15 aprile 2011

Raggi, tra Esopo e Woody Allen

Articolo per Go-Bari 15/04/2011

Disquisizioni sulle parole del terzino barese che sanno tanto di vigliaccheria gratuita. 
foto: laseriea.it
 Crediamo che accusare qualcuno davanti ad un microfono senza la presenza del contraddittorio sia sempre sinonimo di vigliaccheria umana. E' la storia esopiana della vita, quella per cui la volpe non riuscendo ad arrivare al grappolo d'uva, mai stato tanto dolce quanto inarrivabile, se la cava vigliaccamente dicendo che, infondo, “è acerba”.
E' facile, troppo facile, dimostrarsi vittime senza guardare negli occhi degli accusati. E il Sig. Raggi, ieri mattina, crediamo abbia perso, forse, l'ultima occasione della sua vita per dimostrare il suo valore di uomo (prima) e di calciatore (dopo).
Del resto dopo che l'ex tecnico Ventura ha deciso di andarsene con le proprie gambe - visto che ben tre dimissioni rassegnate non sono bastate ad allontanarlo - negli spogliatoi di Via Torrebella, ormai, sembra scoppiata l'Olimpiade del malvezzo che consiste nello sparlare “ad minchiam” verso il celebre assente, a prescindere, ovviamente, da responsabilità certe o presunte del tecnico: dai milionari Almiron e Barreto, i cui brillanti apporti - lo ricordiamo – son risultati determinanti e fondamentali alla causa, a Masiello e Rivas, finendo a Raggi. Tutti rigorosamente strapagati dalla società.

E questo voler levarsi, a tutti i costi, i sassolini dalle proprie scarpe ci puzza notevolmente al punto che questi giocatori, finalmente, stanno gettando la maschera carnascialesca di calciatore per mostrare quella reale dell'ipocrisia, unica e vera causa della retrocessione: del resto devono pure cercare di aggrapparsi, con un estremo e disperato slancio mediatico, ad un palcoscenico prestigioso che si stanno lasciando sfuggire di domenica in domenica a causa delle loro prestazioni censurabili coadiuvate, purtroppo, da un discutibile supporto medico/atletico.
E' storia nota che i calciatori, ahinoi, quasi tutti mercenari, nonchè celebri chattatori su facebook o social network similari - magari con webcam inclusa - siano tutt'altro che inclini a scendere dal piedistallo dell'orgoglio su cui troppo frettolosamente, spesso, salgono e dal quale altrettanto troppo lentamente ne scendono.
E Raggi, che pure è un discreto giocatore, non è che la punta di un iceberg di un calcio malato che vige in Italia e dal quale molti allenatori e giocatori, ormai, tendono a fuggire. E fanno bene. Perchè se l'identikit del componente di una squadra deve corrispondere a quello di un giocatore vigliacco, incapace di assumersi le proprie responsabilità e di affrontare con serenità il suo interlocutore, siamo certi che la squadra non farà molta strada perchè ancor prima di essere buoni calciatori, la storia insegna che occorre essere Uomini. Cassano docet, del resto.
Ma forse il Sig. Raggi pensava a Woody Allen, sicchè era meglio, nonchè più celebrativo, mostrarsi vigliacchi per un minuto piuttosto che morti per il resto della vita. Chissà.
E pensare che il giocatore è arrivato a Bari, questa estate, proprio per volere di Giampiero Ventura il quale, venuti meno Bonucci e Ranocchia ed in alternativa al gratuito ed acerbo Rinaldi, cercava un uomo di comprovata esperienza da inserire in difesa dal momento che i soldi per far la spesa erano serviti, col suo avallo, per la conferma degli inutili Almiron e Barreto. E in A, si sa, soprattutto per le squadre che devono badare più a non prenderle che a darle, non esiste il o il fisso; il difensore deve essere eclettico, pronto a qualsiasi evenienza a meno che non ci si chiami Franco Baresi, Giacinto Facchetti, Claudio Gentile o Gaetano Scirea.
In D o in Promozione si può pretendere di giocare a destra o al centro, non in A. Ma tutto questo, forse, il pur volenteroso Sig. Raggi, non lo sa.
E a nulla son valsi i tentativi di Ventura di gettarlo nella mischia di una A divenuta improvvisamente difficile da mantenere a causa dei troppi infortuni, una A dove ci voleva la mano esperta di qualcuno. La sua, appunto. Pur consapevole che lo stesso Raggi avesse, sin da Bologna, i problemi alla schiena dei quali abbiamo parlato in illo tempore ma che ieri son diventati casus belli. Il segreto di pulcinella.
E il Sig. Raggi, sia pur con poca fortuna, si è fatto trovare sempre pronto alle chiamate ma con quelle dichiarazioni di ieri ha tentato di prendere in giro una piazza intera, quasi come se la piazza avesse l'anello al naso (e siamo sempre lì...), blaterando che a Bologna aveva giocato da centrale, e che da centrale, Ventura, gli aveva promesso di farlo giocare quando invece a Bologna ci risulta che abbia giocato da esterno, peraltro con eccellenti risultati: celebre, e forse, determinante quella partita giocata a Bari allorquando annullò Alvarez, all'epoca irrefrenabile.
Forse ci siano sufficienti protezioni contro le tentazioni, ma la vigliaccheria, senza dubbio, è la migliore.
Eppure siamo al redde rationem societario, con troppi ingaggi da sfoltire da parte di Angelozzi per il quale si prospetta un lavoro estremamente difficile, un'impresa, a causa dei tanti soldi spesi male tra l'altro senza intravedere un futuro all'orizzonte.
Una squadra che non sa da dove partire e che, quindi, non sa dove poter approdare. O meglio un approdo consequenziale ci sarebbe pure: la C. Con un doppio salto mortale carpiato all'indietro perchè far ritornare alla base i vari ragazzini Margiotta & C. ci sta pure a patto, però, che vengano supportati da giocatori esperti alla Carobbio, Kamata e Allegretti, per intenderci, quelli dal necessario per competere in B, una B che si preannuncia, ancora una volta, molto modesta e dove basterebbe davvero poco per stravincerla. Ma se nemmeno quel poco si riesce a fare e se ci si mettono pure le goffe parole di certi giocatori, allora è meglio lasciar perdere. Infondo, chi è causa del suo mal, pianga se stesso. Intanto aspettiamo l'esito delle cordate.

Massimo Longo

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