1 aprile 2012

Il Signor Hood Torrente tra Flaiano e D'Annunzio


Ne manca una adesso. Si, una sola - la decima - per pareggiare l'annata record di Antonio Conte che con una manovra azzardata e vincente, riuscì strameritatamente ancorché occasionalmente (è bene precisarlo), a produrre 80 punti stravincendo il torneo. E si, perchè vincendone un'altra fuori le mura nicolaiane, il Bari più modestamente terreno targato, invece, Torrente messogli gentilmente a disposizione dall'autogestione plenaria  societaria tra luglio ed agosto scorso, privo delle punte richieste e senza gli omologhi Guberti, Kamata, Barreto, Almiron e qualcun altro, pur senza ottenere 80 punti ma, in compenso, esorcizzando la paura fottuta di sparire dai tornei di calcio italiani, pariglierà quella ben più gloriosa di Conte.
Una bella e significativa soddisfazione per l'allenatore campano che così mette, si spera, a zittire definitivamente quanti ancora lo criticano per l'assurda pretesa di mancanza di "gioco", loro che sono stati abituati a spalmarsi sul tozzo di pane offerto dai Matarrese solo generosi strati di sterco per 35 anni. Ma conoscendoli nella loro eterna, sciocca - e talvolta pure scema competizione personale quasi sperino di vederlo perdere pur di avere ragione - ne dubito: fortuna che sono sempre meno, da otto son diventati sei. Si vede, insomma, che le masturbazioni celebrali rendono ciechi i giudizi. A Bari, poi, non ne parliamo. Son fatti così, c'è niente da fare: anche per questo non si riesce a spiccare il volo nella qualità. Son minoranze etniche che se da un lato vanno pure rispettate nelle loro frustrazioni, dall'altro no, almeno fino a quando mostreranno il loro anti-torrentismo solo per una questione stupidamente personale accompagnati dalla dicotomica arma dell'anti-matarresismo imperialista quasi fosse un alibi. Dunque criticare ci sta pure, dire che Torrente ha sbagliato in certe occasioni ci sta eccome, ma manifestare scemitudine corrotti dalle chancons de gest e di Roland irripetibili dei predecessori succitati no, perché altrimenti sarebbero chiaramente giudizi iniqui e poco attendibili.

Perché leggerli persi ed incazzati nell'eterno parallelismo tra Bari e la premiata Chievo & Udinese s.p.a. eterno modello irrealizzabile da seguire finché ci saranno i Matarrese a Bari, e spinti dall'imperituro antitorrentismo a prescindere, frustrati dall'anti-matarresismo falsamente ignari di una situazione che vede ancora quella famiglia tenere saldamente in scacco la città intera da un anno con le loro pretese politico-edilizie con le quali hanno fatto fuori Antonio Conte 3 anni fa (unica società al mondo che si lascia sfuggire le prestazioni di un allenatore della sua portata per giochini politici), pretese che, pian piano, evaporano dalla loro nuvola cementifera japigina, non solo ha stufato ma addirittura comincia a generare ilarità visto che si son lasciati trasportare, nei giudizi, nel paese dei balocchi di collodiana memoria manifestandone ancora dipendenza quasi fosse hashis o marjuana allo stato puro.

Ieri il Bari del Signor Hood Torrente in un'atmosfera surreale e mestamente triste per l'improvvisa morte di Franco Mancini nella forzata partita giocata per disposizione del potere calcistico-mediatico senza scrupoli e senza pìetas cristiana verso il pubblico, ha sfoderato una prestazione tutta tattica da lectio magistralis universitaria. E già perchè con la solita squadra menomata da assenze, con la rosa a disposizione esiguamente esile (Stoian continua ad avere i crampi: segnale che la B ha altri ritmi diversi dalla C), cambiando il modulo tattico, non solo ha contenuto le avanzate di Immobile ed Insigne, ma ha persino espugnato lo stadio abruzzese. Dimenticavo: senza attaccanti di ruolo come sta facendo, ormai, da inizio torneo allorquando Torrente chiese due centravanti di peso ottenendo in cambio un metaforico "arrangiati" con Marotta e Caputo, l'uno bruciato avendolo gettato nella mischia "per forza", l'altro, per fortuna,  salvato in extremis. Questa è la verità. Il resto son chiacchiere di persone che non conoscono i fatti.

