7 aprile 2011

Bari calcio: La trattativa locale si incarta

Editoriale per Go-Bari 7/4/2011

Troppa burocrazia, troppe carte da revisionare, troppe voci da decodificare: la tifoseria non crede più a nulla

 La trattativa locale volta al subentro di 3 nuovi moschettieri nel Bari calcio si è arenata come un Titanic strozzato tra iceberg di carta. Lo avevamo previsto da queste colonne pochi giorni fa allorquando metaforizzavamo sui troppi galli nel pollaio, animali, non a caso, azzeccatissimi visto il contesto. Intendiamoci: nessun combattimento, ancora, si è svolto nell'aia del San Nicola e speriamo non se ne svolgano mai - ci mancherebbe - ma queste lungaggini, questa attesa, questo voler (o dover) maledettamente prendere ancora tempo in una trattativa diventata nel frattempo bolsa e stucchevole, non fa altro che irritare ancor di più i tifosi che, di conseguenza, cominciano a snobbare un evento che solo fino a pochi mesi fa era in cima ai loro pensieri già pesantemente turbati da scelte impopolari e deleterie precedenti.
Troppa burocrazia, troppe carte da revisionare, troppe voci da decodificare: mai, infatti, i bilanci del Bari, nonostante siano sempre stati sempre cristallini come il mare di Polignano - mare storicamente e gastronomicamente amico dei Matarrese – sono stati letti con chiarezza. Sempre mezze parole, mezze voci ambigue, alcune sospette, troppe vertenze ancora in piedi e soprattutto ancora troppo largo lo iato comunicativo tra società, città e tifosi nei momenti topici della storia del club per poter continuare a pendere dalle loro labbra.

Quelli del Bari credono che piazzando in conferenza stampa Super Gillet, aziendalista convinto, divo prestato alla pubblicità di una banca partner del Bari e che mai parlerebbe “alla Almiron” ma che tuttavia, giustamente, mette i puntini sulle i circa la sua permanenza in B, o il Gazzi dall'aria vagamente intellettuale che spergiura amore eterno al Bari, sia pur con un ghigno che ne tradisce, forse, le reali volontà, o l'Alvarez che, pure, fa un patto di sangue con la città salvo, poi, nemmeno esultare “quanto bastava” al 94' dopo un gol vittoria a Parma (a differenza di Rudolf a Milano al 60') o, ancora, il personaggio che sembra uscito dal più celebre romanzo di Moliere, Almiron, possano bastare a risolvere il problema comunicativo, quando invece le cose da sapere, pur senza dover entrare nel merito delle faccende familiari, sono ben altre.
Carte, fatture, bilanci, bolle, mastrini, buste paghe, clausole, strette di mano a forma di contratti: insomma, c'era da aspettarsela da parte degli interessati (e a questo punto crediamo anche da parte dell'altro imprenditore tedesco) una pausa riflessiva volta alla decodificazione di tutto, pausa che, tra vendite improvvise di brand - ovvero del marchio col galletto stilizzato, guarda caso proprio adesso che c'è una trattativa in corso, anzi due - non al primo estraneo qualsiasi, ma al celebre cognato, lascia alquanto perplessi sia gli addetti ai lavori circa la reale volontà nel voler disfarsi del Bari, che i tifosi, rassegnati, i quali continuano a masticare amaro intravedendo all'orizzonte nuovamente i fantasmi di precedenti trattative andate in fumo pur con altre dinamiche.
Una trattativa vuole, si, riservatezza e i suoi fisiologici tempi di attesa, ma vuole altresì che questi tempi siano ragionevolmente non eterni, meno burocratici, perchè si presume che la volumetria delle carte da decifrare, composta, come nella vita, da un semplicistico “dare ed avere”, non debba essere così estremamente complicata nella sua interpretazione così come, al contrario, potrebbe esserlo la traduzione di Tucidide dal greco all'italiano. Diamine. Da qui i dubbi legittimi.
Noi, volutamente, abbiamo deciso star affacciati alla finestra di fronte a Casa Torrebella per attendere la fumata, bianca nera o... biancorossa. Tuttavia, a naso - ma è una sensazione - non crediamo accadrà nulla di particolare considerate certe mosse fuorvianti della società come quelle suddette; tutt'al più potrebbe rimanere il De Bartolomeo, partner fidato per Matarrese, con qualche altro milioncino in più giusto per rimettere a posto il bilancio del Bari, nonostante i tanti soldini entrati quest'anno di cui, ovviamente, non v'è più traccia, per poi ricominciare con la solita approssimazione una B alle porte che, invero, andava programmata sin da gennaio.
Forse qualche chance in più può averla Kerger, la reincarnazione di Federico II di Svevia con una sciarpa a stelle e strisce in più al collo, ma il timore è quello che anche lui - come per i 3 moschettieri – con una due diligence troppo burocratica, possa, una volta decifrate le carte, togliere il disturbo. Come cantava Battisti: lo scopriremo solo vivendo. Il 30 aprile.
A questo si va ad aggiungere la bufala - l'ennesima - secondo la quale il Bari cercherebbe un personaggio a cui affidare un po' tutta l'amministrazione della società, un deux ex machina insomma: già, per poi  magari, dargli il benservito come per Perinetti nel caso in cui, il malcapitato deux ex machina, dovesse “malauguratamente” fare le cose appena per bene.
E' che ormai i tifosi creduloni si contano sulle punta delle dita di una mano sola: Perinetti e Conte sono ormai il simbolo di una marcata volontà volta ad interrompere da subito, a volte ancor prima di iniziarle, situazioni in cui a trarne vantaggio debbano essere i tifosi. Dunque a credere alle parole son rimasti davvero in pochi.
Adesso, piuttosto, occorre onorare il torneo soprattutto per i tifosi, gli unici ancora che, come degli eterni Perter Pan con la sciarpa al collo, vivono di sogni, quei tifosi convinti del fatto che, se dovesse accadere un improbabile (ma non impossibile) trittico di vittorie, si potrebbero clamorosamente riaprire i giochi salvezza. Beati loro che ci credono insieme a Mutti.
Il galletto barese, tarantolato dalle fauci velenose di Semeraro, ha, se non altro, fatto fuoriuscire l'orgoglio alla squadra ancora troppo imballata di zavorra inutile, da qui le mostranze inopportune di Morrone verso il solito Sig. Rossi, ormai bersaglio preferito di chiunque gli giri attorno.
Sarebbe gradito, a tal proposito, da parte dello scettico patron salentino un altro morso, stavolta meno velenoso, con quella “pizzica” di buon senso in più che sicuramente non gli manca.
Col Catania occorre rilanciarsi, dare una continuità, per uno slancio di finale pirotecnico che lasci i tifosi quanto meno speranzosi. Ma, per favore, senza illudere nessuno: l'imperativo sarà retrocedere in piedi e a testa alta.
Nel frattempo, che si sogni pure. Non costa nulla, del resto.
Massimo Longo

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