30 maggio 2011

Bari calcio: Dai diamanti non nasce niente. Ma nemmeno dal letame nascono fior

Editoriale per Go-Bari 29/05/2011


Oscurantismo barese: frammentazione dei tifosi, troppe figuracce: gli imprenditori interessati se ne scappano

E' che per il Bari dei Matarrese non c'è limite al peggio. Questa è la verità. Siamo fermamente convinti che questo sia il periodo più nero della sua storia centenaria. Perchè se è vero che il morso della tarantola leccese di natale 2007 provocò una reazione d'orgoglio a cui seguirono tre anni vissuti alla grande (salvezza, promozione in A e decimo posto), è altrettanto vero che, come cantava anche De Andrè, dai diamanti - ahinoi - non è nato niente, ed anzi, quel che è peggio, è che dal letame in cui la squadra di Matarrese si è autocacciata, non nasceranno nemmeno i fior.
E volendola mettere sulla storia, crediamo che questo sia un periodo di oscurantismo biancorosso in cui non si riesce ad intravedere il tunnel di quell'illuminismo sul quale poter sperare in un risorgimento calcistico. E nemmeno il secondo morso tirato dalla tarantola leccese un paio di domeniche fa, sembra esser stato efficace perchè il depauperamento di quel poco di buono che si riesce a costruire in casa biancorossa generato - è appena il caso di ricordarlo - dalla casualità su cui si tende a cavalcare il momento e mai, invece, da un progetto, da un "carpe diem" oraziano, è questione nota, ma l'implosione societaria come per i palazzi abusivi di Punta Perotti accartocciatisi su se stessi, no.
Credevamo nell'immortalità dei Matarrese, una immortalità virtuale che avrebbe continuato ad imporre il loro dictat fatto di panem et circenses verso i tifosi quasi fossero cavalli da far correre nei circhi d'età augustea, ed invece la sensazione è quella più platoniana secondo la quale, pur rimanendo al timone, la stessa famiglia stia canticchiando - magari fuorviando tutti - quella melodia tipica del cigno nelle ultime ore di vita.
Troppe le figuracce rimediate ultimamente in un mix di azioni collaterali in compagnia dei mitici ultrà, da qualche tempo - purtroppo - divenuti loro sponsor ufficiale al pari di alcuni siti-forum pululanti e blateranti on line, ormai deliranti di onnipotenza.
Da quelle immagini ipocrite della festa del centenario, a quelle di sciarpe troppo frettolosamente messe al collo dei politici di destra e sinistra; dalla improvvisa discesa in campo in politica di taluni  gravitanti nell'orbita calcistico-curvaiola, al licenziamento di Conte causato dalla sconfitta di Antonio Matarrese in campagna elettorale che non avrebbe garantito quella copertura politica necessaria per la loro attività; dall'addio di Perinetti a certe partite perse misteriosamente; dalla "efficientissima" mano dello staff medico, alla farsa dell'allontanamento di Ventura, come noto, l'unico incolpevole della stagione balorda; dai capricci di taluni colpiti dal morbo del "piccio" barese, a quell'inquietante intercalare pronunciato dai tifosi alla Prefettura a dicembre, secondo cui la classifica si sarebbe aggiustata, finendo alla retrocessione in B con le figuracce causate dalle intimidazioni ai giocatori, alle due sconfitte in campo contro  Sampdoria - quasi pretesa dagli ultrà - e contro il Lecce, umiliante ma inevitabile, sconfitta soprattutto sugli spalti, fino a quella internazionale per Huseklepp con le possibili nefaste conseguenze. Per non parlare del tacito silenzio-assenso dei media locali. Chissà cosa pensano di noi fuori i confini provinciali. Senza dimenticare gli ufficiali giudiziari, il rischio fallimento e, dulcis in fundo, l'Ufficio del Lavoro.
