nebbia che a Milano c'è ma non si vede". Ieri l'ho vista, invece, in tutto il suo fascino infernale: mentre l'aereo scendeva, non riuscivo a scrutare la terraferma che avrei, tuttavia, visto solo a 5 metri dall'atterraggio. E infatti, finalmente, dopo un sospiro di sollievo che non vi dico, l'ho vista ma soprattutto l'ho toccata. Inevitabile l'applauso al pilota. E' che atterrare senza la percezione delle distanze tra cielo e terra, non è il massimo dal punto di vista psicologico.

7 gennaio 2012

Gubbio: tra tartufi afrodisiaci e l'assurdo beckettiano


Confesso che ho fatto il tifo per il Gubbio affinchè salisse in B. Così come lo faccio per ogni squadra dello stesso rango che lotta per la promozione dalla C alla B. Gubbio, per me, è una di quelle trasferte dell'impossibile, una di quelle che, al pari di Licata, Pagani o Sassuolo (ma ce ne sarebbero tantissime altre, in realtà, da me vissute dello stesso target), alza il sipario del proscenio teatrale beckettiano dell'assurdo dove Estragone Torrente e Vladimiro Garzelli aspettano invano Godot passeggiando tra le foglie secche autunnali. Insomma non una trasferta qualsiasi, non una – magari – attesa da anni come, ad esempio, poteva essere quella di Taranto, di Cremona o di Ferrara e la sua mitica Società Polisportiva Ars et Labor, meglio conosciuta come Spal per i meno preparati, di cui sento parecchio la mancanza non foss'altro per la sua candida e sobria casacca estense a strisce bianco-celesti, ma una dai contorni e dalle mille sfaccettature turistico-gastronomiche che, per l'amor di dio, pure mi piaccion tanto. Ma c'è un limite a tutto. Anche nel calcio.

4 gennaio 2012

Waiting Godot Marotta... tempo scaduto


Come già scritto e detto pubblicamente altrove e per la qualcosa ammetto di essermi sbagliato in alcune valutazioni (io, come noto, a differenza di altri ammetto sempre quando sbaglio, soprattutto quando il confronto avviene pubblicamente), contrariamente a quanto andavo sostenendo da inizio torneo, ammetto che il giocatore non abbia espresso il must del gioco pur impegnandosi parecchio.