2 marzo 2011

Bari calcio: la panolada e la maturità (tardiva) dei tifosi

Articolo per Go-Bari 2/3/2011
Con la "panolada" i tifosi hanno mostrato maturità nell'intolleranza al trend di Matarrese
 E adesso niente scuse. La tifoseria barese, intera, non ne può più di questo trend. Sia pur tardivamente (ma meglio tardi che mai) lo ha sancito ufficialmente la "panolada" con la quale i tifosi hanno mostrato intolleranza e insopportazione nei confronti della presidenza non tanto per la retrocessione annunciata, e acclarata col tempo, perchè quella, per una squadra come il Bari, ci sta e ci sarà sempre, quanto perchè il netto solco manicheo scavato tra stelle e stalle negli ultmi due anni, non sono riusciti ad attraversarlo e, di conseguenza, a somatizzarlo con equilibrio e mestizia come sempre avvenuto in casi analoghi.

Troppe le frasi confezionate ad arte farneticate ai microfoni per mantenere una concordia hordinum, troppe le promesse sbandierate per tenere a bada una tifoseria credulona e romantica incapace di reagire e andata, man mano nel tempo, sempre più diminuendo.
Ma questa volta no. La certezza di dover tornare ad impersonare il mesto e riduttivo ruolo in serie B, dopo essere andati ad accendere le luci a San Siro e all'Olimpico e dopo aver scomodato l'Europa mediatica intera per ammirare la migliore squadra di calcio della A in relazione al gioco prodotto, i tifosi non l'hanno digerita.

Probabilmente in quel momento, nel loro animo, deve essere scattata una sorta di rivoluzione interiore delle coscenze (quella di cui scrivevamo in tempi non sospetti e, ovviamente, puntualmente criticata) dovuta soprattutto all'impotenza cui sono stati relegati nel corso di questi 35 anni: forse hanno pensato di dover andare a giocarsela (e perdersela) a Portogruaro, a Gubbio o, peggio, al Flaminio con i parenti, fidanzate e figli dei giocatori dell'Atletico Roma unici spettatori, non dimenticando una certa capatina a Nocera Inferiore dove, per fortuna, tra il reticolato ed il campo di gioco non c'è più il rischio - come una volta a Benevento - di vedere guardialinee e giocatori avversari infilzati dalle punte degli ombrelli (ma che, per quanti hanno vissuto quegli anni di piombo, è ancor pur sempre divisa da Pagani solo dal celebre semaforo). Sarà stato un flash: in quel momento devono essere passate per le loro menti contaminando finanche gli animi, i fotogrammi di un torneo così umiliante.

E i tifosi, con la panolada, hanno dato dimotrazione di maturità, di andare oltre quell'effimero, vacuo e prepotente scudo innalzato dai 50 ultrà i quali, sicuramente, non si aspettavano tanta maturità collettiva dimostrata dalla maggioranza della tifoseria barese, da loro sempre criticata perchè atea e agnostica verso il credo ultrà, e pertanto relegata a tifo di seconda scelta.
E domenica gli ultrà, campioni assoluti del tifo organizzato (anche se un po' banali e scontati nelle spettacolarizzazione) ma che, ultimamente, hanno vanificato attraverso scelte mediatico-strategiche ai limiti della farsa quanto di buono hanno fatto, attraverso i loro predecessori, nel corso della loro ultratrentennale attività, devono aver percepito odor di bruciato: il rischio concreto di vedersi spezzare il cordone ombellicale composto da quella placenta intrisa da tanto amore e poco attrito (unico gruppo organizzato al mondo, quello barese, a mostrarsi tenero e affettuoso nei confronti di una società colpevole e recidiva) con la presidenza deve essere stato forte. La vittoria della democrazia contro quella dei metaforici baci all'anello libico di berlusconiana memoria, volendola paragonare all'oggi.

Il Nord Africa, sia pur attraverso forme di violenza da cui prendiamo le distanze, insegna: per disarcionare tiranni, dittatori, innocui presidenti vari che non hanno soddisfatto il proprio popolo nonostante, spesso e volentieri, abbiano fatto enormi sforzi inutili e assolutamente sbagliati, occorre il fiato naturale del popolo, naturalmente nelle forme innocue e non violente. Così come crediamo fermamente che la strada migliore per far capire a Matarrese che la clessidra del suo tempo è arrivata alla fine sia stata tracciata ieri con la "panolata".

Adesso, però, occorre che tutti, tifosi e soprattutto la "grande" stampa locale, da sempre e troppo spesso accomodante verso la famiglia Matarrese ma non per questo poco professionale, remino verso una crescita della squadra di calcio, verso il futuro, così come sta crescendo la città metropolitana, sia pur a piccoli passi: basta con l'arcaica figura di vassalli al soldo della mediocrità e del potere. Siamo nel 2011, mica nel regno borbonico.

La legge va rispettata e questo vale per tutti, Matarrese incluso, che da sempre, soprattutto da quando fa terra bruciata attorno a se, persevera nel chiedere "comprensione" alle istituizioni come se le stesse dovessero aggirare le leggi, un po' alla Berlusconi per intenderci. E se non si è in grado di andare avanti senza "comprensioni" e accomodamenti, che si lasci. E in fretta, possibilmente senza pretendere lune dal pozzo o attendere le calende greche da Strasburgo, perchè una squadra di calcio sotto sviluppata, non può e non deve costare troppo.

Bari sarà pure vittima della sua levantinità e della sua forma più arcaica e antropologica del commercio e, come tale, un presidente "commerciante" sarà improbabile che si faccia avanti, ma qualche imprenditore, magari della provincia come lo è stato Matarrese, o di qualche parte del mondo si, a patto che non sia pagliaccio coi capelli rossi o che non metta sul piatto della bilancia lupini o fagioli, ovviamente. E allora forza: cosa aspettate a prendervi la squadra di una città vicina agli standard europei e, da domenica, finanche con una tifoseria finalmente (forse) matura?
Anche internet potrebbe dare una mano: perchè non postare video-frammenti della tifoseria di Roma all'Olimpico durante il 3-0 e divulgarli nel mondo invece di sfogare le proprie frustrazioni sui vari forum? Sarebbe sicuramente un bigliettino da visita doc per quanti, eventualmente, potrebbero essere interessati. Nessuno, infatti, si presenta a Roma in 12 mila urlando forza Bari con tre gol sul groppone.

Massimo Longo

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