27 marzo 2012

E quando andrai via, non voltarti: futtatinne!



E dopo la Panchina d'oro ecco quella Verde. Vincenzo Dolcenera Torrente da Cetara, borgo meraviglioso scosceso vero il Tirreno che nulla ha da invidiare ad Amalfi e Positano, si è aggiudicato pure questa dopo precedenti trofei vinti altrove. Un riconoscimento gratificante per un allenatore che, dopo aver vinto pressoché tutto coi giovani, ha visto raccogliere i frutti della semina del suo lavoro di pedagogo calcistico con le due promozioni consecutive a Gubbio costate, per la cronaca, "solo" un milione di euro, con le quali è riuscito nella innaturale impresa di far diventare la civitas del lupo francescano tinto da tracce di anidride tartufacea  ricca di storia e più adatto, però, ai weekend romantico-religiosi-gastronomici che alle domeniche calcistiche (pardon, ai sabati...), la capitale calcistica dell'Umbria, scavalcando, momentaneamente, niente di meno che le più blasonate Ternana e, soprattutto, Perugia.

Insomma niente male per un allenatore giovane alla sua prima esperienza in una panchina di categoria che, accettando successivamente le avances del buon Angelozzi, era convinto di essere arrivato ad una stazione di testa importante di CalcioItalia e non di transito, un punto d'arrivo, insomma, per lui che - come si ricorderà - con quel sorriso sincero, pulito, stampato sul volto sbarbato un po' alla Pino Daniele allo specchio impresso sul disco omonimo del '79, quello di uomo navigato proveniente direttamente dall'Anfield Road di Liverpool di Rush e Souness e dal Ferraris di Genova di Skuravy, Signorini, Aguilera, Caricola ed Eranio con direttore d'orchestra un vero Signore del calcio, Osvaldo Bagnoli, mica da anonimi campetti periferici valcamonici con improbabili calciatori senza nerbo, supportato anche dall'eccellente bigliettino da visita eugubino (e non solo quello), aveva esordito, entusiasta, nella sala stampa nicolaiana dicendo che "Bari è storia, leggenda, non un'avventura" così come dicono quanti non conoscono le realtà baresi e si basano sul "sentito dire", consapevole di trovare, si, una società con qualche difficoltà, ma non fino a questo punto.

E nonostante tutto, in barba a qualche mugugno di troppo, invero, assolutamente ingiustificato, è riuscito a racimolare ben 46 punti in un torneo diverso dalla sua C precedente ma che, se solo gestita con giocatori più all'altezza (non campioni, ovviamente) avrebbe potuto dire la sua tranquillamente anche quest'anno. Ma tant'è.
Ed invece ha dovuto fare i conti con la depressione ambientale sfociata nella fuga di massa dal San Nicola a causa di una retrocessione decisa bastardamente a tavolino con tanto di buste zeppe di soldi, con la conseguente e comprensibile frustrazione, talvolta però davvero ingiustificata di taluni che, non trovando di meglio su cui sfogare il loro sentimento imperialista anti-matarresiano, han pensato bene di dedicargli per un paio di domeniche un coro dalla curva sud con tanto di gentile invito a recarsi laddove, proverbialmente, non batte il sole, facendo ridere - nonché stupire - l'Italia intera già abituata da recenti figuracce baresi targate Cassano, Tim Burton, politica e quant'altro. Taluni dal palato "fine" abituati al prodotto offerto dalla famiglia Matarrese, notoriamente più attenta al tornaconto calcestruzzaico e agli inevitabili rapporti con le istituzioni che, tutt'oggi, continua a mantenere in scacco la città con la pedina "Bari calcio", palato fine al sapor di pane e sterco localizzato nella bocca di quattro tifosi folgorati sulla via effimera e fasulla di Conte, Ventura, Barreto e Perinetti, accesosi come un ammasso di paglia di qualche contrada nocese e divenuto, poi, cenere, tifosi che goffamente si ergono ad intenditori del calcio spumante (da supermercato), insomma quelli che a Bari passano, come noto, sotto il termine di "pzzind arrichisciute", categoria notoriamente dalla quale è bene star il più lontano possibile, che si sentono portatori di tenera e vacua veritas portando avanti una campagna anti-Torrente, sulla carta controproducente ma che, di fatto, risulta innocua a causa della sua pochezza geografico-politica, solo per il mero gusto di protagonismo. Contenti loro.

