8 luglio 2012

Il pallone tra marrò fango e azzurro cielo

                                             foto: inviaggioconnina.blogspot.com

Sono stato invitato, ieri, dalla Testata "Pugliacalcio24" al primo appuntamento dell'Oscar del Calcio Pugliese e il direttore, il mio amico Ludovico Calabrese, mi aveva chiesto qualche tempo fa di dare un contributo alla serata scrivendo qualcosa per arricchirla. 
Una manifestazione riuscitissima iniziata, però, sotto una cattiva stella con l'incubo di un maledetto generatore di corrente che, forse, piuttosto che fare il suo dovere, ha deciso di adagiarsi in riva al mare che dal "Veneziani" dista uno schioppo, per attendere Minosse. Ma la determinazione di Calabrese e di tutto il suo entourage, ha fatto si che lo spettacolo potesse proseguire, come dico sempre, in direzione ostinata e contraria. Bravo Ludovico.
Relativamente a qualche intervista post gara, a qualche notizia fornita, per tempo, circa le formazioni o quant'altro di utile potesse servire ai validi, giovanissimi, collaboratori di Pugliacalcio24, ho prestato - sia pur saltuariamente - il mio modestissimo, piccolissimo, contributo soprattutto dai vari stadi in cui il "mio" Bari si è esibito quest'anno in quello che ritengo, a tutti gli effetti, un anno in cui si è verificato un vero "miracolo" grazie, ovviamente, non solo all'allenatore Torrente che coi giovani ci ha sempre saputo fare (e sono certo che quest'anno stupirà) e che tra mille attenuanti è riuscito a piazzarsi decimo con 56 punti, con la quarta difesa meno battuta e ben 47 gol siglati da tutti fuorchè da attaccanti (tranne quelli di Caputo), traguardo che a luglio dello scorso anno nessuno degli addetti ai lavori si sarebbe sognato, ma anche grazie a tutto lo staff dirigenziale-tecnico-calciatori che hanno lavorato coi tappi alle orecchie e alzandosi le maniche tenacemente.
Sono onorato di aver partecipato alla serata e spero di aver, come dire, "completato" la serata con questo ultimo mio contributo che vi propongo. Insomma, un'avanzata di giovani: quel che ci vuole per spazzar via il torbido passato recente affinché il pallone torni a diventare tondo e non più trapezoidale.




Eccolo. Un rumore lontano, roboante come un tuono e deflagrante come un fulmine, echeggiare sui tetti di Trieste, attraversar le piazze devastate dell'Emilia, passare per quelle dell'Aquila, fino ad arrivare al molo di Lampedusa.
Eccolo quel rumore lontano abbattutosi, anche da noi, attraverso un solo, immenso, boato la cui eco si è sentita forte dai laghi di Lesina a Santa Maria di Leuca e che ha devastato e trafitto i nostri cuori fino a spezzare le costole della passione.

Schifo, rabbia, pena e inevitabile malinconia si sono impossessati delle nostre anime cromate dall'arcobaleno delle sciarpe non appena il pallone è rotolato nella rete della vergogna, e le narici han cominciato ad annusare non più il profumo inconfondibile del terreno calpestato che si percepisce dalla gradinata a ridosso di un rettangolo verde, ma quello del fango, e nemmeno il rumore del rombo di tuono iconizzato dalle prodezze in bianco e nero di Gigi Riva, con le quali ci siamo innamorati di questo gioco, si riesce più ad  ascoltare; salgono solo fumi di vergogna dalle ciminiere dell'ignominia.
Quel pallone si è sgonfiato, è diventato di forma trapezoidale, orribile a vederlo, quasi come un aliante sospeso nel cielo confuso, rumoroso e triste, con una scritta a réclame sulla scia che ci osserva dal blu, svolazzante su uno stadio fantasma con una luce accecante, ma senza notturna, dove si sentono i cori fantasma, i lamenti, dove si sente piangere l'anima infelice della curva, e i tifosi disperati stanno male, incolleriti con i maledetti che se lo son svenduto per la sete di ricchezza. Un pallone tornato rotondo grazie alle notti ucraine che lo hanno titnto d'azzurro. Si spera per sempre.

Son tempi difficili per il calcio, fango a parte. Pochi i soldi, poca voglia di investire, la crisi economica che si riflette anche sul calcio, gli stadi di Taranto e di Foggia che rischiano di rimanere vuoti, il Bari in autogestione; i tempi felici e spettacolari di Zeman a Foggia, di Conte e di Ventura a Bari e di mille altri allenatori meno blasonati e magari meno fortunati di loro ma sicuramente bravi quanto loro, sembrano spazzati via da un colpo di vento maestrale come quello millenario pugliese che ha inclinato nei secoli il muro di Egnathia, qui a due passi, un colpo di vento che si è abbattuto sulle coste catapultando gioie, speranze e fisiologiche delusioni nell'universo come astri vagabondi in altre galassie lontane dalle costellazioni pugliesi.
Un pallone brutto, trapezoidale, su cui oggi è difficile pure trovarne l'area o calcolarne la circonferenza tanto è stato trasformato e tenuto d'occhio bullescamente come guardiani campestri dai bravi manzoniani travestiti da addetti ai lavori.

