24 aprile 2011

Bari Sampdoria 0-1: Mors tua vita mea

Editoriale per Go-Bari 23/04/2011

Col Bari retrocedono anche orgoglio e dignità. Vince l'anticalcio. Complimenti a tutti


Mors tua vita mea, "belin". Ha vinto l'ipocrisia e l'anticalcio. Come da previsioni. E adesso che nessuno dei giocatori del Bari si azzardi a dire che ce l'hanno messa tutta perchè direbbero la falsità più grande del mondo: Don Chisciotte Mutti ha fatto il possibile per ridar loro orgoglio e dignità ma, a quanto pare, la sua lezione di uomo genuino, semplice, tenace ed onesto, non è servita a nulla. Stiamo parlando di mercenari sordi ai richiami del professionismo. Altro che le colpe di Ventura come sostiene qualcuno.
Siamo a pasqua, dunque farebbero meglio a confessarsi davanti ad un frate per sputare qualche peccatuccio grave commesso sin dai tempi di settembre, senza dimenticarsi quello di oggi, anche perchè se esiste un dio da qualche parte, sicuramente lo hanno tradito. E non solo loro ma anche, e soprattutto, gli ultrà baresi che sono andati ben oltre il gemellaggio previsto, sugellato tra popizze e sgagliozze pei sepolcri baresi, versione diurna. Se questo è il calcio occorre davvero voltargli le spalle per sempre, anche dalle nostre latitudini, perchè così non si può più andare avanti. Si tendono a tollerare tante cose ma questo è onestamente troppo.

Retrocedere ci sta per il Bari, per carità - del resto ne abbiamo viste tante con Matarrese, speriamo sia l'ultima volta con lui - ma farlo così, a tavolino, coadiuvati dalla bieca ed insulsa ironia del solito spicchio di curva nord, oggi davvero da zero in condotta, che con certi slogan sarcastici e caustici ha umiliato i tifosi del Bari mostrando il peggio di se esultando ai gol che il Genoa rifilava ai leccesi mentre il Bari scivolava in B, proprio non ci è piaciuto affatto e non rende giustizia ad una città che sta crescendo sia pur tra mille difficoltà. Non fosse coincisa la retrocessione, tutt'al più, l'avremmo pure capita, pur non condividendola, ma stavolta lassù hanno esagerato. Sono riusciti a disintegrare quanto di buono avevano fatto in questi due anni sia pur tra qualche sketch mediatico di troppo. Purtroppo anche questa è Bari.

E se da un lato la sconfitta ha ridato ossigeno alla Sampdoria, dall'altro ha concesso le chiavi dell'inferno della B che, oltre alle tradizionali puntatine nei campi impossibili ai limiti del beckettiano, ne vedrà una niente male tra le zolfatare infernali di Nocera Inferiore e forse pure a Benevento, per la felicità dello spicchio suddetto.
Un primo tempo dignitoso per il Bari che pur non giocando la partita della vita si è, quanto meno, dato da fare per opporre un minimo di resistenza considerando i suoi limiti strutturali a cominciare da Rivas ed Almiron, oggi particolarmente nulli - sotto lo zero per la precisione - rispetto ad altre occasioni. E se a costoro, poi, si va ad aggiungere lì davanti un potenziale tridente che risponde al nome di Romero-Rivas-Rudolf, si comprenderà che è oggettivamente difficile far qualcosa di buono.

Un Bari inerte, fermo, a sprazzi pure dignitoso, ma in chiaro e colpevole surplace è riuscito a subire quattro occasioni gol da parte della premiata ditta Pozzi e Guberti grazie ad errori a centrocampo da censura da parte, soprattutto, di Almiron sulle cui prestazioni, ormai, preferiamo non infierire, un Bari che non è riuscito nemmeno a far solletico a Volta e Gastaldello se non con un tiro bomba di Parisi su punizione, con Huseklepp che, tra un sorriso ed un altro, ha tirato in porta troppo angolato, e con un colpo di testa di Masiello fuori di poco.
Quello che ha lasciato perplessi, umiliati e demoralizzati soprattutto in virtù delle ottime prove sfoderate contro Milan e Parma, è stato l'atteggiamento assunto dai calciatori che hanno deciso praticamente di non giocare a pallone sposando la causa blucerchiata in pieno così da risolver loro, come da tradizione, la crisi, sia pur momentaneamente, irritando però il pubblico barese il quale non ha apprezzato questo atteggiamento di eccessiva ospitalità.
Occorreva uscire dal campo con la maglia sudata e coi capelli bagnati e poi, eventualmente retrocedere - come il Brescia contro il Milan - ed invece, come previsto, il solo Gazzi - e forse un altro non di più - sono riusciti nell'intento dal momento che si è visto nettamente che i giocatori del Bari hanno tirato vistosamente e colpevolmente i remi in barca dopo il gol della Sampdoria.
E adesso i sorrisi, le istantanee di Conte, di Ventura, dei gol a San Siro e della vittoria all'Olimpico di Roma lasciano il posto alla serie B e alle sue brutture, il tutto con l'abile regia della società, vera colpevole della retrocessione. Che tristezza: la partita dell'amore perduto, parafrasando una celebre canzone del poeta genoano De Andrè, la vera squadra di calcio genovese. In attesa di improbabili cordate.
Massimo Longo

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