25 agosto 2011

Da Masiello a Masaniello: Metti una sera a cena....

Editoriale per Go-Bari 25/08/2011

Metti Masiello, diventato improvvisamente Capopopolo napoletano come il celebre Masaniello seicentesco, una sera a cena tra stoviglie volanti...

Lo confessiamo: non siamo rimasti granché felici. Quel sottile, intenso, rivolo di amarezza ci ha avvolto come miele, anzi, per dirla tutta, siamo rimasti molto dispiaciuti. Speravamo si trattasse di una boutade, una di quelle grosse, dal momento che abbiamo fatto  fatica a crederlo avendo respirato la stessa aria per un mese. Chi vi scrive è un sognatore (egli, come Cyrano, detesta la gente che non sogna) e, pur essendo affacciato sul davanzale della dannata ed ipocrita quotidianità, con cui, un po' ingenuamente, fa i conti, ama attorniarsi dalle silvie rosseggianti e dalle idee bucoliche, vagamente poetiche, miste al calcio. Ed anche dal buon vino che, si sa, ammazza l'anemia. Abbiamo recepito, e fatto nostri, gli insegnamenti che Seneca dette a Lucilio relativamente all'autosufficienza.
E' una di quelle notizie venute fuori con una precisione e puntualità chirurgica, una di quelle che fanno un baffo alle novità gossippare estive dove “tette” e “culi” celebri, nani e ballerine, idioti scanzonati sguazzanti nell'analfabetizzazione modaiola avvolti dal “nulla re” mediatico, la fanno da padroni qua e la nel divertimentificio arenile e localistico “trend” d'Italia; una notizia in fuga come in quella celebre cinematografica di Pelè, Stallone e Ardilez - col mitico numero 1 dietro la schiena, lui che portiere non è mai stato - quando li vedevano correre, attraverso i sotterranei dello stadio di Berlino, verso la libertà occupata in quel momento dal nazismo. Una notizia, invero, in fuga stavolta dallo Stadio San Nicola. Sessantacinque anni dopo quella di Pelè. Poi, magari, qualcuno si lamenta di talpe nei palazzi di giustizia e delle relative fughe di notizie da condannare con tanto di processo e gogna mediatica. Ma il calcio, si sa, non è il bunga-bunga (sicuramente è peggio) di Arcore e dunque le notizie di questo genere – come dire - sono “autorizzate” in qualche modo ad uscire senza che destino la minima indignazione. E sappiamo pure il perchè, è facile da comprenderlo.
 
Noi di Go-Bari, che non rappresentiamo il "potere" (fortunatamente), umilmente e con tanta buona volontà - ma soprattutto con tanto entusiasmo - siamo stati testimoni in Val Camonica della nascita del nuovo Bari, forse gli unici, a differenza di altri che, da Bari – e quindi da 1000 chilometri di distanza - si sono proclamati tacitamente tali attraverso il telefono usurpando notizie, marcatori e tabellini, siamo noi che abbiamo visto coi nostri occhi la schiusa del nuovo gruppo plasmarsi con armonia e simpatia come mai avevamo visto, nemmeno ai tempi di Ventura e di Conte.
E pensare che Masiello, finalmente scevro dalla "S." iniziale, sembrava in progress, anzi, dopo le ultime amichevoli qua e la per i monti bresciani e abbeverato dalle fontane termali, sembrava un giocatore rivitalizzato, pronto a riscattare la stagione disgraziata appena trascorsa nella quale, quei 9 mesi da “infortunato” sono apparsi francamente sospetti: nemmeno un trapiantato di cuore, forse, sarebbe stato fermo così tanto: lo scrivemmo all'epoca.
 
A vederlo, con quella faccia simpatica da guascone, quasi da Masaniello partenopeo, non ci crediamo ancora. Lo abbiamo visto far coppia fissa con Marotta, sempre col sorriso, pronto alla battuta anche con noi, una foto, una parola, una intervista rilasciata con tanta sincerità (dovevamo farla la sera dell'ultimo giorno di ritiro a Darfo, non fu più possibile per l'orario tardo, ci promise che ce l'avrebbe concessa la sera in hotel perché "ci tengo" – disse - ed, anzi, si mostrò dispiaciuto, quasi volesse rilasciarla ugualmente fuori orario). Sapevamo delle sue scorribande goliardiche in salsa napoletana, così come avevamo intuito, e compreso, le scelte di Conte tre anni fa allorquando - i nostri lettori lo ricorderanno perché lo abbiamo scritto già tre volte nell'ultimo periodo (adesso lo scrivono tutti...) - dovendo scegliere tre giocatori da metter fuori rosa, una delle scelte ricadde proprio su Salvatore Masiello: evidentemente era recidivo.
Dispiace, intanto, umanamente, e poi perché un Masiello a terzino, in B, sarebbe stato un valore aggiunto, un lusso che in pochi si sarebbero potuto permettere anche grazie al suo miglioramento fisico, dovuto alle magie dei preparatori attuali che lo avrebbero portato direttamente ad una condizione atletica perfetta.
 
