5 settembre 2011

Dall'Albinoleffe una sberla terapeutica

Articolo per Go-Bari 04/09/2011

La bestia nera dell'Albinoleffe si conferma tale. Una sberla che riporta sulla terra la squadra di Torrente apparsa un po' troppo presuntuosa ed inesperta
Bari – Prima permetteteci una imprecazione doverosa: accidenti all'Albinoleffe! Ormai è una vera e propria persecuzione quella che da una decina d'anni a questa parte si abbatte sul San Nicola ogni qualvolta scendono giù questi ragazzi bergamaschi autoctoni dalla maglia celestina e che, pur dimostrando di essere una squadra di categoria, rimangono sempre la trasposizione dell'assurdo nel calcio. Così come per il Sassuolo, il Cittadella e il Gubbio.

A volte il calcio è davvero strano, oltre che patetico, stantio, logorante ed irritante: già nel San Nicola, ormai, tutto funziona poco e male, la tribuna stampa è lasciata in balia della ruggine e del tempo con vistosi cedimenti strutturali, gli ascensori non funzionano, la distanza dal terreno di gioco è quella che è, i segni del tempo si vedono eccome, adesso ci si mette pure la lavagna luminosa del recupero e delle sostituzioni manovrate dal quarto uomo a contribuire con del proprio, per cui i sei minuti di recupero diventano un Sigma greco al punto di ingannare persino gli addetti ai lavori che realizzano si tratti di un "tre", e allora è bene che ci si vada tutti a far benedire; se a questo ci andiamo ad aggiungere la pretesa assurda del potere economico mediatico - del goffo e maledetto potere delle tv - di giocare alle ore 15 di una domenica di settembre calda, bollente, allorquando il solstizio estivo è ancora nel pieno della sua attività, con 35 gradi qua e là per l'Italia, ci chiediamo se non fosse stato il caso di proseguire sulla linea delle ore 19, almeno fino a fine settembre, così da sfruttare il beneficio di qualche grado in meno che, sicuramente, avrebbe potuto giovare alle stanche membra dei calciatori, nonchè alle spremute meningi di chi scrive, ovvero degli addetti ai lavori. Ma si sa, è fiato sprecato. Prima il potere, poi gli operai. E' una vecchia regola sempre attuale.

E in questa domenica di settembre che lentamente sta per lasciarci, ecco il Bari che non t'aspetti, un po' incosciente, forse anche deconcentrato, immaturo, probabilmente sceso in campo arroccato nella vittoria di Modena (pericolo dal quale Torrente aveva messo in guardia tutti) decide di calarsi nella realtà della B indossando il costume da bagno per farsi un ultimo tuffo nel Mar dell'Umiltà, forse terapeutico. Un tuffo dove l'acqua sarà sicuramente più blu ma che inevitabilmente si tende ad ingoiare lasciando quel retrogusto di salato sotto il palato che fa sicuramente male.

Meglio. Si, crediamo che certe sconfitte non capitino casualmente, ma a proposito: il Bari dal 18 luglio non sta facendo che vincere, subendo pressoché zero, e dando l'idea di una squadra imbattibile soprattutto in difesa, una fisiognomica di squadra, in realtà, contraffatta che ha illuso, per la verità, pochi e che necessitava oltre che di uomini esperti, anche di quello schiaffo terapeutico che lo riportasse per terra sin da subito. E' arrivato, meglio adesso che a dicembre ovviamente. Il torneo è lungo e una sconfitta non fa testo dal punto di vista della classifica, a patto che si prenda atto che la presunzione non paga mai.

Un buon Bari, tuttavia, nel primo tempo, spinto anche da grandi motivazioni, ha fatto da contraltare un dinamico Albinoleffe che però è riuscito a sfruttare le ingenuità baresi del secondo tempo nonostante i due gol del neo acquisto De Paula.

Certo, quel Kopunek messo lì dietro a destra quando c'era Ceppitelli arruolabile e, se vogliamo, anche un Polenta a metà, sarebbe ora di ripiegarlo e metterlo da parte. Per sempre. Il giocatore dà garanzie precise a centrocampo, è un goniometro da quelle parti, ma là dietro non ci sembra abbia i requisiti necessari alla causa: si lascia superare con troppa facilità e a tratti diventa pericoloso per la squadra barese.

Ma oggi crediamo che, cronicità ormai assodata in attacco (incredibile Caputo), la difesa abbia peccato di inesperienza ed ingenuità. A cominciare proprio da Borghese che ha commesso alcuni errori (soprattutto sul secondo e terzo gol) parecchio veniali, tipici dei giocatori che fanno la differenza in C ma che devono ancora farla in B. Siamo certi che dagli errori si impara sempre e, se vogliamo, in questa domenica settembrina che lascerà il segno, qualcuno lo avrà capito. Almeno speriamo.

Una sconfitta meritata anche se ci piace guardare, in questi casi, sempre il bicchiere mezzo pieno: è vero che si tratta di un Bari partito ufficialmente a fari spenti, però abbiamo visto i rinforzi far la differenza: un eccellente De Falco, un determinante Bogliacino le cui traiettorie  travestite da assist verso gli attaccanti spreconi, sembravano disegnate da un pennello di Giotto o di Cimabue (anche se oggi hanno funzionato a tratti in quanto provvisto di poco fiato), un super Garofalo, autentico stantuffo sulla sua corsia, un Donati creativo e autentico baluardo a centrocampo (errore sul rigore a parte visto che ci sta una tantum) e che sembra rivitalizzato, dunque è inevitabile credere che le basi ci siano. Occorre dar tempo a Torrente, intanto per amalgamarsi meglio, e poi per acquisire quella personalità necessaria in alcuni giocatori senza della quale non si va da nessuna parte.

Lo confessiamo: noi, autentici romantici del calcio (e non solo), al 2-1 per l'Albinoleffe abbiamo invocato la nostra amica luna, ultimamente parecchio latitante e traditrice, ma invano. Il sole, infatti, era troppo forte per poterla vedere apparire, e nemmeno in un prisma rifrattivo sarebbe potuta spuntare. Speriamo appaia a Padova, venerdì sera, allorquando saremo in tribuna stampa all'Euganeo. Oddio, ci sarebbe anche Sant'Antonio da andar a visitare (non si sa mai di questi tempi) ma, laicamente, preferiamo più invocare il satellite terrestre.
Coraggio Bari: non serve imbronciarsi; una sberla terapeutica non potrà fermarti. Anzi, ti farà alzare e camminare speditamente. Le qualità ci sono. Occorre solo che si sblocchino gli attaccanti e che la difesa acquisti personalità. E soprattutto occorre che riappaia la luna.
 

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