16 novembre 2012

Capitolo Blu: Quei Bravi manzoniani baresi



A Bari, si sa, è sport olimpico mettersi in competizione col giornalista di turno, me in particolare, attraverso la tastiera e, nascosti da improbabili nickname, tendono, senza grande successo anzi risultando parecchio ridicoli, a screditarlo(mi) attraverso storie fasulle costruite a dovere come quella dei panzerotti che avrei consumato con Torrente, oltre che insultarmi ed offendermi perché incapaci nell'interloquire civilmente col sottoscritto; ed è soprattutto sport olimpico saltare su e giù dal carro dei vincitori.

Prima, lo scorso anno, i Bravi baresi ne sono scesi delusi dalla retrocessione e dai tradimenti di quattro balordi, poi, timidamente, in un estremo cialtronesco gesto di coerenza, piuttosto che salirvi alle prime striminzite vittorie e ai primi risultati prestigiosi di Torrente a Torino e contro la Sampdoria o a Genova in Coppa Italia (mi piace chiamarla così e non storpiarla in timcup), si sono aggrappati come quei ragazzini baresi nemmeno decenni - si ricorderà - in canottiera dietro le filovie che conducevan a Carbonara fino agli anni 70 scendendo definitivamente all’altezza delle prime ville patrizie in stile liberty disseminate qua e là sulla “via di Carbonara”, oggi nascoste dalla globalizzazione, e dove le famiglie baresi dal nomen gentilizio importante di fine ‘800 inizio ‘900 si rifugiavano per respirare aria pura quando in città si soffocava.

Si tratta di personaggi che, dopo essersi immortalati in qualche instagram ipocritamente rappacificatore ad Alfedena e subito pubblicate su facebook, dopo quante gliene hanno dette al povero Torrente nel corso dell’anno trascorso, son risaliti sul carro ad inizio anno per "la maglia, per la birra, per la città", salvo, poi, riscendere di nuovo adesso a causa dei "cambi sbagliati", come se tra Fedato, Grandolfo, Ristovski Hysembelliu, meglio conosciuto sotto il nome di Fatmir, e Partipilo ci sia un abisso di differenza. Oppure criticando l’uso di Defendi che è arrivato a Bari nel "pacchetto" Masiello e che starà pure subendo un periodo di indubbia involuzione, ma ai grezzi amanuensi sfugge il piccolo particolare che coi suoi 28 anni garantisce, forse, un certo peso specifico in termini di esperienza avendo incasellato circa 200 partite in B. Come Claiton: non farà la differenza in difesa non essendo un fuoriclasse, ma garantisce un minimo di esperienza necessaria là dietro in una squadra garibaldina che, a detta della società, non solo non verrà rinforzata a gennaio ma addirittura, per sopravvivere, dovrà, forse, privarsi di qualche giocatore. Ma nell'analfabetificio mediatico-giornalistico volto a cercar il capro espiatorio ad ogni costo, la colpa è sempre e solo di Torrente.

Puntuale, dunque, come un orologio svizzero ecco che s'ode il primo scoccar del cronometro che segna l'inizio del travaglio dell'allenatore, già bello e infilzato nel girarrosto mediatico barese in quanto unico responsabile del male del calcio locale. Sicché come una bomba ad orologeria dei film di James Bond, allo scoccare dello "00-00" visualizzato sul display del cronometro, Torrente verrà indotto ad abbandonare. Ormai qui a Bari funziona così. E di esempi ne potrei fare molti, non ultimo Ventura costretto a dimettersi per la terza volta (e definitiva) a gennaio dal rumor sinergico tra tifosi esagitati e stampa, mica per voler di Matarrese che respinse ben due volte le dimissioni volontarie a ottobre e a novembre 2010. Come noto: ma a loro forse non era noto. Fermo restando che, secondo me, pur rispettando i giudizi negativi (ma non condividendoli) di taluni tifosi nei suoi confronti e pur sorvolando sull'antipatia di taluni verso l'ex tecnico quali motivazioni sufficienti per spodestarlo, Ventura andava sollevato dall'incarico sin da novembre, come ho sempre scritto pur difendendolo dalle ingiuste critiche di parecchi tifosi che lo vogliono per forza coinvolto nel calcio scommesse, a differenza della giustizia. 
A Bari la simpatia è parente alla goccia. Dicitur nella suburra barese. E qui si vive di simpatie ed antipatie. Mica si valuta il lavoro o si analizzano le scelte. Del resto all'ateneo di Conversano i docenti spiegano così il calcio. Conversano non è Coverciano quantunque la radice etimologica possa sembrare identica.


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