15 dicembre 2012

Bari Novara: ancora una volta a vincere è l'esperienza



Indubbiamente è un momento che gira tutto storto al Bari. Non gira nessun reparto. Tutto va male, manco quel po' di “popò”, che ci vuole sempre in certi casi, fa capolino nella rosa di Torrente. A questo si aggiunga che l'inesperienza non paga mai, anzi illude e danneggia quanto di buono è stato fatto fino adesso, poi si aggiungano il solito squalificato inopportuno a centrocampo, ed il puntuale, maledetto, mal di schiena improvviso che ha deciso di colpire attraverso una strega beneventana la spalla di Dos Santos in mattinata, unico giocatore che - se non altro - avrebbe garantito sulla linea maginot difensiva un giro di lampada tungstenata nel faro della difesa, e si tirino le somme per la terza sconfitta in casa.
Non sarà un caso che la squadra abbia subìto ben 9 gol in tre gare (oggettivamente troppi) con soli 9 tiri in porta senza mai subire, nettamente, l'avversario. Fa eccezione la gara col Sassuolo che, essendo una "grande", ha dimostrato il suo valore pur senza vincere.
Errare, per questi ragazzi, a cui manca un punto di riferimento in campo, ci sta, ma che perseverino in errori individuali, no. Cui prodest l'ecumenismo torrentiano? Allora vuol dire che i limiti son tanti e troppi. Al di la del rigore preceduto da un fallo di mano novarese.

E inventarsi qualcosa risulta oggettivamente difficile atteso che, secondo il Torrente-pensiero, gettare nella mischia il primo “Altobello” di turno, appare alquanto improbabile ancorchè rischioso in quanto lo stesso bravo giocatore correrebbe il rischio di bruciarsi come un fiammifero senza stelo: ricordate Armenise junior una decina d'anni fa? Ecco. Solo che in quell'epoca, ad allenare, non era un Maestro di giovani, ma un veterano. Lacune e limiti del giocatore, figlio d'arte, a parte, si intende.
Una partita strana oggi, d'altri tempi, con un primo tempo da sbadigli ed una ripresa più pirotecnica; poi quei due fasciati in testa, lì, col sangue grondante ed un bernoccolo grande quanto una collina (sulla testa del novarese) han completato l'immagine crepuscolare di un calcio antico in bianco e nero, in stile Bari Novara, insomma, match giocato per l'ultima volta 40 anni fa con la testa pelata di Udovicich a far da badante.

Si è vista una squadra, quella del Novara, entrata in campo con la mentalità di Rocco che ha badato a chiudersi a centrocampo ed in difesa in maniera perfetta, bloccando ogni iniziativa a centrocampo mostrando quell'esperienza necessaria (che i piemontesi hanno da vendere anche se l'esperienza non sempre fa pendat coi risultati) ma che è risultata efficace al cospetto di una squadra che faceva tenerezza solo nel leggerla in formazione, molliccia e, di conseguenza, senza idee. E coi giocatori contati, con ragazzi inesperti ed affidati solo all'estro di Fedato, giocatore che non può permettersi nemmeno il “lusso” di crescere tra panchina e tribuna, con altri ancora da far crescere, non credo che Torrente avrebbe potuto fare di più.
Senza dimenticare che, pur volendo reagire, bastava rivolgersi in panchina per arrendersi: Partipilo e Visconti, generosi giocatori quanto si vuole che aspettano il loro momento di gloria come si aspetta Godot, erano le alternative sedute lì, giocatori bravi, ma assolutamente inadeguati per porre rimedio a situazioni quasi compromesse. Non può mica spostare sempre il corazziere quirinalesco Borghese in attacco. Diamine.
A questo aggiungiamoci il fatto che la Bari di oggi è risultata la squadra più giovane del torneo con giocatori che, mediamente, variavano dall'88 al '94 tanto che i più anziani son risultati Borghese e Caputo. Insomma, un Bari-Primavera gettato nella Platea della serie B, senza un “Bogliacino” o un “Donati” quantunque al 30%. Macchè. E senza un uomo carismatico, non si va da nessuna parte.

Qualcuno ha chiesto come mai Sabelli non fosse nemmeno tra i convocati: facile. Il romano, proprio in quanto tale, necessita del solito bastone perchè le carote devono avergli fatto male. Questo il Torrente-pensiero. E fa bene. Del resto, se Bellomo e Galano, oggi, sono in nazionale, è per la gestione oculata dei due lo scorso anno tra panchina, tribuna e, talvolta, in campo. Mica per altro.
Fare un gol - anzi un eurogol - a Pescara non vuol dire automaticamente proclamarsi intoccabile, soprattutto se si è ruspanti e si ha fretta di arrivare. Ma questo, si sa, lo capiscono in pochi, mica tutti. Gli altri avrebbero anteposto la bruciature dei due all'oculatezza torrentiana. E lo scorso anno, di questa gente che blaterava autoincensandosi di sapienza calcistica, ce n'era tanta. Oggi, la stessa gente, con la coda tra le gambe, applaude i giocatori e Torrente. A Bari funziona così. Purtroppo.

E poi ci si lamenta sul perchè, Torrente, non “mette” a Borghese, ultimamente determinante per gli avversari, al posto di Ceppitelli, e Ceppitelli al posto di Borghese: Bari Novara ha dato le risposte. Almeno per i tifosi dotati di scorza e di un minimo di raziocinio, mica per gli altri succitati.
Anche Lamanna sembra in un momento involutivo, è fuori dubbio, ma è appena il caso di ricordare che lo stesso portiere ha salvato moltissimi gol fino adesso, oltre ad aver parato un rigore decisivo al 93' a Crotone. Ma, chissà, qualche turno di riposo potrebbe fargli senz'altro bene. Come per altri giocatori.
Occorre reagire. Occorre recuperare Dos Santos per Cesena confidando sul non smantellamento della squadra che, certamente, rimarrà così com'è, anzi, si rinforzerà con i rientranti Iunco, Ghezzal e, soprattutto, con De Falco, già disponibile per Cesena.
Così come occorre che quei pochi tifosi di curva dello stadio più inutile e dispersivo del mondo, piuttosto che pensare all'antimatarresismo, pur comprensibile, pensi a supportare i ragazzi durante la gara e non limitarsi ad applaudirla alla fine. Perchè così facendo, tutte le squadre si sentiranno autorizzate ad osare nella landa desolata bitrittese, espugnandola, peraltro su un campo divenuto nuovamente di ortaggi. Si fossero comprati, con quei 140 mila euro necessari per rimetterlo a posto, un buon difensore ed un discreto attaccante. Almeno.
Forza e coraggio, Dolcenera, e forza ragazzi e forza tutti i dirigenti e i dipendenti: state attraversando un momento negativo e come per tutti i momenti negativi ne seguirà uno più positivo: e lì che vi giocherete la vita della salvezza, ovvero il secondo miracolo torrentiano.

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