21 marzo 2011

Bari Chievo 1-2: finalmente si attende la matematica

Editoriale per Go-Bari 20/03/2011
Non se ne poteva più: speriamo arrivi quanto prima così l'agonia terminerà

Il Bari perde. E fin qua nulla quaestio, è normale. La novità, invece, sta nel fatto che la speme biancorossa, rinvigorita improvvisamente dall'inusitato e meritato pareggio a San Siro, si spegne definitivamente. Adesso si attende solo la benedetta matematica: era ora, non se ne poteva più. Soprattutto per quei tifosi baresi che, storicamente, si nutrono solo di pane e illusioni, tifosi per cui esiste solo il Bari e che, magari, dello tsunami giapponese, del rischio radiazioni di Fukushima e dei caccia che partono da Gioia del Colle per bombardare Bengasi o Tripoli non gliene frega nulla. Comprendiamo la fede - un po' meno quella verso la Snai, unica ormai su cui sperano lasciando l'auto in doppia fila pur di scommettere - ma, diamine, si parla di pallone, di giocatori che si calciano la vita dietro una sfera di cuoio, mica di guerra o dell'amata donna che, mentendo, dice di andare a cinema o in giro per Bari vecchia con l'amica. La vita è altrove, fuori dal pomerium delimitato da strisce bianche.

Noi lo dicevamo da un paio di mesi che sarebbe stato meglio pensare a disegnare una rosa da B, magari perfezionando sotto traccia qualche colpo provvidenziale piuttosto che pensare ad un'improbabile permanenza, e siccome di società non v'è traccia, la certezza è quella che la serie B verrà allestita con la consueta improvvisazione con conseguente rischio di capitolare in Prima Divisione. Speriamo, almeno stavolta, di essere smentiti. Sono quattro anni che lo vorremmo.

Non c'era la luna di ieri sera, mai stata così vicina alla terra, che ha lasciato col naso all'insù i baresi (e non solo) nottambuli del sabato sera, tuttavia i suoi nefasti presagi si sono abbattuti impietosamente sul San Nicola da sempre terra di conquista e mai fortino inespugnabile (forse sarebbe il momento di cambiare il nome alla stadio, fin troppo vicino ai forestieri), nemmeno nelle occasionali stagioni positive.
Occorreva vincere, centrare la "prima" del Maestro Mutti dalla Val Brembana, in sol maggiore con biscroma inclusa, ed invece si è perso incasellando la diciannovesima notturna, senza luna, di Chopin in rigoroso si minore bemolle. Speriamo solo che l'agonia termini al più presto - perchè no proprio a Parma, visto che saremo in terra melodica, magari accompagnati dalle note di un "Va' pensiero" - con l'avvento della matematica perchè di quest'annata, francamente, non ne possiamo più. Già siamo proiettati, sin da dicembre, a Gubbio e Nocera Inferiore e non vediamo l'ora di catapultarci in questa dimensione.

E meno male che i vari senatori fatti fuori dall'allenatore bergamasco sembravano un ricordo: ed invece, quasi per incanto, rieccoli in campo a far danni e a dare la spallata decisiva al Bari, rieccoli apparire quando meno te li aspetti come le madonne o i padri pii sui muri dei creduloni del sud, ovviamente: mica, infatti, possono apparire sugli omologhi muri della val Brembana.
Ma non si era detto che era colpa di Ventura il quale non aveva più il polso della situazione e che, probabilmente, col suo allontanamento i vari Almiron, Alvarez & C. avrebbero cominciato sicuramente a dare il meglio di loro? E meno male. Del resto lo diciamo da sempre, e stasera ne siamo ancora più convinti, che le colpe non erano di Ventura, con buona pace per gli antiventuriani.

Era la partita di Bentivoglio ma, si sa, i miracoli difficilmente si avverano (figurarsi a Bari) se non, fortunatamente, in Giappone dove dopo 10 giorni vengono trovati persone disperse ancora in vita. E l'ex clivense ha giocato una gran bella partita, purtroppo, risultando inutile alla causa.
Ad un buon primo tempo giocato con vivacità e senso della posizione, sia pur con qualche inevitabile errore dovuto al fatto che la squadra è ultima distaccata, non a caso, da quei 15 punti dalla zona che conta, ha coinciso un secondo tempo decisamente sotto tono, brutto come le canzoni (e l'audio) proposti prima della gara dall'altoparlante, e giocato senza anima e senza idee.
Il Chievo, di fatto, ha dimostrato di essere una squadra quadrata ed esperta per la A (ci vuole tanto?) e che ha trovato la sua dimensione nella categoria (così come la ha trovata il grande Pellissier a Verona, sponda Chievo), a differenza del Bari centenario e trentennale di A, è apparsa una squadra assolutamente battibile ma di fronte c'erano i galletti, mica le rondinelle del Brescia.

Mutti in sala stampa, ad una nostra domanda specifica, ha trovato nel fattore psicologico causato dai due gravi errori in difesa, il motivo della debacle barese del secondo tempo. Ed infatti non può essere diversamente. Non è possibile che Codrea, tout-court, possa sbagliare in quella maniera, con la complicità di Almiron e Rossi. Crediamo che senza quegli errori, forse, il Bari avrebbe vinto la partita o che comunque, se solo fosse stato meno afflitto, probabilmente avrebbe pure reagito.

E adesso? La considerazione è: se anche quello spicchio di curva composto dai 25 ultrà si mette a contestare - sia pur in maniera soft perchè non si sa mai - la presidenza, allora vuol dire che siamo all'epilogo di una egemonia ultratrentennale. Di questo siamo certi. Mai come questa volta abbiamo il sentore che la famiglia possa abbandonare. Speriamo solo che i nuovi eventuali subentrandi siano migliori perchè, come diciamo spesso, il rischio potrebbe essere quello di passare dalla padella nella brace: a questo punto, tanto vale, andare avanti con il minimo sindacale.

Troviamo, invece, assurdo come una rappresentativa di ultrà possa essere penetrata indisturbata nel ventre del San Nicola fino ad arrivare agli spogliatoi, fortunatamente senza accedervi: non è possibile che si possa arrivare a questo senza che nessuno li abbia fermati sin dall'inizio. Poi, magari, per contestare Castillo, immaginiamo, e non ad esempio Codrea o Almiron, altra cosa assurda. Queste sono facoltà che si hanno solo a Bari.
Poi aspettiamoci le solite Iene a prenderci per i fondelli, o Fabio e Mingo a dispensar provoloni alla città di Bari che, ormai, è al primo posto in Italia quanto a derisione per colpa di certe immagini che vengono diffuse.

Ma una domanda è obbligatoria: sappiamo chi è, e come mai è durato un anno solo in ogni città dove è stato, ma il tanto osannato Almiron, a questo punto, non era meglio che rimanesse infortunato sia pur in via di guarigione? Avevamo, dunque, ragione quando dicevamo che piuttosto che lui, c'erano altre priorità. Ma si sa, nessuno ha avuto il coraggio di dirlo all'epoca. Noi si. Orgogliosamente.
Poi, magari, i tifosi puntano l'indice solo su Langella... A buon intenditor poche parole.
Consoliamoci, domani è primavera e meno 8 alla fine.
Massimo Longo  

Nessun commento:

Posta un commento