3 giugno 2011

Calciopoli: un pozzo senza fondo

Editoriale per Go-Bari 2/06/2011

Sembra improponibile il ritorno ad un calcio normale, ormai in mano ai soldi, al potere, alla malavita e alla Snai
foto di Emiliano Carli
Il vecchio vizio della scommessa non è mai morto. Questa è la verità. C'è poco da mettersi le mani nei capelli, dov'è la novità? Ne parlavano tutti e tutti erano possessori di verità, scomode, che sul momento non si potevano dire perchè "non si sa mai", ma ora che è uscito a galla, tutti fanno i risaputi. Un po' come la storiella dell'addio di Conte al Bari, volutamente fatta passare come figlia di dissidi con Perinetti, versione ancora vigente nella fantasia perversa di qualche imperituro addetto ai lavori, e che invece - almeno noi sin dal minuto successivo dell'addio - avevamo notiziato essere figlia della sconfitta del PDL alle elezioni baresi.

Come sempre aspettiamo il decorso della giustizia per poter spernacchiare tizio o caio, ma quelle immagini di portieri goffamente colpevoli parlano da sole e la nausea calcistica è forte solo a sentirle queste notizie. 
Crediamo, tuttavia, che i vari Signori, Bellavista, Doni & C., devono essere stati davvero dei polli nel gestire questo scandalo, a dimostrazione che nel calcio non basta avere due piedi buoni (posto che ce li abbiano...) ma occorre anche cervello. Comprendiamo che per il 90% dei giocatori italiani, il futuro è tendenzialmente scuro, senza pensione, senza fondi di previdenza e senza niente, soprattutto per chi ha guadagnato tanto ma aveva le mani bucate - salvo casi eccezionali - ma se costoro credevano che le scommesse avessero potuto costituire una rendita vitalizia per la loro vecchiaia, allora si son sbagliati di grosso, ed è giusto che paghino. E pure caro. 
Ma come, questa gentaglia non sa che un sms è rintracciabile? Avetrana - tanto per fare un nome ma potremmo farne milioni- non insegna nulla? Non sanno, il pollo Bellavista, la gallina faraona Doni e quell'oca selvaggia di Signori ma in definitiva tutta la polleria limitrofa atrofizzata non solo nei muscoli - un tempo tonici (seppure col beneficio d'inventario...) ma soprattutto nel cervello - che tutte le telefonate sono registrate? Che poi non ci vuole molto, basta fare due più due: se negli anni 70/80 furono beccati come dei pivelli Salvoldi, Rossi, Stefano Pellegrini, Frappampina e una caterva di altri giocatori con i mezzi rustici e rozzi dell'epoca a disposizione, figuriamoci oggi... Insomma, polleria unica, volendo vedere il bicchiere mezzo pieno.

L'ingordigia pecuniaria, criminale, al servizio del giocattolo calcio su cui ancora molti tifosi si illudono della sua pulizia, la fa da padrona su gente senza scrupolo, vittime della globalizzazione, credenti, ormai, solo nella stramaledetta snai, unica fede su cui sperare (altro che dio, padre pio o woityla), che mette a repentaglio la credibilità del calcio con la compiacenza di giocatorini stupidi, disonesti e senza lo spirito sano sportivo, con quella di arbitri corrotti e di persone ambigue losche con valigette in mano o magari insciarpate giusto per darsi un contegno. Intendiamoci: nessuno li vorrebbe santi e piccoli Pierre De Coubertin ma c'è un limite a tutto.
Che poi qualcuno si lamenta ancora come mai la nazionale italiana renda così male: ma se la rosa a disposizione propone giocatori senza testa, svogliati, viziati, appena bravini coi piedi ma col cervellino fino, chattatori doc, schiavi delle tv, amanti della pubblicità, della tecnologia sia pur con rese ridotte, come si può pensare di poter vincere un mondiale o un titolo europeo se a costoro il pallone è subordinato al guadagno illecito? E se a questo ci mettiamo pure il fatto che i due unici talenti su cui, teoricamente,  si dovrebbe poggiare l'impalcatura della nazionale, rispondono al nome di Cassano e Balottelli, due tipi vagamente bizzarri, nemmeno convocati, ieri, da Prandelli, beh, allora è inutile starne ancora a parlare. 

