24 novembre 2011

Il Bari e gli epigoni


Bene. Assodato che chi doveva accattivarsi le simpatie di quelli della Meleam lo ha fatto ben bene descrivendo la cronaca cialtronesca - minuto per minuto - della trattativa quasi fosse un infiltrato speciale mandato lì in veste di Messia pre-murgiano col pretesto di evangelizzare ma, di fatto, con l'obiettivo di attirarsi le attenzioni dei soliti amanuensi virtuali cronicizzati - a ragione - dal cambio di dirigenza, e visto, altresì, che insieme al figurante "Innominato" manzoniano, in precedenza mascherato sotto le mentite spoglie di un dissuadente e bastian contrario Don Rodrigo, e da qualche tempo a questa parte persino da Masaniello incontrastato dei siparietti tardomelodici radio-televisivi addolciti dalle più spocchiose calzature banderuolensi in cui, tradizionalmente, due piedi entrano in una sola e rigorosa scarpa perchè "non si sa mai", e col sospetto metafisico per cui, finanche altri personaggi simili al celeberrimo punteruolo rosso che tanto male fa ed ha fatto, magari inconsciamente, alle palme matarresizzate baresi mostrandosi a piè di lista in rigoroso ordine e disciplina, quasi fossero tasti scalanti ordinati di un pianoforte, han tentato di penetrare nelle maglie neofite della società angioina pur senza conoscere al momento, per la verità, con quali risultati anche se confido - essendo a Bari e non a Sondrio - in una salita sul carro societario immediata, credo che ormai siamo davvero alla fine. Sicchè questa benedetta trattativa, secondo taluni, già conclusasi da qualche giorno, e portata avanti da personalità manageriali supportati da mecenati gotici o giù di lì, dovrebbe essere conclusa.


Adesso, secondo me, viene il bello. Personalmente, pur manifestando un inevitabile senso di sana felicità anche per la serietà della trattativa, non riesco, in tutta onestà, ad esultare più di tanto. Passi la diffidenza di quanti vedono nella Meleam una società inaffidabile (io, per la cronaca, pur prendendo atto delle trattative finite male, non ho mai mostrato pregiudizio così come si può riscontrare nei miei scritti), tutto darebbe un senso alla storia se si pensa al via libera dei suoli intorno allo stadio, notizia recentissima, entro i quali chiunque potrà costruire castelli aragonesi, templi dorici, agorà adelfiesi-bitontine, o quel che gli pare, anche se - secondo me - troppo distanti dalla città e ancora troppo poco collegata con la stessa: infatti, a Torino, lo Stadio Juve è collegato alla città perchè ci sono i palazzi vicini anche se siamo in periferia: attorno al San Nicola non c'è ancora nulla e una metrò, un carcere o, ancora, un palazzo di Giustizia non farebbero primavera, non assemblerebbe ancora la città. 
Supermercati, cinema alla Swowille di Mungivacca, negozi e tempo libero non attecchirebbero attorno al San Nicola se il territorio è ancora slegato alla città, ci andrebbero, a lavori eventualmente terminati, solo i soliti curiosi iniziali ma poi basta. Questa una mia personale opinione, naturalmente opinabile, generata dopo aver visto il contesto in cui è stato costruito lo stadio juventino.
Non rimane che attendere. Certo, se si inizia con l'arruolare sin da adesso cialtroni analfabeti, si comincia male. Molto male. 
Gli epigoni han fatto sempre male alla storia.

Nessun commento:

Posta un commento