28 agosto 2011

Il Bari sa anche pareggiare

Editoriale per Go-Bari 27/08/2011

Punto, tutto sommato, positivo per la squadra biancorossa che, pur in difficoltà, riesce a farsi rispettare al cospetto di un Varese più in palla

Bari - E' andata la prima. Dopo i fasti camuni e termali nei quali il Bari l'aveva fatta sempre franca vincendo tutte le gare, ecco scoprire che, "finalmente", la squadra di Torrente sa anche non vincere, sa pure pareggiare ma, soprattutto, sa anche non perdere pur in situazioni di difficoltà in cui la mettono gli avversari. E, come dicono i grandi saggi del calcio, se non si riesce a vincere una partita, è bene accontentarsi di un punto dal momento che da adesso in poi non saranno più i pallottolieri a doversi muovere per i gol fatti, ma i punti in classifica. E la differenza ci pare sostanziale.

In effetti, lo si intuiva: troppo facili le partite fin qui giocate per poter essere considerati test attendibili. E' bastato un Varese qualsiasi, ben organizzato in campo da Benny Carbone - esordiente anche lui come Torrente - a tratti spumeggiante e sicuramente più avanti col gioco rispetto al Bari, per metterlo in difficoltà tanto che, se solo una palla tra Pereira, De Luca, Nadarevic e dello stoico Kurtic - che ha giocato con la testa fasciata per quasi tutta la gara - fosse entrata, con ogni probabilità, nessuno avrebbe gridato allo scandalo, nonostante un eccellente Lamanna tra i pali.
 
Ci spiace, francamente, per quei fischi ingenerosi partiti da chi, viziati e incontentabili sparsi tra i settemila presenti al San Nicola (se ne preventivavano molti di meno nonostante i quasi 3500 abbonati) non ha accettato il pareggio quasi la vittoria del Bari debba essere, per loro, sempre una formula algebrica. Potevano rimanere nelle loro tenute di Rosamarina o nei trulli della valle d'Itria o, perchè no, a Melpignano a lasciarsi mordere dalla Taranta, invece che venire al San Nicola: evidentemente a costoro, abituati a palcoscenici d'alto bordo o ancora convinti che fosse la Juventus l'avversario odierno (l'anno scorso, in effetti, di questi tempi c'era la Juve al posto del Varese) a differenza nostra, abituati, invece, a panem et circenses matarresiano da una vita, sarà sfuggito il piccolo grande particolare che il Bari nascente dalle ceneri gramsciane di una rifondazione, ancora una volta, non ha subìto gol. E per una squadra in difficoltà, con mezza difesa out, con due giocatori adattati a terzino e a centrale, ed uno appena arrivato ancora col trolley a bordo campo che non ha avuto il tempo nemmeno di sbarbarsi, non è poi così male, anzi, è da prendere come uno spunto abbastanza interessante. Segno di una certa armonia difensiva messa in pratica molto bene dagli uomini di Torrente su una Linea Maginot che fa affidamento soprattutto sul soldato Donati messo lì, davanti alla difesa, come un sergente inamovibile, che ne è il perno di tutto il gioco, e dal baluardo Martino Borghese, oggi davvero super (come Sini, del resto).

E', tuttavia, mancato il centrocampo, poco filtro (quasi nulla) e, soprattutto, poca lucidità nel proporsi. Kopunek e Rivaldo hanno avuto molte difficoltà mentre Forestieri, tranne che in quella sola occasione in cui si è involato verso l'area avversaria saltando come birilli tre avversari, è stato molto poco incisivo. Anche in attacco, la premiata ditta Caputo & Marotta, nonostante si siano spesso cercati, oltre a finire puntualmente in fuori gioco e a commettere i soliti falli (soprattutto Caputo), hanno fatto a gara a chi sbagliasse più gol. E lì davanti non ci si può permettere di sbagliare sempre: qualche volta occorre pure metterla dentro. Diamine!
Ma siccome a noi piace vedere il bicchiere mezzo pieno, preferiamo rimandare i giudizi più avanti e, di conseguenza, limitarci a descrivere un Bari zeppo di esordienti che, pur con mille attenuanti, senza esprimere il proprio gioco base per i noti motivi, alla prima su 42 gare, con un caldo torrido, ancora storditi dal caso Masiello, con altre due partite da giocare nei prossimi 7 giorni, è riuscito, comunque, a portar via un punto contro una squadra ben determinata sospinta dalle sacche di esperienza di un anno di B alle spalle vissuto alla grande, pur avendo cambiato molto e pur avendo fuori, come per il Bari, quei 3 elementi fondamentali.
Nel primo tempo il Bari ha sofferto le incursioni di Carrozza e Nadarevic cui Masi e Garofalo, in evidente difficoltà, hanno fatto quel che potevano salvo poi riscattarsi nel secondo tempo quando, pur concedendo metri, hanno stoppato i due incursori prima che entrassero in area con ottimi risultati. Nel secondo tempo, invece, ha preso più coraggio ma ha stentato nella manovra: solo lanci lunghi come i vecchi tempi, quasi si giocasse senza modulo, che non sono bastati a stanare la difesa varesotta.
E nemmeno gli innesti di Scavone, Defendi e Rivas hanno elevato il tasso del gioco, segno che, evidentemente, per attuare quel 4-4-3 tanto caro a Mister Torrente, occorrono gli uomini di qualità e non di quantità come sono, appunto, i tre bravi giocatori appena menzionati, per non parlare delle relative belle speranze.
E a proposito di qualità, domani alle 12 saranno presentati alla stampa i neo arrivati De Paula e De Falco, ovvero coloro i quali dovrebbero elevare il tasso tecnico-qualitativo della squadra biancorossa sperando che, con l'innesto del difensore di qualità ancora mancante (Masiello...?), si possa imporre il gioco - oggi apparso, in verità, piuttosto fiacco e difensivista - e, possibilmente, soffrire di meno. C'è tempo, non è il caso di fare drammi, anzi, come abbiamo detto, guardiamo il bicchiere mezzo pieno così da intravedere gli spunti positivi. Il Bari di Torrente non può essere questo, quello di un tiro solo fatto in porta, con nessun filtro e nessun lampo a centrocampo, e la sola difesa a prendere le redini del gioco. Prima o poi si subisce così.
Fra 48 ore si replica a Modena, in quella "Piccola città bastardo posto" di gucciniana memoria.
Go-Bari, ovviamente, ci sarà. Ed anzi è proprio il caso di dire: Go, Bari!
 

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