Poi, magari, ci si chiede come mai nessuno riesce a comprarsi il Bari: se le credenziali sono queste, ecco trovato il motivo per cui tutti gli interessati, ancor prima di aver visto le carte, fuggono via. Un po' perchè i Matarrese, pur dimostrandosi aperti ad ogni trattativa, fanno di tutto per dissuadere gli acquirenti; non sappiamo bene la dinamica, ma qualcosa ci dice che chi osa bussare lassù in casa Matarrese, deve fare i conti non solo con la loro proverbiale cocciutaggine imprenditoriale ma anche con improvvisi debiti che, puntualmente, spuntano fuori come funghi nonostante sbandierino ai quattro venti che i bilanci siano in ordine e cristallini. Un po' come i conti italiani che, secondo il ministero sarebbero sempre in ordine salvo poi, al momento opportuno, scoprirli in profondo rosso.
Poi si allontanano perchè si rendono conto delle difficoltà oggettive, della frammentazione della tifoseria, dell'anarchia che vige tra le tribune e, di riflesso, su internet. Detto degli ultrà che hanno deciso, rispettosamente, di usare questa linea, ci sono poi alcuni personaggi gravitanti nei siti biancorossi che, come tanti piccoli Gheddafi, amano circondarsi da tanti "yes man (e in certe occasioni pure di yes woman)" - non tutti ad onor del vero - i quali mediante un tentativo, in verità abbastanza goffo, di prevaricazione, tentano di autocelebrarsi come paladini del cambio societario usando tutti i mezzi leciti, e spesso illeciti, per accaparrarsi gli acquirenti possibili del Bari, magari a costo di intimidire noi giornalisti impedendo la nostra sacrosanta libertà di pensiero con metrica verbale, mai offensiva e minacciosa, ma decisamente violenta. Para-tifosi, personaggi in piena schizofrenia algebrica generata da goffa onnipotenza in cerca di pubblicità, che non giovano all'ambiente e che non agevolano nemmeno il cambiamento radicale delle sorti del Bari calcio. Insomma, un deja-vu matarresiano. Fortuna che sono la minoranza. I veri tifosi sono ben altra cosa e sono il 99,99%.
Non li invidiamo per nulla i tifosi baresi costretti a scegliere come in un ballottaggio elettorale tra  Matarrese e nuovi imprenditori spalleggiati da questi personaggi arraffoni e prepotenti. Non sappiamo quanto questi imprenditori potenziali possano puntare su una tifoseria così frammentata e quanto, questa, sia in grado di offrire calcisticamente, atteso che temiamo non sia esattamente il meglio di cui Bari ha bisogno.
Sembra una scena eduardiana girata, però, non nei quartieri spagnoli napoletani altezza via Toledo, ma in quelli dei vicoli baresi, altezza Piazza del Matarrese, pardon Ferrarese, vicoli depressi pur se rivitalizzati da alcuni gazebo orribili e dalla sporcizia, oltre ad essere pregni di inquinamento acustico a tutte le ore del giorno, una Bari popolare che spera nell'uomo della provvidenza come fosse una Squinzano, una Isernia o una Rossano Calabro qualsiasi, insomma. Spaccato di una società provinciale dal quale difficilmente la città di Bari riuscirà a prendere le distanze nonostante paracadutisti domenicali, mostre d'arte moderna ubicate in un contenitore ibrido, vagamente assomigliante ad un teatro ma, di fatto, secernente cemento armato, fili elettrici e travi in legno bullonati, sport acquatici innovativi sulla rotonda del lungomare e tutto quanto di buono questa amministrazione sta facendo per renderla appena più europea.
Un nuovo conducator alla barese con queste credenziali non può andare lontano se non al Petruzzelli (o al Piccinni) per una rappresentazione teatrale. Meglio che niente...
Occorre una stabilità economica, un vintage diverso, una coesione in tutto e una condivisione totale, una mentalità diversa da questa. Altrimenti il rischio è quello della colonizzazione. Non rimane che sussurrarlo ad Obama, chissà, forse almeno lui ci ascolta. Male che vada, si continueranno a smacchiar giaguari.
 
Massimo longo

Nessun commento:

Posta un commento