28 febbraio 2011

Bari - Fiorentina 1-1: un punto inutile che fa morale

Articolo per Go-Bari 22/01/2011
Convincente la prestazione delle seconde linee di Mutti, fuori i senatori e il gioco ne giova. Putroppo è tardi. Ma la dignità va riconquistata.
Non che la partita di oggi potesse rovesciare la clessidra del tempo nè poteva cambiare il corso del destino: il triste countdown, ormai, è partito da tempo, ed anzi, per gli addetti ai lavori come noi, non sarà facile trovare le parole e le rime adeguate da adesso fino a fine torneo per regalare ai nostri affezionati lettori gli editoriali in forma di prosa tinti di biancorosso. Ci proveremo.

Visto che per assistere ad una vittoria, a quanto pare, non è cosa per Mutti & C., l'imperativo era quello, quanto meno, di cercare di riappacificarsi coi tifosi, di allontanare i fischi, giocando per salvare la faccia e riprendersi quella dignità perduta a causa di magliette risultate non sempre intrise di sudore da parte soprattutto dei senatori: più di questo, con tutta onestà, non può e nè si potrà ambire.

A vederli quei 7/8000 spettatori presenti (non c'erano nemmeno tutti gli abbonati: al loro posto, 687 indomiti ed indicativi spettatori paganti), abbiamo avuto come il sospetto che anche oggi sarebbe stata una disfatta al punto che, oltre al desiderio improvviso di un propositivo piatto di ricci con un bicchiere di prosecco freddo (macchè), il nostro libro rosso testimone di tanti momenti incantati qua e la per l'Italia, era pronto a riemprisi di scarabocchi astratti, con una mano che mantiene la testa e l'altra che usa la penna per sporcare il foglio, con lo sguardo lontano dal rettangolo verde, un po' come si faceva al liceo durante un'ora noiosa di qualche materia, pensando alla compagna di banco, quella vendittiana "più carina".

Ed invece, complice il pallido sole appena velato, con quei 10/12 gradi che facevano l'occhiolino ad una primavera che sembrava spiasse dal buco della serratura dell'impianto, quasi a voler dire che l'equinozio era lì, pronto, ad arrivare, ecco la partita che non t'aspetti.
Mutti in settimana, oltre a gettare zavorra, ha tentato di sradicare la gramigna che infesta il terreno del San Nicola e, di fatto, ci è riuscito tanto che in campo sono fiorite le prime gemme di un gioco seminato, ahinoi tardivamente, dalle seconde linee. Fuori i senatori, dunque, gli irritanti, inutili Almiron Rivas Donati ed Alvarez, dentro chi, pur non parlando italiano (in effetti ci mancava questo problema relativo al mercato di gennaio: credevamo fosse solo quello relativo agli scarti arrivati rotti), ha birra in corpo più di un Almiron qualsiasi per far scorrere dignitosamente il flusso della sabbia nella clessidra fino alla serie B.

Mutti in sala stampa, non a caso, ha detto che questa sarà la squadra su cui puntare: ed in effetti è parso che il telaio su cui lavorare d'ora in avanti sarà quello con quel Codrea che, in questo contesto di gioco, come mediano basso, diventa indispensabile e quel modulo 4-3-2-1 che è apaprso convincente. Ed il gioco cui si è assistito è apparso, sia pur coi suoi limiti, abbastanza fluido supportato da manovre importanti.
Il buon Lino che quando parla sembra un professore di teologia, comincia a capire qualcosa dell'organico della squadra. Ha capito che esiste un'anima, un gioco, anche se in attacco non si riesce a liberare l'uomo per la stoccata finale. E' stato il Bari, in effetti, a fare la partita, ordinatamente, un Bari convincente soprattutto nel secondo tempo che ha giocato a pallone come non si vedeva da mesi. Buone le incursioni di Huseklepp e di Romero purtroppo non finalizzate a causa della cronica sterilità in attacco.

Non riusciamo, proprio, a comprendere quei fischi a Castillo che per fotuna, da professionista serio e vaccinato qual'è, assorbe benissimo: e meno male che ogni partita che sta giocando risulta sempre tra i migliori come impegno. Ma perchè non fischiano altri? Forse sono meno colpevoli? Del resto i tifosi del Bari, in generale, non hanno mai dimostrato di essere maturi e forse anche per questo che non meritano di andare oltre questi risultati, al di la delle colpe societarie: sempre in disaccordo tra di loro, sfilacciati, con i 50 ultrà che fanno gli gnorri nel contestare il presidente a differenza dello stadio intero. Loro si limitano a contestare i giocatori di scarso impegno (che ci sta tutto, per carità) e loro replicano con una prestazione da applausi.

Huseklepp, con al seguito un paio di giornalisti norvegesi, dimostra che, forse, se fosse arrivato prima, non solo avrebbe imparato l'italiano ma sicuramente avrebbe dato il suo contributo alla causa. Occorre dargli tempo ma, si sa, quel che resta è poco e, dunque, basterà accontentarsi del suo sorriso a prescindere da qualsiasi turbolenza.
Non ci sono state molte occasioni: quel rimpallo tra Donati e il portiere della Fiorentina è sembrata l'unica vera occasione, peraltro, sporca. Forse lo scorso anno sarebbe entrata, chissà.

Infine le ultime tre considerazioni: quegli infortuni sul finale di Andrea Masiello e di Castillo che si toccava in continuazione i muscoli delle cosce, sono la risultanza, si, di una gara giocata senza risparmiarsi, ma anche di una chiara preparazione atletica approssimativa le cui origini sono da riscontrarsi sin da Ridanna. Altro che Ventura.
Poi quegli inediti, strani fazzoletti bianchi sventolati spontaneamente quasi a voler comunicare cripticamente qualcosa di arrendevolezza da parte della presidenza, un segnale di chiara insopportazione soprattutto pensado che a "programmare" la B sarà ancora la famiglia Matarrese: sarà un segnale dell'inizio della fine di un'epoca?
Infine l'ottimo Ghezzal che, oltre all'eurogol, ha dato dimostrazione di grande sensibilità dedicando il gol dell'inutile pareggio alla pace nel nord Africa.

E domenica prossima si va ad Udine... Quindi a Milano: basterà il sorriso di Huseklepp.

Massimo Longo

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