14 marzo 2011

Milan Bari 1-1: nessun rimpianto, solo dignità ritrovata

Editoriale per Go-Bari 13/03/2011
Un Bari alla "Bolchi" strappa un meritatissimo pareggio a San Siro dove le luci, ormai, si sono chiuse per sempre.
Nel 25° A.D. Berlusconis, il Milan impatta clamorosamente col derelitto Bari rigenerato da San Lino Martire. Un classico e vibrante testa coda giocato all'ora dell'aperitivo sotto la pioggia accompagnato dal preludio musical-patriottico dell'inno di Mameli, con un Bari che aveva da chiedere solo di retrocedere possibilmente in piedi. E così è stato. Al cospetto di fior di giocatori che sono oggetto del contendersi di squadre alla Barcellona, mica alla Rimini, purtroppo, fallite.

Un Milan che con un super Thiago Silva e turbo Antonini, impreziosito da Pato, aveva l'occasione per allungare sull'Inter e che invece, una volta partito a razzo, si è reso pericoloso solo sui calci piazzati dove l'ottimo Gillet, ancora una vota, ha superato se stesso con interventi strepitosi degno del palcoscenico di quella A tanto stupidamente e colpevolmente perduta. Un Milan tritatutto che però ha dato segni di nervosismo con Ibraimovich beccato da Brighi mentre scazzotta il solito Sig. Rossi diventato, ormai, bersaglio dei milanesi: chissà, sarà loro antipatico.


Aveva ragione Allegri a non fidarsi del Bari alla vigilia. Chissà perchè nessun allenatore si fida più della squadra di Mutti; evidentemente ne conoscono le potenzialità nascoste e che un po' per sfortuna, un po' per colpa, non sono mai venute fuori a differenza dello scorso anno quando gli stessi uomini, ma con un Bonucci e mezzo Ranocchia in più, da queste parti, facevano brillare gli occhi degli spettatori. E i fatti hanno dato loro ragione: solo due vittorie striminzite per la Lazio e la super Udinese, peraltro su rigore e sul finale, e due pareggi con la Fiorentina reduce da una quadripletta al Barbera e, appunto, a Milano.

Insomma qualcosa deve pur valere questa squadra, di un valore deve essere pur impreziosita, quel valore stranamente sommerso per mesi ed emerso tardivamente, quel valore che sta facendo faticare parecchio gli squadroni. Come lo scorso anno.
Solo Cassano, forse nemmeno tanto convinto nel tirtare in porta, poteva rimettere equilibrio al risultato dopo quel gol bellissimo griffato Almiron-Rudolf. Non fosse entrato l'ex barese, chissà...
Fa rabbia non aver ottimizzato quelle due uniche occasioni in cui il Bari ha messo il muso dalle parti di Nesta e Thiago Silva, oggi veri "registi" del gioco milanista visto che mancava Pirlo e soprattuto visto che con le palle alte Ibra & C. erano puntualmente anticipati dai centimetri della difesa barese. Peccato.

Corsi e ricorsi storici: era il 5 gennaio 1986 (c'eravamo a San Siro, per la cronaca), sul finire dell'era del contestatissimo Giussy Farina, e già sugli spalti dello stadio milanese - non ancora intitolato a Meazza e che ancora si percorreva attraverso le mitiche salite a spirale - spuntava uno striscione pro Berlusconi il quale, ospite d'onore in tribuna (lo ricordiamo perfettamente con qualche ciuffo, forse vero, di capelli), assistette alla partita che, sempre per la cronaca nonchè per i corsi e i ricorsi storici, terminò 0-0. Era il Bari di un certo Bruno Bolchi, ultimo, che retrocesse mestamente in B con appena 22 punti.
E il Bari di oggi ha giocato esattamente come in quella gara, alla Bolchi, con il modulo che a tratti è stato un 6-3-1 e, spesso, un disperato 10-0-0. Insomma, gioco all'italiana, senza un modulo ben preciso se non quello che aveva come imperativo di dare tutti una mano dietro e di alleggerire per far respirare la difesa che mai come oggi ha sfoderato il meglio di se.

Abbiamo assistito davvero ad uno tsunami rossonero che, però, a differenza del dignitoso e sfortunato Giappone, ha trovato dighe maestose resistenti a qualsiasi forza della natura con tutti i reparti biancorossi riuniti in un'osmosi pregna di spirito di squadra e sacrificio al punto che taluni di loro si son gettati a corpo morto sui palloni - un po' alla Belluzzi, tanto per tornare a quel Milan Bari - dando l'impressione, si, di soffrire ma non più di tanto le percussioni rossonere con i preziosissimi contributi delle due ali Ghezzal e Alvarez che hanno fatto un grosso lavoro di copertura e di alleggerimento. Altro che 4-3-3 o albero di natale.

Peccato che il presidente del Milan, tanto per cambiare, non era presente alla partita nonostante ricorresse il 25esimo anniversario del suo mandato rossonero. Forse doveva cambiare il cerotto alla mascella o forse era a casa a preparare i relativi festeggiamenti coi bunga-bunga annessi, non sappiamo, fatto sta che del presidente non v'era traccia: del resto non è una novità. Lui quando vede Bari, o in generale quando percepisce l'ipotesi di avere a che fare con qualcosa di barese, non c'è verso che tenga: scappa e non si fa trovare. E ci dispiace molto, stavolta, perchè intanto non c'erano nè rosse, nè bionde e nè more che avrebbero potuto incontrarlo, e poi perchè si è perso davvero un ottimo Bari. Peggio per lui.

Ora nessun rimpianto. Ormai è tardi per raddrizzare l'asse del torneo. E non si ha nemmeno la certezza che, fosse cambiato per tempo qualcosa, tutto si sarebbe raddrizzato, non possiamo dirlo. Occorreva cadere in B in piedi e in piedi si sta cadendo. Purtroppo. Ma attenti, niente rimpianti: essi nascono solo da sogni irrealizzati e non da gesti incompiuti. Non lasciate che si impadroniscano delle vostre menti perchè altrimenti non continuerete a sognare. Lasciate che siano solo ricordi. Le luci a San Siro, stavolta, si spengono per davvero: quel Bari ammirato a settembre di due anni fa in un cielo pieno di stelle ed illuminato dalla nostra luna ex compagna di viaggio, quel Bari che tutta Europa ha ammirato, non lo si vedrà più. Le luci, invece, rossonere di Nocera Inferiore stanno per prendere il loro posto.
Milano e Vincenzo, cantava Alberto Fortis negli anni 70, quando diceva "Vincenzo io ti ammazzerò, sei troppo stupido per vivere..."

In serie B due sono le strade che si possono prendere: o allestire una squadra competitiva, coi vari Tiribocchi et similia, che tenti subito la scalata in A senza tanti indugi (e la cosa ci sembra improbabile) oppure si rimane in B, senza pretese particolari: in tal caso, forse, nessun male verrebbe per nuocere perchè, almeno, non si avrebbero nemmeno dispiaceri.
Infine ci piace chiudere il nostro editoriale con una frase celebre di Mao Tse-tung il quale consigliava: non dispiacerti di ciò che non hai potuto fare, rammaricati solo di quando potevi e non hai voluto. A buon intenditor poche parole.
Massimo Longo

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