5 febbraio 2012

Viaggio omerico sfidando la natura lucreziana. 'M bacce o nas" a chi dico io



Viaggio tipicamente omerico, tra paradigmi di greco antico e tracce vagamente di tragedia euripidea, tra strade innevate ai limiti del fiabesco, la polizia che a Candela, con fermo garbo, mi aveva ordinato di far retromarcia e di tornarmene mestamente a Bari senza sapere (la Polizia stradale) con chi stava parlando: pur con un ospite sgradito nell'organismo con cui, ormai, temo di doverci convivere non so fino a quando, non mi son perso d'animo.
Mai mettersi contro la natura: perdi sempre. Occorreva un'idea, una di quelle che non ne avrebbe pregiudicato il decorso lucreziano ma, soprattutto, che ne avrebbe dovuto salvare capra e cavoli. Ho tentato di assecondarla, di conquistarla, di concupirla corteggiandola romanticamente attraverso la poesia e la storia stradale. E così è stato.

Tito Lucrezio - che, non a caso, fa di cognome (De)Caro - poeta e filosofo raffinato epicureo gravitante nei circoli cesariani romani e, a tempo perso, pure ex assessore alla viabilità delle strade consolari basolate messo li cencellianamente da "Michi-Nichi", detto anche Giulio Cesare, mi aveva messo in guardia, in effetti, dal proseguire il viaggio attraverso le strade castagnate irpino-sanniticho-appenniniche inseguendo come un palloncino sfuggito dalla mano innocente di un bimbo  Grottaminarda e Lacedonia, consigliandomi, piuttosto, consultando il prodigioso sequel del suo De Rerum Natura, una più oraziana alternativa. E così è stato.
L'ho ascoltato senza alcun indugio, e a Cerignola ovest, quando ormai stavo perdendo ogni barlume di speranza tirrenica per dirigermi verso la solita costiera adriatica, sono uscito al relativo casello per intraprendere  una sfida ai limiti dell'impossibile, ovvero quella di raggiungere Nocera Inferiore attraverso la Basilicata, tra dolci pendii bianchi, pericolose lastre di ghiaccio ai bordi delle strade sconquassate da feroci buche ricoperte, quasi provvidenzialmente, dal ghiaccio e dalla neve, qualche spalaneve quanto mai opportuno a spianarmi la strada verso il successo e un grande senso di eccitazione misto ad sano ed ingenuo arrivismo, tutte costanti che mi hanno spinto verso la sfida con un senso di moderata grandezza umana, insieme a Patty Smith e Joni Mitchel a tenermi compagnia in auto (musicalmente), e a parte della mia famiglia decisamente fondamentale ieri, pur con un provvidenziale orecchio a "Viaggiare Informati- Isoradio" perchè non si sa mai.

E nello spirito romantico col quale avevo deciso di corteggiare la natura son, così, transitato da Melfi per rendere un doveroso "inchino" pur evitando buche più dure di battistiana memoria e scogli sporgenti ad una delle dimore del Puer Apuliae, quindi, slittando qua e la ma con una strada miracolosamente percorribile, raggiungendo Venosa per scrivere un'Ode, ma anche un'Epode, al mio amico Orazio, ancora fino a raggiungere Tito, appunto, in onore a Lucrezio, e infine, tra uno slittamento blando ed un sussurro, con un occhio all'orologio, raggiungendo una Potenza imbiancata dove, guardando la strada sgombra da neve, ho realizzato che ero tornato il guerriero di sempre, ancor prima di immettermi sull'unico tratto decisamente funzionale dell'anti-autostrada Salerno-Reggio Calabria che, senza alcuna difficoltà, mi avrebbe condotto a Nocera Inferiore. Alla faccia di chi dico io.

Occorreva solo pigiare un po' sull'acceleratore per arrivare in tempo così da levarmi qualche ideale sassolino dalla scarpa verso qualcuno. E così è stato. Alle 14,10 ero al parcheggio dell'Ospedale attiguo casualmente, come in ogni storia napoletana che si rispetti, allo stadio, parcheggio che, ufficialmente, avrebbe dovuto contenere solo auto di parenti degli infermi ma che, di fatto, raccoglieva auto anche di sportivi; sicché pagando il solito dazio economico di appena un euro e cinquanta tipicamente epicureo, ho lasciato la mia auto più o meno in mani sicure.
Da lì a piedi allo Stadio con la consapevolezza di avercela, ancora una volta, fatta. Il fine gara, invece, è stato tutto da incorniciare e divulgare ai posteri: essendo il solo giornalista barese arrivato a Nocera Inferiore, piuttosto che andarmene con le mie gambe attraverso possibili pericoli, ho preferito andarmene, dopo aver chiesto il permesso a chi di dovere, seguendo la scia dei due mini-autobus messi a disposizione al Bari Calcio per raggiungere venerdì Nocera, scortato dalla polizia tra sirene sparate a mille, sorpassi alla James Dean e piede puntato sull'acceleratore fino al casello di Cava de' Tirreni. Un po' drammaticamente buffa la cosa ma decisamente salutare ed efficace. Poi, Lucrezio, attraverso Isoradio, mi ha informato che nel frattempo l'autostrada appenninica era stata riaperta al traffico e, dunque, non ho esitato a percorrerla fino ad arrivare, da vincitore, a Bari.
E ancora una volta è uscito l'oplita spartano che è insito in me. Sempre e comunque "m'bacce o nas" a chi dico io.

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