22 maggio 2011

AS Bari: addio o arrivederci alla A?

Editoriale per Go-Bari 21/05/2011

La locomotiva biancorossa gucciniana sta per concludere il suo viaggio esplodendo verso le ingiustizie
foto: riminibeach.it

Dunque ci siamo. Il treno della A sta lentamente frenando per entrare con mestizia nella stazione ferroviaria italiana per eccellenza. Il treno dei desideri perduti, dei sogni infranti, delle occasioni avute tra le mani e colpevolmente lasciate cader via, il treno dei rimorsi, del tempo andato e che non ritornerà mai più, dei Perinetti e dei Conte (sui quali leggende metropolitane accomodanti e vigliacche narrano degli screzi che i due avrebbero avuto due anni fa, casus belli del divorzio dell'allenatore dal Bari quando invece anche il mare, il maestrale e finanche le mura di Via Venezia sanno perfettamente che le cause furono la sconfitta elettorale del centrodestra a Bari), il treno dei Ventura, delle luci a San Siro, dei riflettori europei puntati verso Bari, degli allenatori che studiando il modello Ventura, hanno vinto titoli vari e coppe europee, quel treno delle illusioni dai finestrini appannati si fermerà domani sul primo binario della stazione felsinea davanti a quell'orologio ferito che segna da 30 anni a questa parte le 10,23 e che, a vederlo, sembra quasi sancire la fine di un sogno esploso ingiustamente come una bomba lanciata contro i sogni dei tifosi del Bari e contro le ingiustizie da loro gridate e denunciate, parafrasando una celebre canzone di Guccini.

La locomotiva sbuffante e stanca, che emette sibili e fumo, con tosse incessante sembra fermarsi quasi con pìetas cristiana davanti al marciapiede del primo binario. La figura retorica del capotreno invita tutti i giocatori del Bari a scendere dalla scaletta del palcoscenico più ambito, ma vieta ad altra gente di salire perchè quel treno non ripartirà più, muore a Bologna centrale quasi fosse diventata, per l'occasione, una stazione "di testa": e, proverbialmente, "a Bologna si cambia". C'è la coincidenza che, alle 20,30 di domani sera, condurrà direttamente la compagine biancorossa mestamente nel purgatorio della B, passando attraverso qualche stazione ferroviaria di secondo piano presso la quale l'anno prossimo si tornerà, causa forza maggiore.
Dolci ed amene colline, paesaggi tosco-emiliani, di scarpate ferroviarie, di ponti ferroviari costruiti su alvei fluviali ormai secchi, quei profumi di legno, di rotaie e di sassi inconfondibili che sprigionano da ogni poro ferroviario, quelle immagini quasi callimachee di casette intraviste velocemente dal treno, di spiagge invernali deserte, di paesini deliziosi marchigiani appena sfiorati, quel mare Adriatico luccicante vagamente dannunziano, Termoli, e poi quell'odor inconfondibile di humus pugliese. Insomma quel che si vedrà da questi treni non sarà lo stesso di ciò che il precedente eurostar della A è riuscito a far intravedere dai propri finestrini. Tutto verrà visto da altra prospettiva.
E sarà una B indecifrabile, ancorchè modestissima, perchè la famiglia Matarrese è in totale confusione. Ormai regna il caos con Don Vincenzo messo volutamente a riposo dalla famiglia con l'ordine perentorio di tacere e di continuare a fare il suo mestiere di imprenditore, mentre il suo posto è stato preso dai celebri familiari acquisiti.
Con un futuro nebuloso davanti dal momento che lì dentro si continua a condurre la società col piglio della gestione familiare, dove i beni vengono furbescamente passati con comodati stilati ad hoc di parente in parente, dove i poteri di firma vengono estesi a personaggi, cosiddetti tifosi, che nella teoria dovrebbero star fuori dalla società ma che, invece - dati alla mano - ne fanno parte a tutti gli effetti avendo accesso come fossero soci accomandatari ed accomandanti; e con tutta onestà non ci pare questo il modo migliore per gestire una società di A, ma anche di B, in barba ad altri veri tifosi che soffrono per i colori, magari da lontano in quanto stabiliti altrove, e che, pur sentendosi a tutti gli effetti come mentalità vicini alla tifoseria più estrema, di fatto non ne fanno parte. E chi ci legge dovrebbe sapere quante colonne abbiamo dedicato a costoro da anni. Ma non possiamo penetrare nella loro testa, purtroppo. Ognuno è padrone della propria vita e fa la scelta che reputa migliore.
Del resto basta ricordare ciò che è accaduto con la Sampdoria (dio non è morto, fortunatamente: ha voluto che retrocedesse nonostante la vittoria servita sul piatto d'argento) e poi col Lecce e ci si accorgerà della dicotomia con la quale si è oltrepassato il limite del ridicolo. E non vogliamo infierire parlando d'altro. Poi magari c'è qualcuno addetto ai lavori che, ipocritamente e con una faccia di corno grande "così", ancora si chiede come mai certi spettatori siano riusciti a passare attraverso le maglie dei controlli con i botti addosso: non è che ci voglia una laurea per immaginarlo e comprenderlo. E speriamo che lo si comprenda una volta per tutte perchè noi di Go-Bari, se è pur vero che continueremo ad esaltare le gesta dei tifosi quando si limiteranno a fare i tifosi, è altrettanto vero che ne condanneremo sempre le scelte delittuose, ipocrite e destabilizzanti tacitamente avallate dalal società del Bari che, come dice l'evidenza, non prende mai le distanze. Per una società ed una città migliore, pur consapevoli di rivolgerci ai muri. Ma almeno avremo la coscienza a posto e sapremo di aver parteggiato per i veri tifosi. Sperando che un giorno una folata di maestrale o di tramontana violenta, trascini via per sempre tutto l'indotto del Bari calcio. Salvo quelle poche - due o tre - persone che vorrebbero cantare a squarciagola "O bella ciao" ma che, per ragioni comprensibili, non possono permetterselo dal momento che lavorano lì dentro.
Massimo Longo

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