Ieri Zeman, in camera caritatis, mi ha personalmente manifestato - nonostante afflitto dalla doppia mazzata (sconfitta calcistica e scomparsa del suo fido Mancini, fumatore incallito come il suo maestro) il suo compiacimento per l'atteggiamento mostrato da Torrente che gli ha dato ragione e a cui si è dovuto inchinare. Lui si che è un uomo leale che giudica senza paraocchi.
Con le mosse giuste, infatti, pur soffrendo quanto bastava come era prevedibile che fosse (il Bari, infatti, mi pare abbia giocato a Pescara, in casa della prima in classifica che - dati alla mano - dovrebbe esprimere il gioco più bello e spumeggiante, quasi tritatutto, del torneo e non a Gubbio o a Nocera Inferiore in casa dell'ultima), la squadra barese ha sfoderato una prestazione tattica, e dunque non necessariamente spettacolare, davvero da applausi. Ottimi i raddoppi nelle marcature del trio d'attacco da parte di Cavanda e Borghese, da un lato, e di Garofalo e Claiton dall'altro nonostante il "buco" di quest'ultimo sul gol di Immobile generato più dal tipico schema zemaniano che da un'intuizione (questa la differenza tra Zeman e qualunque altro allenatore), da campione un paio di parate di Lamanna che ha chiuso la saracinesca al duo d'attacco, ed una traversa colpita da Sansovino che, probabilmente, starà ancora tremando come un ramo di un albero dell'attigua pineta dannunziana in inverno: tutto qui il "mega galattico" Pescara tritasassi che "tremare il mondo fa"? No, ditemelo perché, magari mi son perso qualcosa... oppure di calcio non capisco nulla, come è pure probabile, ma almeno sono obiettivo nei giudizi.

Eccellente le gesta di Claiton e Borghese, quest'ultimo tanto grezzo quanto efficace e con una potenziale portanza da granatiere di serie A, nel loro ruolo di battitori (poco) liberi, poco spettacolare e più speculare il centrocampo con qualche errore di troppo ma assolutamente duttile e pregno di fosforo, col solito attacco latitante (ma che novità...), ed un Generale Kutuzov tolstojano commovente e da applausi, in evidente parabola discendente nel suo ruolo di attaccante ma con una nuova veste di generosità mai vista da queste parti addirittura efficace nei recuperi difensivi e nel mantenere il pallone senza mai perderlo. Ma questo, ovviamente, i "sei" corrotti nei giudizi, non lo hanno visto: a loro che pensano a Pinocchio e alla fata turchina, è mancato "il gioco" e lo "spettacolo". Consiglio loro di leggere pure Fedro, Esopo e, se hanno tempo, anche Ennio Flaiano chè non fa mai male.

Insomma, un allenatore che, coi suoi fisiologici errori tipici di un addetto ai lavori al suo primo anno in B - peraltro con più di un alibi a suo favore - (non ne parliamo di quelli commessi da Conte a Bari contro Sassuolo, Avellino, Chievo, Albinoleffe e qualche pareggio ancora inspiegabile di troppo, ma lasciamo perdere), ha dimostrato di saper ottimizzare al massimo una rosa esigua, andando persino contro il suo credo calcistico che lo ha fatto vincere ovunque sia andato coi giovani e che, senza badare tanto al "gioco" e allo "spettacolo", in quanto ha capito che quest'anno per il suo credo calcistico - per dirla alla barese - "non era cosa", preteso dai sei Tupamaros tastieristi uruguaiani biancorossi, ha dimostrato come si possano coniugare punti (mai così essenziali in questo stramaledetto torneo dove in gioco c'è la sopravvivenza e non la permanenza) al gioco. Insomma la dimostrazione lampante di come, a volte, non è tanto importante badare allo spettacolo o al gioco per vincere: basta la tattica e certe mosse che solo un allenatore capace può fare. Ma questo, infondo, gli intenditori di calcio lo sanno: i Tupamaros no, loro vorrebbero la trinità incarnata nel gioco, nello spettacolo e nei punti. Beati loro. In casa, però, si continua a soffrire a causa del clima di indifferenza di quell'orribile stadio periferico.

E sempre senza punte, con un Albadoro appena recuperato (ieri Rana sarebbe stato un giocatore regalato agli avversari: saggia l'idea di lasciarlo in tribuna, location ideale per la maturazione di frutti acerbi), il Bari del degregoriano Signor Hood Torrente, sempre ispirato dal sole soprattutto sulla strada di Pescara, ha guadagnato ben 49 punti. Un record mondiale, credo. Si mondiale. Avete capito bene se si considerano certe situazioni. Nemmeno nel Bari falciato dagli incidenti di Gaudino e Libera, unici attaccanti dell'epoca, il Bari conquistò tanti punti. E mai, dati alla mano, il Bari, a questo punto del campionato, ha conquistato tanti punti in un torneo nel quale è rimasto in B.

Nello iato tra la Maiella a sinistra e il Gran Sasso a destra, col mare davanti e lo stadio alle spalle e inebriato dall'odor salubre della pineta dannunziana, contaminato dagli aforismi di Ennio Flaiano le cui case native ho personalmente visitato, ho lasciato mestamente Pescara col pensiero a Franco Mancini che con un altro suo omonimo portiere del Bari anni 70, guarda caso, morto anch'egli qualche anno fa, staranno giocando lassù da qualche parte a parare rigori con una porta ed un pallone di cuoio messi gentilmente a disposizione dal buon dio.

"Il peggio che può capitare ad un genio è essere compreso" disse Ennio Flaiano da una sponda del porto canale quando non c'era ancora l'asse attrezzato penetrante fino alla foce; "Non mai il senso della vita è soave come dopo l'angoscia del male!" gli rispose Gabriele D'Annunzio dall'altra sponda.
A buon intenditor, poche parole.

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