E meno male che Vincenzo Dolcenera Torrente, da intenditore di calcio quale è, si è lasciato scivolare addosso come negli impermeabili di Paolo Conte tutto questo blaterare rumoroso decisamente scemo e tipicamente provinciale, badando più al radicato sentimento di apprezzamento, sia pur talvolta critico come è giusto che sia, serpeggiante in città che, nonostante il non gioco espresso dalla sua squadra per i motivi noti indipendenti dalla sua responsabilità, apprezza ed applaude l'allenatore per il miracolo che sta portando avanti. Perchè il tessuto sociale sano barese, quello che non ha il "palato fine" abituato, come me, al solito panem et  circenses matarresiano, nel comprendere il momento disgraziato biancorosso ben gestito, peraltro, dalla dirigenza attuale, si aspetta solo la sopravvivenza del club volta all'iscrizione in B l'anno prossimo, mandando al diavolo il "gioco" e lo "spettacolo" di cui, in tutta onestà, in momenti di crisi come questa mai arrivati da queste parti con tanta virulenza contagiosa in 104 anni di historia barensis, glie ne può fregar di meno: del resto, la città con zucca in testa ragiona senza i prosciutti contiani e venturiani agli occhi e senza nemmeno guardar Barcellona e Milan in TV: ragiona con la semplice testa, e basta. Tra l'altro, se solo Torrente avesse percepito aria ostile da tutto  l'ambiente, si sarebbe dimesso da tempo, ed invece gli applausi misti a sacrosante, civili e fisiologiche critiche costruttive che sempre ci saranno, sono risultate nettamente superiori ai fischi epistolari di 4 cialtroni da strapazzo imperituri intenti nel loro stupro selvaggio lessicale incoerente misto a sarcasmo verbale per mero protagonismo mediatico. Almeno lo avessero fatto perchè convinti... Macchè. Carta canta, insomma. E poi, la nave la abbandonano solo i vigliacchi, mica tutti.

Un allenatore che ha chiesto degli attaccanti esperti sin da luglio avendo a disposizione i soli Marotta e Caputo tornati in sede (e non comprati) che, secondo la sua idea, sarebbero potuti, pure, tornare utili ma solo per crescere sotto l'ombra di giocatori come Mastronunzio e Tiribocchi, ovvero facendo gavetta tra panchina, tribuna e scampoli di gara, ma che invece ha dovuto gettare sin dall'inizio nell'arena gladiatoria dei terreni verdi col rischio di bruciarli anzitempo e, quel che è peggio, ricevendo come rinforzi i generosi Kutuzov e Castillo, beccandosi pure i fischi; per non parlare delle squalifiche assurde e di altre fisiologiche di giocatori arrivati ancora grezzi e dei punti tolti per capricci societari, il tutto condito dal suddetto lieve rumor interpretato dai prìncipi del foro calcistico smanettanti accecati dal protagonismo scemo; ma in barba a tutto questo lieve frastuono, Torrente ha risposto, sia pur senza spettacolo, ottenendo 46 punti. Dimenticavo: privo di attaccanti, peraltro.

Una bella soddisfazione per l'allenatore, un premio, quello della Panchina Verde, ricevuto per la sua parte di carriera eugubina e che, come gemme su ciliegi e mandorli pugliesi, sta cominciando a sbocciare in questa primavera barese che avrà pure cancellato quella politica (a proposito: ma, a sto punto, è mai arrivata?) ma che è risbocciata in tutta la sua botticellianetà calcistica, sia pur timidamente e senza splendore in rapporto alle nefaste aspettative, e a cui - ne sono certo - seguiranno frutti veri, più in la. Infondo, come diceva il nostro comune amico De Andrè: dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior
Quanto ai frutti di Torrente, invece, sono certo che li raccoglierà altrove, magari sulla riva dello Jonio o su quella Ligure, al cospetto di un piatto di pasta alle sarde o uno alla bottarga, o di uno alle trenette al pesto... che è decisamente più squisito... Del resto anche la natura insegna che l'impollinazione avviene attraverso il vento. E dall'Adriatico al Ligure, basta poco per arrivare. Senza l'ausilio di allievi molfettesi o si cozze pelose.

Dunque, bravo Torrente. E quando avrai salvato il Bari, obiettivo riduttivo per te che sei arrivato con ben altri propositi, e andrai via, non voltarti, "futtatinne" della nostalgia, di me, della città che ti ha apprezzato sia pur soffrendo, e non pensare nemmeno a qualche imbecille di troppo gravitato intorno alla tua orbita. Guarda avanti. E grazie per aver dato un senso, a tutti i tifosi - quelli veri - a questa annata balorda. Quanto al gioco, sono certo che lo esprimerai altrove, dove verrai messo nelle condizioni di svilupparlo, al pari di Gubbio e di Genova dove hai vinto un Viareggio, dove sei arrivato in finale per ben 4 volte nel torneo Primavera, e dove, addirittura, hai salvato il Grifone dalla C quando Onofri fu esonerato e tu eri ancora senza patentino. Perchè le cose vanno dette tutte, fino infondo. E sta pur tranquillo che nessuno ti criticherà per aver cambiato Stoian per Rana: lì, dove andrai, comprenderanno che il cambio ci sta tutto perchè i giovani vanno gestiti e non sfruttati. Lì, dove andrai, non ci sarà bisogno di mandar quei 4 smanettatori frustrati al corso di Bolzaneto.... che fa il verso a quello di Conversano. Lì, di calcio, si che ne capiscono. Così, finalmente, potrai essere giudicato senza attenuanti. A cominciare da me.

Buona fortuna, Vincenzo: la luna del San Nicola ti accompagnerà ovunque.

Nessun commento:

Posta un commento