Troppi soldi circolano, troppi interessi, troppo peso ed eccessiva importanza vengono dati a questo calcio che, ormai, ha perso per sempre quel profumo di erba intrisa di pedate di scarpe da pallone che ne facevano fuoriuscire quell'humus devastante per tutto lo stadio, come un aerosol che dilatava le narici intasate dai dubbi degli spettatori paganti e credenti degli stadi italiani. 
Occorrerebbe rovesciarlo come un calzino perchè così non si può andare avanti. Ormai sono 20 anni consecutivi, dopo il primo scandalo scommesse, che è sempre un desolante deja-vu la fine dei campionati, con retrocessioni d'ufficio, punti di penalizzazione, scandali. Ma che calcio è questo?

Legittimo, a questo punto, per i tifosi del Bari, alla luce di strane partite giocate lo scorso anno e di strani errori commessi quest'anno soprattutto in difesa sul finale del torneo, cominciare a sospettare. Quelle parole intercettate a Bellavista - che solo per questi motivi imbarazzanti potevano nominarlo al TG1, mica per i suoi natali o per i suoi modesti trascorsi - sono desolatamente inquietanti e impossibili da fraintendere. Sui vari siti è partita la corsa al momento sospetto: gettonati gli errori di Belmonte a Cesena e a Palermo, la vittoria di Parma, la sconfitta di Genova e le ultime sconfitte in casa, decisamente assurde per quanto strameritate vista la differenza abissale di spessore tra il Bari e tutte le altre.
Ci chiediamo come può il Signor Bellavista insegnare calcio ai ragazzi nel suo centro sportivo bitontino - e quindi insegnar loro l'etica, i trucchi del mestiere, il rispetto dell'avversario - e poi, dismessi gli abiti del mèntore, comportarsi come il peggiore dei delinquenti? Insomma... solo a lui, nelle intercettazioni, potevano uscire quelle parole minacciose in tono tipicamente barese, mica a Signori nè tanto meno a Doni. Anche per questo ci irride l'Italia. Ed anche per questo è rinchiuso in galera a differenza degli altri. almeno per il momento.

Il calcio sta morendo. Anzi crediamo che il calcio sia decisamente morto e sepolto. Fango e melma, ormai, hanno preso di prepotenza il posto del verde, complici chi ci gravita attorno e che, come parassiti, ci speculano. Ormai si muove come un automa, come uno zombi con la sola forza rotativa del pallone maledetto che ormai, spinto dall'inerzia, non rimbalza più. 
Abbiate pietà vorremmo gridarlo noi: maledetti scendete da questo vagone corrotto del calcio e lasciateci godere in santa pace il gusto del pulito e del sano agonismo. Lasciateci illudere che in campo ci tornino Mujesan, Manzin e Florio coi loro baffi anni 70, Grassi e le sue celebri parate malinconiche, Tivelli, Asnicar col la sua chioma nera e Fasoli con il suo caschetto alla Caterina Caselli, Dino Bitetto dai piedi e cervello buoni col palmares di una celebre ed antologica vittoria a San Siro vestito da cavese, D'Angelo e il suo sorriso eterno... Altri non vogliamo nemmeno sentirli nominare. Non fateci mettere in dubbio le corse vere e sincere di Zanetti quarantenne o di Gazzi, forse gli ultimi genuini di un calcio pulito. Forse... Lasciateci pensare che oggi pomeriggio, tra Reggina e Novara nei playoff per la A, ci sarà partita vera: lasciateci pensare che in campo ci vada Udovicich, quello pelato, che sicuramente non si vendeva le partite.
E come credere all'appagamento di Cagliari, Bologna, Bari stesso, e di altre squadre che hanno deciso, ad un certo punto, di smettere di giocare al calcio? E non prendiamo in esempio altri campionati...
Ecco, quando qualcuno ci darà una risposta adeguata, continueremo a seguire il calcio. Anche a Gubbio e a Nocera Inferiore.
Massimo Longo

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