5 giugno 2011

Calcio-scommesse: così parlò Bellavista, tra Brecht e illusioni

Editoriale per Go-Bari 5/06/2011

Nel dubbio, in attesa che la giustizia faccia il suo decorso, preferiamo sederci dalla parte del torto
foto: ussanaazzurra.ilcannocchiale.it

In mancanza di sentenze precise è sempre opportuno evitare i giudizi sommari tipici della massa video/stampa-dipendente a cui basta una notizia relativa ad una intercettazione telefonica - per quanto inequivocabile - a stabilire la colpevolezza di un indagato. Del resto, Avetrana docet: adesso mancano solo l'auto dell'enigmatica zia Cosima e l'Ape del contraddittorio zio Michele a varcare il carcere di Taranto e poi tutti saranno felici e contenti. Così non parlò Bellavista, ma lo sconforto è tanto.
Se certe accuse dovessero essere confermate, c'è davvero il rischio di una ecatombe calcistica che si abbatterebbe come uno tsunami sulla psiche di addetti ai lavori, giornalisti sportivi, tifosi, gente che crede ancora nella passione, nei colori, sulla gente che si nutre attraverso le cannucce delle emozioni di quel succo di frutta al gusto pallonaro, scaduto però da tempo, e diventato, ormai, insipido ed oblungo. Addetti ai lavori pressati tra l'incudine dell'impotenza e il martello della vergogna ma indisponibili, stavolta, a mostrarsi ipocriti. Meglio sparire dai tornei piuttosto che andare avanti con l'onta della vergogna.

E tutto grazie al Vesuvio ipocrita scandalistico delle scommesse, inattivo da troppo tempo ma che però lanciava segnali di fumo inequivocabili ed evidenti da sempre, e che è scoppiato perchè arrivato, ormai, all'ebollizione massima, lanciando in aria quel magma misto a schifo nascosto nelle viscere del vulcano italiota della corruzione con cui, ormai - come per le blatte estive baresi - bisogna conviverci, tanto ormai è inutile qualsiasi forma preventiva o correttiva. In Italia, purtroppo, funziona così e tutte le leggi esistenti - dati alla mano - che dovrebbero servire ad arginare corruzione, evasione di tasse, furbizia e bastardate varie, non servono a nulla. Se poi a queste si aggiungono le leggi ad personam, la strafottenza di taluni, l'indisponenza, la maleducazione e l'irriverenza, allora è inutile stare pure a discutere. Meglio cambiare paese o darsi ad un altro sport.
Se davvero fossero confermate le accuse si assisterebbe alla dismissione degli abiti finti di calciatori ed ex calciatori "idoli" di tifosi ignari e ingenui, a quelle delle maschere carnascialesche vigliacche sorridenti celanti profili maledettamente fasulli di uomini piccoli, di calciatori solo virtualmente veri, di persone infami e senza scrupoli, di uomini corrotti ferventi sostenitori del guadagno illecito che puntano, magari, 150 mila euro su Inter-Lecce mentre un carabiniere in Afghanistan muore per un gesto di cavalleria e di coraggio, o mentre le aziende falliscono e l'ignoranza impera.
Non sappiamo, ancora, se è colpevole, ma del calciatore Bellavista bitontino, figlio della nostra terra nato sano, cullato, allevato e cresciuto tra l'humus delle foglie lunghe degli ulivi che circondano la cittadina laboriosa del nord barese attraversata dalla Via Traiana e abbeverato al biberon dell'olio extravergine d'oliva, per poi essere trasportato nel mondo dell'illegalità attraverso una piena del Tiflis, non serbiamo un gran ricordo: un mediano mediocre, appena dignitoso, che non sapeva far altro che correre, peraltro blandamente, assolutamente incapace di fare un solo passaggio al suo compagno smarcato. Insomma un giocatore da terza/quarta serie, forse appagato da qualche stagione "primavera" brillante, ma nulla più.
Ma anche l'uomo Bellavista non ci è mai piacuto e la conferma è avvenuta in occasione di recenti interviste (compresa quella di qualche giorno in occasione del furto del suo orologio), inneggianti al Presidente del Consiglio che, secondo il prode mediano, sarebbe "la luce per noi e senza del quale non saremmo nulla". Ipse dixit. Intendiamoci: a noi piace vedere e giudicare i calciatori entro le sfere di appartenenza (dunque nel rettangolo di gioco) anche perchè, tranne qualche sporadico caso, si dimostrano pressochè tutti spocchiosi e tendenzialmente sbruffoni, ma certe dichiarazioni patetiche e paraculistiche se le potrebbero pure evitare anche perchè, poi, qualcuno potrebbe arrivare a dire che nel carcere di Cremona, il Bellavista, è stato condotto da toghe rosse.
C'è sempre un uomo nascosto nell'immagine di un'anima pura che commette, invece, peccati mortali in barba al buon dio del cielo. C'è sempre un uomo che getta fango a iosa come una centrifuga impazzita dietro un sorriso o un gesto cordiale, invidioso delle parole altrui. C'è sempre un uomo nascosto in un cellulare che passa la vita ad alterar partite cercando di riempire la sua vita che non gli dà (più) niente nonostante la giovane età. Insomma c'è sempre un uomo nascosto dietro una maschera e quell'uomo nascosto, alla fine, esce sempre fuori dalla tana della falsità.
E sono proprio questi gli eventi che ci lasciano provati, delusi e che ci fanno racchiudere nel nostro dolore di persone per bene, con mille difetti ma oneste, distanti anni luce dalle malvagità, dai potenti e dai balordi, e che hanno sempre creduto che il pallone fosse tondo e che i giocatori scendessero in campo "dopati" solo di sano agonismo ed antagonismo e non, invece, da accordi vigliacchi al punto di sbagliare facili disimpegni quasi fossimo addetti ai lavori da macello magari con l'anello al naso.
E siccome (per fortuna) a noi piace leggere il calcio in una certa maniera, quando e semmai avremo bisogno di trattenere il fiato per qualche miracolo a San Siro o per un disastro al San Nicola, o quando dovremo subire gli ennesimi cazzotti vigliacchi da chi ti sorride davanti ma ti pugnala da dietro, quando riusciranno a farci piangere per un risultato falsato come per un fantasma d'amore mai esistito, solo allora - mutuando Bertold Brecht - ci andremo orgogliosamente a sederci dalla parte del torto, magari per addormentarci pure, perché ogni altro posto ipocrita sarà già stato occupato. E per favore non svegliateci: per voi che busserete insistentemente alla nostra porta, ci sarà sempre il cuore incantato, forse un po' malinconico ma mai rassegnato, ci sarà sempre una carezza alla luna, alle stelle e un pallone rotondo sul prato per tornare a giocare. A perdifiato.
Così non parlò Bellavista, in attesa del giudizio di dio, tradito e ucciso da voi.
Massimo Longo

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