22 febbraio 2011

Bari: ritorno in B tra timori, incubi e assurdità

Articolo per Go-Bari 22/01/2011
Si ritorna a calpestare l'erba di Nocera, a pregustare quella di Gubbio tra incubi del passato e paure del presente
Nella foto di Radiogold.it lo Stadio eugubino "Pietro Barbetti"

E adesso cosa ci sarà da aspettarsi in serie B con l'ufficiale giudiziario dietro la porta, con un probabile mega rimborso relativo a Punta Perotti che, verosimilmente, non interesserà il Bari calcio, con una rosa - e relativi enormi ingaggi - da sfoltire, ma soprattutto da prendere letteralmente a calci nel sedere meno che per quei due/tre, con la mancata consueta cascata di denaro fresco proveniente dalle TV dal momento che il Bari non lo vedrà più nessuno, con qualche spicciolo dovuto di default a chi retrocede dalla A che servirà giusto per tamponare eventuali perdite di altre società dell'holding matarresiana, e con la depressione galoppante in città e relativo disimpegno da parte dei 14 mila e passa abbonati? E cosa ne sarà di quei giovani ragazzi tanto faticosamente insciarpati di biancorosso con cui andavano finanche orgogliosamente a scuola, dopo anni di sciarpe padane, grazie alle gesta eroiche di un trio capace caduto dal cielo che rispondeva al nome di Conte, Perinetti e Ventura?


Ed in questo panorama da suicidio di massa, non è meno importante rilevare l'evidente assoluta incapacità di gestire una squadra di calcio sia di A che di B, di allestire un progetto, di reclutare risorse umane capaci, con pochi soldi, di puntare sugli uomini giusti e non sugli scarti rotti e arrugginiti per tentare sin da subito il ritorno in A così come hanno sempre fatto l'Atalanta e il Lecce, rimaste sempre e solo un anno in B.
La B non è facile per nessuno, anzi c'è il rischio concreto del doppio salto carpiato mortale in C se si sottovalutasse l'impegno o, peggio, se ci si sopravalutasse, senza tante passeggiate in "laguna veneta" in gondola.

Il livello in B è esageratamente mediocre e la promozione del Bari di Conte ne è stato un esempio. Meno che l'ormai eterno Torino diventato non più imbattibile e qualche altra squadra più o meno blasonata che, sporadicamente, viene catturata nelle maglie della B, la seconda categoria è composta da formazioni sulla carta improbabili come il Portogruaro, l'Albinoleffe, il Sassuolo, il Cittadella, il Grosseto, il Frosinone e tante altre squadre dal passato tutt'altro che glorioso e che da sempre sono sinonimo dell'umiliazione, dell'assurdo più beckettiano, ma che tuttavia hanno capito i tempi per tentare la scalata nel calcio che conta attraverso un minimo di programmazione, parola storicamente avversa al Bari che, invece, va avanti per inerzia e per improvvisazione. Ecco spiegato il motivo per cui è considerata squadra ascensore. Ovvio che senza un progetto il Bari andrà sempre incontro a dicotomiche e contradditorie prestazioni con sporadiche vittorie a San Siro (bei tempi...) fino alle celebri sconfitte in casa col Sassuolo di turno configurate in altrettanti celebri campionati mediocri. Lo troviamo assolutamente normale.

E a proposito di neo promosse, questo sarà l'anno del Novara di cui il mitico centrocampista pelato Udovicich ne fu un giocatore nel tempo che fu, e da cui il Bari dovrebbe prendere spunto ancor prima della solita Udinese. Un Novara che con un "progetto" portato avanti sin dalla C2 con qualità, serietà e competentenza, molto probabilmente sbarcherà in A grazie alla gestione oculata del vivaio (quello, per intenderci, che voleva Perinetti), al cambiamento di pelle del terreno di gioco trasformato in erba sintetica di ultima generazione, e ad un modus operandi essenziale ed efficace.
Si diceva delle neopromosse e il pensiero inevitabilmente va alle tradizionali sconfitte in cui il Bari è incappato ogni qualvolta gli è toccato di incontrare il Sassuolo, l'Alcamo (anche se si era in C), l'Albinoleffe e tante altre: cosa ne sarà del Bari quando incontrerà il Gubbio, la Nocerina che pure crediamo abbia esagerato con le spese (segnatevelo: secondo noi è una candidata al fallimento) e che ci fa tornare alla mente Pauselli, il Crotone e, forse, l'Atletico Roma, squadra senza tifosi meno che fidanzate, mogli e parenti dei giocatori?

Dunque occorre sedersi a tavolino e prendere una decisione urgente per il calcio a Bari: così non si può andare avanti, anche a costo che i Matarrese segnino il passo, cosa fisiologica dopo 40 anni. E sarebbe anche ora che pure le istituzioni, la stampa, e la città intera debbano d'ora innanzi remare per lo sviluppo calcistico e non verso la paleografia e l'archeologia calcistica capace di incapacità totale. Sarebbe sicuramente un passo avanti e, forse, decisivo. Bari merita ben altri palcoscenici che una passeggiata a Portogruaro o ricalpestare il vecchio Matusa di Frosinone o il Flaminio di Roma dove, da sempre, preferiamo vederci i concerti di Springsteen o il rugby piuttosto che una sconfitta biancorossa che, in effetti, manca alla collezione delle figuracce. Perchè i tifosi, quantunque dimostratisi immaturi, non vogliono più vedere giocatori svogliati, non abituati a soffrire e, dunque, incapaci di combattere per altri obiettivi, che si curano altrove i malanni non diagnosticati (o diagnosticati male) dallo staff medico barese, che preferiscono fuggire per non soffrire (alla Pulzetti, per intenderci) piuttosto che soffrire insieme, traditi da quelle facce da bambini sbarcati a Bari come naufraghi nei gommoni senza un punto di riferimento, che parlano un linguaggio esperanto tra di loro e che passano, però, ore sull'Ipod a chattare su facebook notte e giorno e che si permettono di remare contro un allenatore. Questo, consentiteci, non è un gruppo omogeneo di una squadra di calcio, ma un gruppo da radiare dal calcio, medici e addetti inclusi.

Quanto al presidente crediamo davvero che, forse, per il bene di tutta la città, dal momento che lo stesso ha avuto ed ottenuto tanto dopo quasi 40 anni di Bari calcio, chiave attraverso la quale è entrato in città, adesso sia giunto il momento davvero di lasciare, senza rimpianti, con la saggezza dei 74 anni e dei capelli bianchi che orgogliosamente porta, da nipotini da accudire e che, come Plinio il Vecchio da Como, si lasci trascinare dalla saggezza piuttosto che dal vil denaro. Che lasci, dunque, a chi, magari, ha più coraggio e soprattutto più dignità e più motivazioni da regalare ad una piazza il cui indotto, lo ricordiamo per l'ennesima volta, è tra i primi in Europa. Ma nel frattempo... si ritorna a Nocera Inferiore e l'incubo Manzin ritorna alla mente.
Così è se vi pare, scriveva Luigi Pirandello.

Massimo Longo

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