14 febbraio 2011

Bari - Genoa 0-0: E quel cazzotto allo stomaco nel vederlo laggiù

Editoriale per Go-Bari 14/02/2011

La sabbia della clessidra del tempo inesorabilmente va giù, ma l'aria che si respira è sempre quella. Non si poteva fare di...

E mentre Giampiero Ventura è tornato a respirare l'aria dei quartieri natii dove il sole del buon dio non dà i suoi raggi in quanto impegnato a scaldar la gente altrove, Bortolo Mutti - da appena 48 ore in queste latitudini - comincia a respirare quella dei quartieri fin troppo riscaldati dal sole e dove i raggi, spesso e volentieri, danno alla testa di determinati tifosi, non andando oltre un pareggio inutile, peraltro, alla causa. Un punto conseguito in una atmosfera surreale davanti a 755 paganti oltre ai 14 mila abbonati che - ne siamo certi - ieri erano molti di meno e che fa rimanere stabili le bizzarre intermittenze del cuore dei tifosi il cui destino pallonaro è alla deriva. Un Bari che però interrompe la maxi serie di sconfitte contro un Genoa per nulla trascendentale ma che, fisicamente e metalmente, girava tre volte più del Bari.

Del resto, senza ripartenze, senza far gol e con le solite sviste arbitrali, tipiche dei casi in cui il destino è segnato, appare impensabile pure crederci. Occorre tuttavia andare avanti, giocare per l'onore e per la dignità fino a che la matematica sancirà il de profundis biancorosso, speriamo mai ovviamente, anche se - lo ricordiamo agli ingauribili ottimisti - che tra le prossime gare previste ci saranno Lazio Milan Palermo Udinese e una Fiorentina da quaterna in trasferta che non t'aspetti.

Eppure ieri si son visti i tiri in porta: troppo poco, ovviamente, per poter pensarla in positivo anche perchè manca coesione tra i reparti. Occore lavorare in sinergia tra essi e non, invece, tenersi lontani perchè altrimenti la difesa rimane troppo bassa e il lavoro degli attaccanti, come quello svolto da un eccellente redivivo Ghezzal, risutano vani. Certo, non si poteva richiedere di più ad un gruppo ancora frastornato e che da appena 48 ore aveva cambiato il timoniere di sempre. Ecco, nell'inutilità del pareggio, forse, sarebbe meglio guardare il bicchiere mezzo pieno: con una sconfitta il morale per andare avanti sarebbe sceso ai mini termini e difficilmente si sarebbe potuto andare avanti nel torneo. Vogliamo pensarla così.

Eppure il Bari era andato anche in gol regolarmente, annullato solo da un presunto fallo di Castillo reo di essersi appoggiato su Kaladze. Mutti, a tal proposito, ha capito tutto della "res barensis" nonostante stia qui a Bari da 48 ore: se al posto di Castillo ci fosse stato Ibraimovich, il gol ad Okaka sarebbe stato convalidato. E non per fare del vittismismo ma è così.
Ma intanto, se non si incomincia a far punti adesso, parafrasando lo slogan di una manifestazione importante e riuscitissima di ieri sulla figura delle donna, ultimamente contaminata da squallide manovre del potere, "Se non ora, quando?". Se poi pensiamo che due giocatori che dovrebbero far parte della rincorsa rispondono ai nomi di Donati e Rivas (ma in generale un po' tutti), mai così irritanti come ieri, beh, si comprenderà come, forse, sarà più facile attendere le dimissioni di Berlusconi che veder risalire il Bari.

Era obiettivamente difficile metter su qualche riflessione sul nostro quaderno rosso ormai sbiadito e condensato da pensieri: ma quel riscaldamento ad inizio gara diverso da quello visto fino a domenica scorsa, quel tentativo, da parte di taluni, di arruffianarsi un altro giocatore in curva col pretersto del lancio dei fiori (A. Masiello come Almiron, con la differenza che era diventato neo papà, ndr), constatare nelle formazioni che Gazzi non era tra i titolari e Ghezzal rientrava dopo mesi, ci hanno dato il "la" per cominciare a scrivere qualcosa di convivale. Forse un bicchiere di vino rosso avrebbe riscaldato il momento.Intanto, pur nella mediocrità offerta, ci è parsa una buona gara, vivace, impostata con un gioco diverso da quello di Ventura anche se il modulo, grosso modo, era lo stesso.

La differenza sta nell'aver cercato gli attaccanti coi lanci lunghi e non attraverso il circolo della palla, così come si faceva 15 anni fa, ma per salvarsi va bene pure questo: il Bari non deve pensare alla "libidine" nè allo spettacolo, dunque va benissimo questa tipologia di gioco a patto che, però, sortisca effetti. Anche se, obiettivamente, il problema prioritario rimane la caratura della squadra e non il prosieguo del torneo.

E' difficile, per come intendiamo noi il calcio, fare considerazioni sul Bari di adesso: a vederlo laggiù in classifica, stantio, moribondo, come un condannato nel braccio della morte in attesa di un'improbabile (ma non per questo impossibile) stop all'esecuzione da parte del governatore di turno, mentre le altre squadre, perdendo, fanno di tutto per regalare al Bari su un piatto d'argento la possibilità di crederci comunque, non lascia affatto indifferenti. E' come l'effetto che fa un cazzotto metaforico sullo stomaco ricevuto dopo che il destino ci ha fatto incontrare la donna per la quale avevamo perso la testa e che ci ha fatto soffrire, insieme ad un uomo verso cui, peraltro, si nutrivano già dei sospetti. Capita percorrendo il destino.
Non sappiamo quanta zavorra Mutti abbia lasciato cadere dalla mongolfiera biancorossa in 48 ore: speriamo solo che cominci a gettare quella che i giocatori hanno in testa oltre che quella che ahnno nelle gambe. E' da lì che occorre partire per qualsiasi terapia. Oggi, tanto per fare un nome, Almiron sembrava un pesce fuor d'acqua. E vogliamo essere buoni verso un giocatore decisamente flop, insieme a Barreto.

Poi occorre lavorare sul fisico dei giocatori: come può iniziare una rincorsa una squadra già psicologicamente debilitata messa maluccio fisicamente? E' tardi, la squadra, a questo punto della stagione, dovrebbe essere fisicamente quanto meno pari alle altre squadre per competere salvo poi venir fuori i valori individuali. Perchè una "remountada" può anche essere possibile in quanto i numeri ci sono ma come si può attuarla con una squadra messa così male, con la dannata clessidra che inesorabilmente ingoia gli ultimi granelli di un tempo che sta per scadere? Attendere di vedere la matematica vincere sul compromesso che, invece, il campo lo avrà condannato ed assistere a quei pochi lampi, inutili, effimeri che, eventualmente, potranno regalare ai tifosi mediante una vittoria insperata qua e la, magari all'Olimpico, solo allora vorrà dire che sarà troppo tardi. Ormai.

Mentre le devastanti conseguenze del cazzotto allo stomaco fanno ancora male. E ne faranno chissà per quanti anni. Caro Presidente, l'amore per il Bari non si compra all'Ikea e nemmeno sui banconi dei supermercati di periferia. Oggi è San Valentino e gli innamorati del Bari non saranno granchè felici. Auguri, invece, a tutti coloro i quali si professano innamorati.
Massimo Longo

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