22 aprile 2012

Alfred Hitchcock e Torrente, tra camei e vittorie morali



Alfred Hitchcock diresse Delitto Perfetto, uno dei film più belli ed avvincenti della storia del cinema; il suo attore protagonista, stavolta, ha deciso di mettersi in proprio così Ray Milland Dolcenera Torrente, uscito tra gli applausi convincenti di una curva finalmente matura - ma in realtà di tutto lo stadio - sia pur senza gli stessi attori prestigiosi ma con un cast di aspiranti tali, di quelli che si presentano nei vari set cinematrografici per domandare una particina senza grosse pretese, ne sta girando, qua e la per l'Italia, i sequel calcistici, stavolta senza ammazzare nessuno, nè nascondere chiavi sotto la guida delle scale di un San Nicola, ormai, sempre più in fase decadentista, ma dando una lezione di tattica (l'ennesima) badando più alla volumetria di tenuta e di contenimento contro squadre, sulla carta, nettamente superiori, che allo spettacolo anche perché, come noto, eternamente carente dal punto di vista offensivo, reparto su cui fare affidamento nelle conclusioni. Aveva ragione, a tal proposito, Torrente quando, a quanti gli chiedevano una considerazione sul prossimo rientro di Caputo dopo l'assurda squalifica, saggiamente rispose di non illudersi più di tanto perché il suo rientro non sarebbe coinciso con una forma strepitosa.

E stavolta, dopo il Maestro Zeman, dopo Dal Canto, Iachini e Gregucci, è (ri)toccato a Mister Libidine, amante dei miei panzerotti in quanto gli altri, stando alle sue affermazioni, sono solo volgari imitazioni, a subire una lectio magistralis di tattica. Insomma, laddove non riesce a proporre il proprio credo di gioco col quale - lo ricordo - ha incantato tutta Italia col suo Gubbio fino a vincere tornei supportati da ben due premi, Dolcenera Torrente, esperto come pochi coi giovani, bypassa il problema inventandosi sbalorditive soluzioni tattiche. Vincenti, a quanto pare. Con buona pace dei suoi irriducibili detrattori, ormai fortunatamente in via d'estinzione a quanto pare.

La regia della Partita Perfetta (tatticamente parlando: lo voglio sempre ricordare a quei soliti 2  lettori che, differentemente dagli altri e nella loro tradizionale e puntuale distorsione semantico- apologistica del mio pensiero, confondono l'aggettivo "perfetto" con "spettacolare", un classico ormai), è sempre la sua, di Vincenzo Torrente, il quale, come il Maestro del Brivido, appare sotto forma di cameo senza sigaro in bocca attraverso delle scelte tattiche particolari come quella azzeccatissima tirata dal cilindro della sua mente che prevedeva il raddoppio di marcatura su Stevanovic, ex ira di dio all'andata, lassù, dalle parti del Lingotto al sapor di gianduiotto, a cura della premiata ditta Garofalo & Polenta che, nell'alternarsi, è risultata, forse, la chiave di svolta di tutta la gara con licenza, da parte di Garofalo, di travestirsi pure da mezzala alla La Torre (baffuto giocatore tipicamente settantino di 30 anni fa che faceva pendant con Bagnato, insieme a Manzin, ex torinista tutto fosforo e zucca), peraltro con eccellenti risultati, risultando il collante tra difesa e proposizione, una mossa azzeccata, dunque, che ha limitato le sortite dello slavo al minimo, e dove non arrivavano loro c'era una difesa super là dietro ad attenderlo per cacciarlo via, senza dimenticare le performances di Bogliacino, particolarmente ispirato (finalmente) in fase di proposizione ma non in quella di chiusura su Iori, e di Stoian limitatamente, però, al primo tempo perché nel secondo, come sempre, è risultato un giocatore regalato agli avversari. Ma i giovani son così, purtroppo, e come tali vanno gestiti. Fa bene, dunque, Torrente, come dicevo da tempo invano, a centellinarne i gettoni di presenza: chissà se gli irriducibili matricole dell'Università di Conversano che pretendevano gioco-spettacolo-manovre-poesie-metriche calcistiche-trame-gol a grappoli, donne in perizoma e, talvolta, pure nude e quant'altro, tutto insieme, in nome di Don Antonio Conte da Lecce lo hanno, alla fine lo avran capito. Ne dubito.