Ma ha deciso, a torto, di fare il capopopolo nella squadra, forse perché sospinto dall'alto guadagno, forse perché ancora in possesso di quelle sacche antipatiche di presunzione e di arroganza determinanti alla retrocessione dello scorso anno.  E il passo da Masiello a Masaniello, anche per questioni etimologiche - fine inclusa - è breve. Purtroppo. Forse tradito dalla presunzione di essere un "senatore", strapagato (circa 600 mila euro l'anno, uno stipendio ancora da "A"), e con la sua mimica napoletana, contaminato dal suo epicureismo insegnato nelle scuole filosofiche partenopee, gli ha fatto perdere la testa durante una cena.
 
"Metti una sera a cena", per dirla alla Morricone, dunque, una cena al lume di stoviglie, purtroppo, in porcellana e in acciaio, che ad un tratto son volate via come ufo impazziti squarciando l'armonia che, in quel momento, regnava a tavola magari davanti ad un piatto di pasta asciutta fumante. Un piatto bastardo volato via per goliardia, complice quel garçon altamurano di Monsieur Caputò, in direzione Repubblica Ceca, è stato determinante per farlo fuori dai giochi, forse in modo definitivo dal calcio che conta.
E nemmeno l'ottimo Amministratore Delegato Garzelli - che a colpi di uscite verbali (e non solo verbali) ci convince sempre di più - è riuscito a capire la dinamica; "dicitur" un piatto volante, ma un piatto, fisiologicamente parlando, pur se gettato con la massima veemenza verso qualcuno, non può provocare un taglio da 40 punti. Lo dice la fisica, non noi. Tutt'al più può provocare un livido prima di cadere al suolo e, eventualmente, rompersi in più pezzi, ma che si debba rompere in mille pezzi sul braccio provocando un taglio profondo, francamente, ci sembra improbabile. Rimaniamo fermamente convinti che quella sera, a cena, qualcosa di diverso sarà successo. Chissà: magari fra 50 anni la verità la troveremo scritta su un libro del Maestro Antonucci come quella del maledetto fulmine che, in Albania durante la guerra, colpì Cesarino Grossi.
Tuttavia - è appena il caso di precisare - Masiello ha commesso una sciocchezza, e non essendo un diritto avere una seconda possibilità, è giusto che paghi. Siamo daccordo con la società. Per adesso è fuori rosa, poi il collegio arbitrale deciderà l'eventuale rescissione contrattuale, per la felicità della famiglia Matarrese che si libererà di ulteriori impegni onerosi.
 
Del resto una riflessione, finale, è d'obbligo: lo dicevamo in tempi non sospetti, lo ribadiamo adesso. Ecco spiegato il motivo per cui certi giocatori che la piazza barese considera forti ed insostituibili, non trovano sbocchi più prestigiosi, tanto da far diventare Bari il loro punto di arrivo; e di esempi ne potremmo fare molti. Tuttavia ci limitiamo a ricordare gli ultimi, ovvero Almiron e  Barreto, che, guarda caso, sono stati sbolognati da squadre molto più prestigiose che puntano all'Europa: inevitabilmente son finiti a Bari. Così Masiello. Evidentemente le teste non sempre son pregne di zucca. E quando le teste son vacue, meglio lasciarli al loro destino. Per le Champion's e per i traguardi prestigiosi, occorrono anche teste pensanti. Soprattutto.
 
In ogni caso ci piace vedere il cambiamento di pelle del Bari: più interventismo, più vicinanza alla squadra nelle decisioni e, soprattutto, più loquacità a differenza di altri tempi in cui - siamo certi - notizie come queste sarebbero state messe a tacere, magari dietro diplomatici stomatiti o dissenterie improvvise. Complimenti al Dott. Garzelli e al suo staff, meritevoli dell'ennesimo applauso.
Chi ben comincia è a metà dell'opera. Il campionato inizia dopodomani e noi, dondolati dal vagone del treno metaforico che ci accompagnerà qua e la per l'Italia, penseremo oltre che alla nostra amata amica di gucciniana memoria, anche alle maledette stoviglie color nostalgia lanciate impropriamente da Masiello.
Un consiglio, però, all'AS Bari vogliamo suggerirlo. Da oggi, a tavola, solo stoviglie di carta: non si mai.
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