9 marzo 2011

Bari calcio: Tra cordate e pollai cui prodest?

 Editoriale per Go-Bari 9/03/2011
Troppi galli nel pollaio appetibile del San Nicola e, si sa, così facendo alla fine si troveranno solo penne e piume per l'aia

Ci risiamo. Stavolta l'alibi matarresiano, però, sembra reggere davvero: non è un Perinetti o un pezzo pregiato ad andar via, nè siamo a fine torneo dove il raccolto tanto faticosamente (e fortunosamente, non dimentichiamolo) conquistato viene puntualmente disperso con buona pace per l'umore dei tifosi a cui necessita la solita terapeutica notizia-burla monegasca/americana anti-depressiva per riabilitarli, ma l'esser passati tout-court dalle stelle alle stalle calcistiche, con un'umiliante retrocessione in serie B da digerire dalla quale (utopisticamente) l'imperativo è quello di progettare la risalita immediata in A.


E nonostante le tante ricche commesse in Puglia (Palazzo Regione, padiglioni ospedalieri, scuole), in Italia e in Europa, nonchè la solita litania del mancato rimborso di Punta Perotti, i Matarrese sembrano non vogliano più saperne di proseguire, avendo udito le rumorose campane del gong decantanti la possibile, nonchè fisiologica, fine dell'era.
Son passati gli anni 80 e 90, e parte dei 2000, nei quali la famiglia trasformava il calcestruzzo in oro colato promettendo alla tifoseria i soliti illusori mari e monti ma, di fatto, concedendole solo scarti, ritagli, rotti, frattaglie e merce da ultime bancarella di mercato salvo trovarsi, una tantum, il buon raccolto che piaceva tanto ai tifosi e che, puntualmente, gli tiravano via dal palato a causa del troppo sapore che, storicamente, avrebbero nociuto alle papille gustative dell'holding.

Quella spontanea "panolada", sinonimo di rivoluzione interiore delle frementi e impotenti coscienze biancorosse, e il fiato di una città che, attraverso le sue istituzioni, cerca di dare, con non poche difficoltà, un aspetto più consono allo status di ottava città italiana in odor metropolitano, e rispettosa di tutte le leggi (anche a costo di vedersi abbattutta un propria creatura) deve aver fatto capire alla famiglia Matarrese che, stavolta, non è aria o, per dirla alla ultrà, la classifica non si potrà più aggiustare. Senza dimenticare l'ufficiale giudiziario, dietro la porta, per i crediti comunali vantati.

Da qui i consueti rumors cittadini che hanno cominciato a rindondare dappertutto: da facebook alla stampa, dai forum propositivi alle chiacchiere da bar e/o da barbiere, dalle voci di corridoio nelle univeristà, palazzi istituzionali e finanche in camere di consiglio, alle aule magne liceali e di tribunali, dai calpestii purpurei clericali alla strada, insomma tutti sembrano sapere tutto dell'era post Matarrese e tutti fanno incetta di notizie prese da fonti certe, quasi fossero entrati nella mente della famiglia Matarrese. Beati loro.

E allora si comincia con l'ipotesi "Caronte", traghettatore negli inferi danteschi di questo trancio tormentoso di una A ancora da sbrigare e che, come per la mission tutt'altro che impossibile concessa a San Lino dall'Alta Val Brembana che prevede il trasbordo della premiata ditta Almiron & Barreto e truppa al seguito, dal Ponto all'Ellesponto dell'amara realtà della B, dovrebbe reperire quei 20 milioni di euro (!) per portare avanti la normale amministrazione della serie A e allestire, quanto meno, una dignitosa squadra da B, una squadra che dopo aver calpestato i terreni dedicati ai vari San Siro, San Paolo, Sant'Elia e ai vari dei Olimpici, comincerà a (ri)calpestare quelli di San Francesco a Nocera Inferiore, forse di Sorrento, e quelli inediti di Gubbio e del Flaminio, almeno con l'Atletico Roma.

Quindi i rumors si spostano sulla immancabile cordata, stavolta però, composta da fibre decisamente sottili e, dunque, suscettibili di imminente rottura, una cordata composta da troppe Signorie medievali come De Gennaro, amministratore della Dec, gli specialisti ruvesi in progetti per l'energia termica, i Guastamacchia, dai mastri pastai noiani, i Divella e, infine, i costruttori, peraltro già azionisti del Bari, De Bartolomeo.
E siccome, si sa, nessuno fa niente per niente, e dal momento che l'appetito vien mangiando oltre al non secondario presupposto che non è, questo, un periodo di campagna elettorale, a corollario di tutto, ci sarebbe la riqualificazione dello stadio San Nicola, storicamente sottoutilizzato rispetto alle sue potenzialità, eterna (ex) cattedrale nel deserto della tripolitania bitrittese che, notoriamente, fa gola a molti soprattutto ai costruttori sparsi nel barese i quali sono sempre lì, come degli avvoltoi, ad attendere lo sblocco della variante urbanistica che consentirebbe di aprire i cantieri, una variante ferma nei cassetti della Regione nonostante qualche timido progetto proposto, come quello relativo agli europei del 2016.

Quello che, tuttavia, lascia perplessi i tifosi è la volontà da parte dei presunti interessati alla cordata di far rimanere la stessa famiglia Matarrese all'interno della stesse fibre, in quanto, secondo gli stessi, "avrebbero esperienza". Ma di quale esperienza parlano? Di quella di non essere mai stati capaci di gestire una società di calcio con i santi crismi? Cui prodest, dunque?
E allora il timore è quello di ricadere dalla padella nella brace. Se non peggio, dal momento che in ballo non ci sarebbero le "sorti" del Bari, come giurato e spergiurato dai manutentori dei cordata, ma come sempre tutt'altro, e dunque le solite frattaglie per i colori biancorossi. A questo si aggiunga che troppi galli in un pollaio, proverbialmente, se le son sempre date di santa ragione, lasciando nell'aia solo sconsolanti penne e piume, ed è facile tirar le somme.

La verità è che, per una alternativa a Matarrese, seria, valida e migliore, ci vuole un progetto innovativo, proprio come quello proposto dall'Ing. Di Bartolomeo ma che, al momento, di innovativo ha ben poco: ma come si può pensare che due opposizioni come Matarrese e De Gennaro, ad esempio, si possano attrarre per sempre? E' condicio sine qua non spodestare Matarrese, secondo la tifoseria? Bene: e poi? Altri 35 anni di mediocrità e improvvisazione?

Addirittura c'è qualcuno che, saggiamente, tenta la strada della sottoscrizione attraverso la quale poter comprare una pagina di un quotidiano economico nazionale su cui riporre le proprie speranze di tifoso richiamando eventuali imprenditori italiani interessati all'acquisto del Bari.
Intanto il club, mestamente, si avvia a ritornare a San Siro, nell'ultimo prestigioso palcoscenico di questo maledetto anno le cui canore, struggenti, nostalgiche e poetiche luci, si sa, per il Bari si sono spente da un bel po' al punto che, profeticamente, la lega ha deciso di farla giocare a mezzogiorno, quasi come a dire... chi ha avuto avuto, chi ha dato ha dato, scordatevi queste tribune rossonere e cominciate a vedervi quelle, altrettanto rossonere, di Nocera Inferiore...
Massimo Longo

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