11 aprile 2011

Bari Catania 1-1: Arrivederci serie A

Editoriale per Go Bari 11/04/2011

Gettata alle ortiche l'ultima occasione per sperare nel miracolo. Meglio così. Speriamo si pensi alla B adesso

All'andata il caldo era lo stesso nonostante l'equinozio fosse diverso. Grado in più, grado in meno, ma i 24 di ieri c'erano tutti, anche a Catania. Solo un Etna dalla penna bianca innevata e spettacolarmente fumante in più a rendere il panorama diverso da quello piatto e monotono barese, un vago odore di mandorla misto ad agrumi nell'aria al posto di quello nauseabondo di sansa sprigionato dalle parti di Mungivacca e quei blocchi lavici che scendevano fino al mar Ionio sprigionante un'aria ellenica pregna di storia. 

E in questo contesto novembrino, col Bari tutt'altro che spacciato, Giampiero Ventura fu costretto a far di necessità virtù a causa dei noti infortuni e delle presunto ammutinamento all'interno dello spogliatoio ricorrendo a ragazzini inesperti per il palcoscenico della A, per giunta con Alvarez terminale offensivo, con Rana, Crimi, Galasso, Strambelli e D'Alessandro in formazione, riuscendo a perdere “solo” all'85, peraltro su colpo di testa in mischia da parte di un goleador, cosiddetto, della domenica in quanto di mestiere fa il difensore (Terlizzi). 


Naturalmente il tutto non bastò a scagionarlo dall'accusa di aver messo su formazioni sbagliate. Ma siamo a Bari, si sa, e da queste latitudini, pur di salvare i veri colpevoli, compreso lo staff medico-atletico, il mirino della contestazione finì su Ventura il quale, nonostante abbia rimesso il mandato per ben tre volte, e per tutte e tre le volte rigorosamente respinte, non è stato ancora perdonato da parte della tifoseria e di certa stampa: altro che “andava cacciato prima”. Quando si è prevenuti verso una persona, a Bari, è sempre così. Senza dimenticare, ovviamente, le colpe che sicuramente ha avuto ma assolutamente ininfluenti per la retrocessione. 
Come sempre, come nella vita, il tempo lo riabiliterà così come è stato per Conte quando qualcuno insinuò che il suo addio fu solo colpa sua a causa del suo “errato” desiderio di far grande il Bari.

Al San Nicola, contro un Catania sulla carta assolutamente battibile e che fuori casa aveva, fino adesso, raccolto solo briciole (mai una vittoria), il Bari di Mutti voleva dare seguito alla vittoria meritata di Parma anche per continuare a coltivare quel briciolo di salvezza a cui era aggrappato fino alle ore 15 ma, come spesso accade, l'orgoglio e la dignità non sono bastati ad alimentare la flebile fiammella della speranza: una squadra che ha evidenziato tutti i suoi limiti strutturali con un attacco assente, una manovra troppo elaborata da parte delle tante, troppe, mezze punte messe in campo, a volte parecchio evanescenti (vero Huseklepp?), con quell'Alvarez che dopo l'esultanza incontrollabile manifestata a Parma, ormai di diritto nel guiness dei primati dell'esultanza, è ritornato nell'anonimato, con quell'Almiron irritante che saltella in campo e che, come avevamo detto sin da maggio scorso, sarebbe stato opportuno disfarsene insieme a Barreto, con le immancabili amnesie del Sig. Rossi, ma che è riuscita a far gol con Gazzi, una vita da mediano a recuperar palloni che nemmeno si può immaginare, un oplita spartano abituato a lottare come nessuno, a lavorare “sporco” con quella determinazione fondamentale che ci vuole in campo, un gol che non è bastato a vincere.

Nel secondo tempo, infatti, i galletti hanno lasciato spazio alle manovre argentine di Borghessio e Maxi Lopez i quali con la complicità di un piedino involontario di Masiello, sono riusciti non solo a pareggiare, quanto addirittura ad andare vicinissimi alla vittoria in almeno tre occasioni nitide annullate dal solito Gillet, anche oggi il migliore in campo. Mentre Huseklepp, tra un sorriso e un dribbling improbabile, tentava di dar fiato alla difesa.

Dagli spalti non si sono contati i cori contro la presidenza: “Vincenzo vendi la Bari” si è udito chiaramente da destra a sinistra, passando per il centro, segno inequivocabile di una sopportazione ormai tracimata. Staremo a vedere la fumata delle cordate.

Chissà cosa sarebbe stato se quel gol nel finale non fosse stato annullato: si parla di migrazioni di nord africani in Italia ma, forse, domenica prossima ci sarebbe stata una vera e propria migrazione epica verso Cesena. Peccato perchè mai come quest'anno il campionato di A sembrava alla portata. 
Infine due note di serivzio: per Gubbio conviene uscire ad Ancona-Falconara, piuttosto che percorrere l'autostrada del sole, uscita Orte. Così come per raggiungere Nocera Inferiore consigliamo prima una capatina a Battipaglia dove le mozzarelle di bufala sono straordinarie.

Massimo Longo

Nessun commento:

Posta un commento