29 giugno 2011

Gillet: un addio tra Temistocle e Tom Waits

Articolo per Go-Bari 29/06/2011

Le esigenze di cassa hanno avuto la meglio sul condottiero barese. E' addio ufficiale


Si chiude qui, dunque, la decennale pagina in comune. Finito il tempo - mutuando Gino Paoli - di cantare insieme, il mondo si è fermato, occorre voltar pagina, e il gatto di Liegi scende qui. Per sempre, stavolta. Saluta tutti e si dirige verso San Petronio a far ricca la terra degli zingari felici di Piazza Maggiore.

Le stramaledette esigenze di cassa non prevedono eccezioni sicchè anche l'ultimo baluardo, da oggi, conclude la sua avventura nella città di San Nicola per la cifra di 1,4 milioni di Euro: non tantissimi se pensiamo che, infondo, è un giocatore con molto mercato e dal quale, forse, si poteva ottenere di più pur consapevoli che il buon Angelozzi che pure sta facendo bene, nel vendere, ha sempre il coltello alla gola da parte dei suoi omologhi dal momento che i giocatori baresi si sono svalutati moltissimo.


La sua cessione è la triste sintesi, inevitabile, della scellerata gestione societaria a stampo familiare e, dunque, assolutamente distante dagli step imprenditoriali necessari per portare avanti una società di calcio di serie A (ma anche di B); una scelta, questa, che è un po' lo specchio di questo periodo decisamente disgraziato per il Bari che è iniziato sulle rive tirreniche labroniche di Livorno due anni fa, è passato attraverso le due prime giornate di quest'anno in cui si è giocato per inerzia, ed è terminato con la vendita del portiere belga. Un amaro e doloroso distacco che sta mettendo in crisi gli animi dei tifosi, e soprattutto delle tifose, che lo hanno imparato ad amare.

E pensare che a trent'anni sarebbe dovuto passare di default nell'Arcontato barese tanto è vasta la sua popolarità, al punto che la nomina di Arconte Eponimo barese era pronto per lui considerato che aveva persino in tasca le chiavi della città gentilmente concesse dal Sindaco Emiliano qualche tempo fa.
E a proposito di gatti (si fa per dire) e di Arconti, inevitabile il raffronto con Temistocle, celebre condottiero ateniese che, come per Gillet, ha affrontato numerose battaglie per il suo popolo oppresso dai persiani: da Maratona a Salamina, tanto per citarne due - le più importanti - tutte comunque fondamentali per la salvezza della democrazia. Così Gillet che ha combattuto da San Siro a Samarcanda, in quella metafora dell'impossibile, dove ha parato i rigori storici qua e la - a Totti in particolare verso i cui errori dal dischetto si provavan gioia indicibili vicini all'orgasmo collettivo - per salvare il Bari, dove ha parato l'impossibile arrivando lassù, tra l'incorcio dei pali e la luna, arrivando persino giocare la palla in area di rigore, dribblando Pellissier e Ibra, per poi tirare il pallone lontano. Lontano...
Temistocle alla fine, come in tutte le storie dei personaggi che hanno reso un servigio alla patria, fu accusato di alto tradimento al punto che, con la pratica dell'ostracismo in voga a quel tempo, fu mandato in esilio. Fortuna che per Gillet nessuno ha mai provato invidia, nè lo si può accusare di alto tradimento, dunque non ci sarà necessario nessun Plutarco degli anni 2010, con le sue nuove edizioni delle Vite Parallele, per riabilitarlo alla storia biancorossa.

360 le presenze col Bari per 411 gol subiti, range non ottimale, onestamente, anche se ha dalla sua parte più di un'attenuante: giocava nel Bari, mica nel Barca o nel Real Madrid; e poi di Ranocchia e di Bonucci ne capitano una volta sola nella vita.
Gillet ha sempre unificato i tifosi senza distinzioni tra curva nord e sud, quasi fosse un punto di riferimento per tutti, un equilibrio costante tra la causa biancorossa e i tifosi, un Capitano coraggioso che, pur responsabile di qualche fisiologica disattenzione, è tornato vincitore da diverse battaglie aumentando proporzionalmente il suo consenso tra il popolo dei tifosi; così come, spesso e volentieri, è ritornato con celebri, inevitabili, disfatte dal momento che era il trascinatore di in una società col piglio gestionale della mediocrità infinita. Tuttavia bastava una parata eccezionale, un rigore parato a Totti, per far tornare sorriso ed entusiasmo a tutti. Una sua parata era come un gol vittoria al 90'.

Il suo "metro e mezzo di statura" - stavolta mutuando da De Andrè - non gli ha mai pregiudicato la carriera, anzi ha dimostrato, coi fatti, di essere ugualmente un campione dietro quegli occhi celesti e quei capelli biondi unici ed inconfondibili. Mai un'incertezza degna di essere annotata, solo quelle fisiologiche di cui pure Zoff e Mayer si sono "macchiati".
Quel sorriso, quel dialetto barese appena imparato e masticato nello slang quotidiano nascosto tra gli iati della sua lingua madre che tanto hanno fatto innamorare i baresi, saranno, ormai, un ricordo come tanti transitati da queste parti e, puntualmente, ora per un motivo, ora per un altro, sfumati nel nulla.

Ed è con quella sana, sincera e composta mestizia che pure noi di Go-Bari - chi vi scrive in particolare - ci accingiamo a terminare il nostro ultimo editoriale dedicato al Capitano, al "number one" per eccellenza, accompagnati per l'occasione da un propedeutico whisky crepuscolare facendoci supportare da una canzone di Tom Waits, mix ideale per questi momenti struggenti.
Addio Gillet, anzi arrivederci da borghese a Bari.

Massimo Longo

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