16 maggio 2011

Bari Lecce, tra edonismi, borderline e magre consolazioni

Editoriale per Go-Bari 15/05/2011

L'ideale sarebbe vittoria al Bari e salvezza al Lecce: sarà possibile?

foto: ansa.it

Dalle parole ai fatti. Oggi al San Nicola l'A.S. Orgoglio, in rigorosa casacca biancorossa, affronta una rappresentativa dell'U.S. Speranza e Disperazione in casacca giallorossa.
A Lecce all'andata, nella terra del mare, del vento e del sole, laggiù, a due passi dal luogo dove Enea - il valoroso soldato figlio di Anchise ed Afrodite, mica un ultrà qualsiasi - sbarcò fuggito da Troia, non c'era la neve, ma la speranza per una ripresa in extremis saliva lenta dopo la vittoria inaspettata anche se, sotto certi aspetti, vincere a Lecce era diventato di default.
Non c'era la neve ma c'era Ventura in panchina il quale non ci pensò due volte a mandare in campo, sin da subito, i rinforzi arrivati nelle ore precedenti al posto dei malati immaginari molierani: fu  vittoria. Una vittoria conseguita con quei giocatori ignari di quello che da lì a breve sarebbe accaduto, ma consapevoli di potercela ancora fare nonostante una situazione parecchio compromessa, con Re Leone Okaka diventato improvvisamente Re di Bari per il gol vittoria, con Camil Glik arrivato a Bari il giorno prima dopo aver riscaldato le sedie del Barbera, col suo volto da operaio polacco come uno di quelli immortalati a far colazione seduti su una trave di un palazzo in costruzione dell'America anni '30 nella celebre foto scatatta da Charles Clyde Ebbets "Colazione in cielo”, e il solito manipolo di giovinastri acerbi come le nespole e le pesche di questi tempi che, pur non disputando una gara memorabile, ce la misero tutta per vincere il derby e non solo per una questione di campanile, ma per riaccendere la speranza nei tifosi accorsi a Lecce dopo il celebre incontro in Prefettura dal quale fu imposto un serpentone di auto ed autobus sulla statale 16 scortato dalla polizia e carabinieri a cui seguì, lo ricordiamo, la famosa farsa tra Don Vincenzo è gli ultrà, i quali si lasciarono sfuggire un inquietante "tanto, presidè, la classifica si aggiusta". E meno male: quella partita fu l'inzio della fine.


E anche stavolta, a farla ancora da padrone, sono stati gli ultrà, più croce che delizia barese, i quali in settimana si sono resi protagonisti - in negativo - della nota, incivile, performance. Contestare i giocatori, non tutti per la verità, ci stava pure - e ci mancherebbe - ma arrivare a quel punto, invadendo il campo e minacciarli che sarebbero stati "cavoli amari per tutti" nel caso di sconfitta, prenderli a schiaffi con la tipica tracotanza tutta in salsa barese quasi avessero il passepartout del potere, no, non ci sta. Gli stessi che invece, guarda caso, hanno gongolato alla vittoria della Sampdoria nel segno del gemellaggio. Go-Bari ha dedicato diverse colonne, in settimana, a riguardo.

Del resto non si può far nulla: costoro, nella loro vita dicotomica e contraddittoria, sono come scintille neuronali che si accendono a comando, si sfrigolano danneggiando l'immagine della città che, pure, decantano nei loro cori quasi fossero i paladini ateniesi della polis barese, e poi crepuscolarmente si spengono; comprensibile e rispettabile la loro conversione edonistica matarresiana-liberale votata al vascorossismo più acuto, così, pure, le loro metamorfosi ovidiane rispetto al credo ultrà di un tempo, quello relativo al periodo di fondazione, quando tra il prendersela con un Asnicar qualsiasi o un Pauselli irritante ed un Biloni che non segnava nemmeno per l'anticamera del cervello e, appunto, coi Matarrese, si optava col prendersela con questi ultimi ogni qualvolta le cose non andavano bene. Ma l'edonismo matarresiano è terribile e, di conseguenza, fuoriesce nella sua forma più estrema, ma nello stesso tempo sbagliata, il loro disturbo borderline che si configura nella chiara paura di essere abbandonati dalla società del Bari, caso mai dovessero abdicare i Matarrese.
Insomma, quel che fanno di buono in un anno, tra beneficenze varie e manifestazioni di tifo uniche in Italia negli stadi italiani, lo vanificano con azioni deprecabili. Se a questo si va ad aggiungere il non meno importante fatto che costoro trovano voce e spazio persino in qualche radio-tv locale, beh allora la cosa diventa parecchio inquietante. Senza dimenticare le farse elettorali. Fortuna che la maggior parte della città è diversa da costoro e da quanti, in qualche modo - magari inconsapevolmente, come appunto certi media - ne avallano le gesta.

Mutti ci tiene molto a vincere il derby, sia perchè vorrebbe congedarsi degnamente dal pubblico che ha apprezzato molto il suo lavoro (non sarebbe male una sua riconferma), sia perchè sarebbe la prima vittoria della sua gestione, la seconda da settembre, e sia perchè il Bari non batte il Lecce al San Nicola da esattamente 10 anni quando Paolino Poggi, al 93', con una zampata siglò il 3-2 della vittoria. Insomma, sarebbe anche ora.
E senza tante carambole lessicali e nemmeno tanti prismi di rifrazione, noi di Go-Bari, tifosi del Bari da sempre non "a comando", auspichiamo la vittoria biancorossa, magari con qualche bello striscione intelligente e non banale, ma nel contempo la salvezza del Lecce. Ed anzi, a volerla dire tutta fino infondo, proprio a causa della proverbiale incapacità gestionale della famiglia Matarrese (si sa che Don Vincenzo è, forse, il meno colpevole di tutti), timorosi - per non dire certi - che nel prossimo torneo, nonostante il buon lavoro che sicuramente farà Angelozzi coi mezzi a disposizione, non verrà allestita una squadra competitiva così come, al contrario, farebbe il Lecce se dovesse scendere in B, e così come fanno, di norma, Atalanta e Brescia quando retrocedono, abbiamo più di un ragionevole timore che i salentini possano aggiudicarsi tutti i sei punti a disposizone. In virtù di ciò preferiamo, a questo punto, che a scendere in B sia la Sampdoria con la quale, se non altro, vige un gemellaggio. E per la proprietà transitiva, un punto - almeno - dovrebbe lasciarlo ai galletti. A Bari verosimilmente.
Dunque il cuore dice Bari, la mente, ovvero la "ratio", dice - per il bene del Bari in prospettiva - Lecce. Tra l'altro una squadra pugliese in A fa sempre bene all'immagine della regione. Tanto anche per loro, prima o poi, capiterà di retrocedere. L'ideale sarebbe vittoria del Bari oggi e, nell'ultima giornata, Lecce salvo: sarà possibile?

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