7 marzo 2011

Udinese Bari 1-0: Tra Marx e Matarrese

Editoriale per Go-Bari.it 6/03/2011

Nella sua millesima gara in A, il Bari di Mutti ritrova gioco, orgoglio, spirito di gruppo e... la 17a sconfitta
(foto di www.sport.it)
Bari - A meno dieci dalla fine del tormento, nella sua millesima partita in serie A attesa con emozione e trepidazione dal Maestro Gianni Antonucci ma molto meno, purtroppo, da una piazza stanca e umiliata che meriterebbe di tagliare il traguardo almeno delle cinquemila, il Bari, nel confermare il pronostico della vigilia, ritrova - se non altro e tradivamente - umiltà, compattezza, quell'orgoglio cui Mutti si era appellato sabato in conferenza stampa, e quello spirito di gruppo che sembrava perso per sempre, giocandosi la partita fino in fondo facendo ricredere quanti avevano previsto una goleada bis al cospetto di Sanchez, Di Natale & C.


Quella giocata con l'Udinese è lo specchio della squadra del Bari dell'era matarresiana: quando dà adito di saper contenere, anzi, talvolta pure di poter farla propria, allora è matematica la sconfitta, magari con il solito rigore contro, ed anzi, con la classica e puntuale occasione gol all'ultimo minuto. Strano che non ci sia stato il 2-0 al 96'. Non ne avremo viste mille ma di questo trend, sicuramente, centinaia e centinaia, si.


Ad Udine, nella terra di Pier Paolo Pasolini, si è assistito, per contro, ad un gradito ritorno, ad una "poesia calcistica in forma di rosa": Ghezzal, che dopo esser mancato per un intero girone a causa del grave infortunio, ha portato linfa nuova e vivacità al gioco ma soprattutto dando man forte al centrocampo tornando indietro, all'occorrenza, non concedendo nulla ad Inler che del centrocampo bianconero si è confermata un'ottima pedina.

Ed insieme all'algerino, ispirato sia dalle eccellenti condizioni fisiche che, forse, anche dalle vicende nordafricane, abbiamo visto un ottimo Huseklepp che, nonostante una non ancora eccellente visione di gioco, ha dimostrato di essere in crescita e, siamo certi, fino alla fine saprà dire anche la sua. Complimenti ad Angelozzi per averlo scovato tra i fiordi norvegesi intento a gustarsi un Rakfisk o pescando qualche salmone.


E se Okaka, che pure ha dato profondità alla squadra, non ha reso al massimo anche a causa di un eccellente Domizzi che gli ha morso le caviglie, e pur se Bentivoglio è apparso appannato e comunque non ispirato al massimo, è da biasimare l'atteggiamento di Parisi ma in generale di quei 2/3 come Almiron e Donati (quest'ultimo con oltre 250 partite in A, mica 26) dai quali ci si aspettava una mano in più in termini di qualità, esperienza e peso specifico. Troppi gli errori da parte del pur generoso terzino peloritano in questo campionato, troppi i rigori causati da lui e troppo irritanti certi atteggiamenti da pivello e da ingenuo come quello sul fallo da rigore su Sanchez, ma soprattutto, quello in cui ha simulato un incidente di gioco rimanendo goffamente a terra superato da Pinzi. Capito, adesso, perchè Parisi ha giocato solo una partita in nazionale?


Peccato perchè gli avanti bianconeri non sono quasi mai risultati eccessivamente pericolosi davanti se non per la normale amministrazione considerato che giocavano in casa, al punto che linea difensiva barese ha dato dimostrazione, anche grazie all'ausilio del trio di centrocampo, di saper contenere le giocate, palla a terra, di Sanchez e Armero. Da qui l'esigenza di Guidolin di tentare, con Corradi, di ottimizzare il gioco aereo. Non ce n'è stato bisogno.

Per contro, piuttosto che annotare clamorose occasioni per il Bari, abbiamo soppesato un notevole volume di gioco che, purtroppo, tra varie imprecisioni, sviste arbitrali (netto il rigore su Huseklepp) ed un Zapata davvero baluardo insuperabile, non hanno sortito punti.


La buona prova contro gli undici di Guidolin ha confermato la nostra tesi: se solo la dirigenza invece di mostrare il lato peggiore in una gestione aziendalistica (quella dell'affezionarsi ad un personaggio), avesse mostrato polso agendo da dirigenza di massima serie e non da dirigenza "familiare" di squadra di periferia, magari dell'oratorio, avrebbe allontanato l'incolpevole capro espiatorio Giampiero Ventura per tempo, magari a dicembre, accettando le sue signorili ed oneste dimissioni. Ed invece, come sempre, ha erroneamente preferito tenerselo perchè l'amicizia, l'onestà e quello stile pacato anche se forte e, nel suo silenzio, palesemente chiassoso nel manifetare contrarietà nel non avere ottenuto i giocatori richiesti, lo hanno convinto a farlo rimanere "anche se le dovesse perdere tutte".


Mai come questa volta - lo abbiamo già scritto a natale scorso - siamo certi che qualcosa in società cambierà. Deve cambiare per forza qualcosa, non si può andare avanti in questa situazione, con una tifoseria depressa e impotente, con una B che non si vuol ancora programmare, ed il lento ed inesorabile rischio di un nuovo oblio pluriennale dietro l'angolo.

La tifoseria è inaridita dall'amarezza e dal momento che San Nicola, ormai, ha occhi (da sempre per la verità) solo per le "cose" altrui e poco per le quelle baresi, non sa più a che santo votarsi per avere una squadra degna del suo rango ma soprattutto per vedere andar via i Matarrese dal Bari.


Una presidenza che, nella sua incapacità gestionale, mostra anarchia nel suo potere, un potere nel quale i Matarrese fanno quel che gli pare, un potere assoluto ed arbitrario dettato dalla loro necessità economica di far cassa a tutti i costi ma che sfugge alle logiche razionali dal momento che, pur senza voler fare i conti in tasca, tutto il mondo è al corrente che tra le loro commesse spuntano: un palazzo della Regione e alcuni padiglioni ospedalieri da erigere, scuole, asili, ponti e strade in mezzo mondo da costruire, mentre invece continuano a piangere misericordia per quella "maledetta" Punta Perotti, intascandosi pure i tanti soldi presi dalla lega e dagli sponsor, legittimamente per carità (son soldi loro, mica dei tifosi), senza dirottare nemmeno le briciole, ed anzi, mostrandosi anemici e piagnucoloni quasi avessero effettuato chissà quali sacrifici ogni qualvolta hanno osato spendere qualcosa.
Il loro è un potere che manipola i tifosi in maniera costante, è martellante fino ad annientarli psicologicamente: loro riescono finanche a manipolare parte della stampa e della tifoseria fino al punto di far ricadere tutte le colpe ai collaboratori, risultando alla fine sempre e solo vittime. E' davvero incredibile quel che succede al Bari.

Nel frattempo i valori del tifo genuino passano in secondo piano grazie a quello che Marx chiamava "il genocidio delle culture viventi", nello specifico, nel genocidio della cultura del tifo biancorosso.

La città tutta spera davvero in un cambio epocale ma soprattutto si attende un passo indietro da parte dei Matarrese che, devono capire, che c'è un tempo per tutto. Il loro è scaduto da un bel pezzo. Ci spiace per quel gruzzolo di tifosi della nord che ha puntato la loro esistenza sulle spalle dei Matarrese: ma stiano sereni perchè, tanto, con una nuova presidenza, "la classifica si aggiusterà" lo stesso: basta saperli prendere...
Massimo Longo

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