2 febbraio 2013

Alle Fonti del Clitunno per vedere il Bari



 - Pioveva a Terni. E le carducciane Fonti del Clitunno che si saranno, probabilmente, pure alzate di livello, non hanno regalato la giusta ispirazione. Non era, in effetti, l'ideale per sedersi e lasciarsi ispirare dalla partita, decisamente bruttina pur risultando parecchio vibrante nelle sue terzine.
E se non fosse stato per quel sileno di Lamanna, staremmo a parlare dell'ennesima sconfitta. E' bastato, infatti, un minuto - un solo minuto - di fisiologica disattenzione per prestare il fianco ai neroverdi con Ceravolo e Alfageme: fortuna che il riccioluto Passalacqua è rimasto un fiero e leale incubo per chi, come me, ne ha viste tante di Ternana-Bari, ma questa volta ci ha pensato Lamanna, ancora una volta. E non era nemmeno facile con quel terreno viscido.

Un Bari, dunque, accorto e giudizioso che ha badato più che altro a gestire la gara e a tentare qualche ripartenza, sempre pericolose ogni qualvolta partivano dai piedi di Bellomo, Galano e Tallo, piuttosto che badare allo spettacolo che, di questi tempi, non paga più.
Sicuramente un Bari che non regala sensazioni uniche come nella prima parte del torneo, ma che ha, sicuramente, margini di miglioramento; al momento non riesce ancora a rispondere alle aspettative dei tifosi risultando, dunque, meno brillante e prigioniero della sua situazione per la quale occorre far buon viso a cattivo gioco, badando, insomma, più al sodo che al resto. Sulla falsa riga dello scorso anno quando vinceva gare senza brillare particolarmente, per l'infelicità di certi pseudotifosi, ingordi e ubriachi del bel gioco di cui si eran nutriti fino a quel momento.

Trovo inutile, sciocco e dannoso (tipico dei forum) sparare sui singoli perchè se così fosse occorrerebbe evidenziare che il Bari non ha fatto, praticamente, nessun tiro in porta, De Falco non ha brillato e Rossi, insieme a Defendi, non hanno affatto inciso sia pur con tutte le attenuanti del caso, soprattutto per Rossi. Solo la difesa è sembrata, più o meno, solida.
Ma in questi casi, per l'economia dell'obiettivo finale, dovendo esorcizzare il pathos che aleggia sui tifosi a causa dei possibili due punti ulteriori da sottrarre, forse è bene guardare il bicchiere mezzo pieno: se ne trarrà vantaggio tutti. In fondo, De Falco, nella sua partita apparentemente anonima, ha - se non altro - dato quell'equilibrio necessario ai reparti (la Ternana si è avvicinata a Lamanna solo in quel minuto, poi mai più) e, soprattutto, regala quel tasso d'esperienza necessaria a questa squadra, mai così fondamentale come quest'anno.

Le critiche dei tifosi ci stanno, guai non ci fossero: loro si aspettano di più, ma gli eterni, improduttivi ed inutili "je accuse" verso tizio e caio è solo ciarpame. Mediatico. Il solito. La poesia e la verità, le verdi colline umbre e le ispirazioni, la sostanza, la ratio e la saggezza, son ben altra cosa almeno per chi, come Plinio il Giovane, descriveva le Fonti del Clitunno con particolare obiettività.

26 gennaio 2013

Dolcenera, da mo' vale



Una gara, quella di oggi, giocata col massimo impegno da tutti, con un super Defendi alla sua migliore gara da quando è a Bari e con qualche mossa di Torrente apparsa, all'inizio, quanto meno dubbia ma che non ha inficiato sulla resa (quella di Aprile, ad esempio, sin dal primo tempo: ma se lo ha gettato nella mischia un motivo valido ci sarà senz'altro) tanto che, comunque, ha prodotto tre nitide occasioni gol nel primo tempo ed altrettante nel secondo, e frantumata dal solito, puntuale, strafalcione difensivo, stavolta partorito dalla premiata polleria barese di periferia che, complice l'unico tiro in porta degli avversari da parte di super Zaza, ne ha sancito l'ennesima sconfitta. Un classico, insomma: il Bari fa la sua onesta partita, l'avversario fa un tiro in porta viziato dall'errore difensivo ora individuale, ora collettivo, lo trasforma in gol, e vince la gara. Ne ho contate almeno sette di queste partite. Poi si può discutere sulle scelte, gli schemi, su De Falco che continua a non convincere e a configurarsi come doppione di Romizi, e viceversa, ma se le amnesie sono all'ordine del giorno, se manca quel faro necessario (come c'era lo scorso anno) ad illuminar d'immenso, o comunque quanto basta, i reparti per tratteggiare la via maestra, ogni tentativo di cercar alternative risulta vano.

20 gennaio 2013

Gattuso e Galano accendono la periferia




Non era esattamente una partita di calcio qualsiasi, una di quelle che, dopo la sosta panciollifica forzata dal potere calcistico, sarebbe dovuta servire per spegnere le intermittenze di luci natalizie, no: giocare una gara amichevole nell'estrema periferia di una città dove le bambine venivano lasciate morire ancora di stenti, lì, sulla Via Gluk venuta su con troppa fretta e, per fortuna, rivestita, poi, di abiti dignitosamente quotidiani, là dove le case non son di proprietà ma solo assegnate alle famiglie, non è equivalso esattamente a capire se il baccalà alla vicentina mangiato da Fedato, se le cartellate divorate da Bellomo, o se quei due chili di troppo presi da Polenta e da Galano fossero stati smaltiti, no, ma a concepire un pomeriggio di festa per una comunità ai margini estremi della vita dove atterraggi e decolli di aeroplani, ed il verde che nasce e cresce senza il sorriso quotidiano la fanno da padrone.

13 gennaio 2013

Dura lex sed lex: tra Borghese, Ventura e l'assurdo Paese



Capita, talvolta, come certe notizie riescano a dare, spesso e volentieri, il colpo di grazia a quanti, storicamente, cercan di occuparsi di calcio attraverso, però, non più penne, tastiere e supportati da indomita passione mista a cristiana rassegnazione, ma sviluppando aree, perimetri e teoremi con righelli, compassi e goniometri di geometria esistenziale a causa dello sfiguramento della sfera pallonara per cercare di capirne ancora qualcosa e, di conseguenza, descriverne qualche scena.