Un pallone capace di morte ma anche capace d'amare come quello di Kiev che,  nonostante la sconfitta contro i mostri spagnoli, è sembrato volersi riconciliare coi tifosi grondanti ancora del sangue del tradimento.
Ed è proprio in questo contesto che noi di Pugliacalcio 24 abbiamo provato a chiudere gli occhi trainati dal sorgere di un sole azzurro sull'orizzonte del nord-est europeo e a riavvolgere la nostra vita come dentro un film di Tornatore pensando alle cose belle, alle nostre vite, a certe immagini a cui abbiam voluto dare un'anima con il nostro lavoro fino a guardare in lontananza l’orizzonte del nostro obiettivo: quello di poter presentare, a tornei conclusi, l’OSCAR DEL CALCIO PUGLIESE, un premio targato Pugliacalcio 24, con la consapevolezza di reagire potendo realizzare qualcosa di importante per noi, "formiche" instancabili e laboriose di Puglia, grazie a questo progetto col quale guardiamo, sia pur coi piedi per terra, lontano. 
Ora riapriamo i nostri occhi, ci guardiamo attorno e possiamo ritenerci soddisfatti della nostra informazione sportiva calcistica pugliese, del lavoro profuso che costantemente tutti i giorni offriamo ai nostri lettori,  delle basi che abbiamo gettato. Ed oggi siamo orgogliosi di presentare l'Oscar la cui gioia sentiamo di condividere con chi ha creduto in noi.

Sappiamo che questo premio, forse, non servirà a farci tornare i brividi per il calcio, quei brividi del calcio per un rigore sbagliato o segnato, quello della sana disperazione per un mancato obiettivo, quello delle lacrime di un tifoso juventino al cospetto dell'addio di Del Piero, o quelle di Bonucci mentre Iniesta alza la Coppa al cielo, quello delle emozioni che regalano i colori di una semplice sciarpa, ma abbiamo la consapevolezza di aver fatto bene la nostra parte evidenziando la forza e la lealtà di tante squadre di provincia che noi, di Pugliacalcio 24, abbiamo seguito con professionalità e che riteniamo siano il volano della ripresa. Ed è su queste certezze che si consolida questo numero Uno dell'Oscar che speriamo sia il primo di una lunga serie.
La Puglia è sempre stata terra di confine, pregna di storia: a due passi da qui i crociati son partiti per il Santo Sepolcro, qui son sbarcati i cretesi, i greci, i romani, qui ci passava la Regina Viarum - la Via Appia - che terminava a Brindisi, ed anche la Via Traiana che, guarda caso, passava proprio da Monopoli, e pensate un po', chissà quante volte, su queste strade, ci saranno passati Orazio, Cesare, Augusto e Cicerone per le loro puntate nell'Ellade o nell'Egitto tra viaggi diplomatici e viaggi volti al concupir Cleopatre diversamente italiane; questo è sempre stato lo scalo per i "croceristi d'oriente" sin da quando Cristo non era ancora nei pensieri di Peppino e Maria. La Puglia è stata sempre terra di fratellanza, di tolleranza e di aggregazione religiosa ancor prima che il pallone rotolasse sui terreni verdi.

Ed è su queste basi antropologiche che vorremmo proseguire il nostro cammino parlando, però, la lingua esperanto: quella del calcio. Sperando di tornare a riaprire gli occhi per rivedere quella forma orribile trapezoidale tornare a prendere quella originaria, sferica, ma soprattutto sperando di ritrovar l'alba del sano agonismo dentro l'imbrunire del calcio, lì, nella selva oscura la cui retta via decubertian-pallonara s'era smarrita, spazzando via, speriamo definitivamente, con l'aiuto di una giornata di tramontana tipica delle nostre parti, quest'atmosfera dolente. 
Con noi di Pugliacalcio24, partendo dalla nostra regione senza rombi di tuoni malvagi in lontananza, ma col sole, col mare, col vento e coi colori unici della nostra terra trainati da quel cuore appena tinto d'azzurro-nazionale tornato, sia pur blandamente, a pulsare: del resto è dalle delusioni che, poi, si risorge. Lo cantava anche De Andrè: "dai diamanti non nasce niente, è dal letame che nascono i fior".

Massimo Longo

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