E al cospetto di una squadra indossante una una orribile divisa azzurra e calzettoni granata che ne hanno snaturato lo spirito del mitico Toro, accompagnato da un centinaio di tifosi, per lo più locali (Matera, Taranto, Vasto come le grandi e leggendarie squadre, insomma), la squadra di Torrente alla fine ne è uscita vincitrice morale rispetto a quella di Ventura la quale, forse, a sua volta ne è uscita vincitrice ai soli punti. E già, perché se il Bari è arrivato poco o nulla davanti a Benussi se non per intermittenze individuali (Defendi pressoché inconsistente sulla fascia: più utile in fase di copertura), quelli del Toro capeggiati da Iori, centrocampista con la C maiuscola a cui, credo, la B stia strettissima, son giunti fino a Lamanna qualche volta in più fino a rendersi parecchio pericolosi, e solo grazie alle ennesime parate strepitose del Renzo manzoniano portiere comasco e alla resistenza difensiva, è riuscito a non infierire. E a proposito di Lamanna è d'obbligo una considerazione: ancora due anni e lo vedremo in A, forse in nazionale, segnatevelo: sentite a quel che vi dico, giusto il tempo di oliare certi meccanismi tra sicurezza in area, uscite e quant'altro, poi il calcio si spalancherà alla sua vita. Qui sta maturando senza fretta. Del resto portieri alla Zoff, Pagluca, Zenga e Buffon non mi pare che pullulino nel calcio.
E quando ho visto che Torrente si era permesso il lusso di far partire Forestieri dalla panchina, confesso di aver capito già tutto: alle 14,30, infatti, dopo aver letto le formazioni mi ero lasciato andare con la più classica delle affermazioni del tifoso che, a differenza di quello cosiddetto "medio" da cui, proverbialmente, è bene stare alla larga, qualcosa di calcio ne capisce. Così come previdi la vittoria di Pescara, ieri ho azzardato che sarebbe finita in un salomonico pareggio, però con una grande prova d'orgoglio barese. Detto fatto.

Con uno schema speculare e tendenzialmente attendista come è giusto fare contro il Toro, eccoti il Bari hitchcockianamente perfetto di Torrente che è riuscito ad infilzare un Toro poco "venturiano" senza, tuttavia, farlo stramazzare a suolo, per fortuna. Certo, se non c'è nessuno a buttarla dentro, alla fine, non si può pretendere di vincere. Ieri pensavo che il Toro cambia Bianchi per Meggiorini e Stevanovic per Sgrigna, il Bari Defendi per Forestieri. E non credo di dover aggiungere altro se non che la BMW di Kutuzov è sempre lì, parcheggiata sotto casa mia, di fronte al celebre panificio.
C'era da far punti ma, soprattutto, c'era da reagire alla batosta veronese per dimostrare che le motivazioni continuavano ad esserci nonostante le penalità che, ormai, come gocce cinesi arrivano ciclicamente sul capo di Via Torrebella. E quella sgroppata di Bellomo, a gioco fermo per attirare l'attenzione di un giocatore stramazzato al suolo (e di questi tempi è bene fermarsi sempre, non si sa mai), palla la piede come un trottolino amoroso, ha fugato ogni ragionevole dubbio: le motivazioni sono vive e vegete e lottano insieme a noi. Voglia di correre, di lottare, di proseguire nel cammino nonostante tutto e tutti in direzione ostinata e contraria.

Il timore, inoltre, era quello che la stanchezza e l'ansia mista allo stress potessero trascinare i baresi verso le sabbie mobili dei play off con la complicità, magari inconsapevole, di giocatori in procinto di ritornare, tra un mese scarso, al proprio gregge ed invece, Hitchkok Dolcenera Torrente, ancora una volta, ha plasmato l'ambiente riunendo i cocci di una rosa esile riuscendo ad incantare e a zittire  il rumor della scarna platea incontentabile fornendo la suddetta, ennesima, lezione di tattica che è sembrata echeggiare nel Gran Canyon del calcio barese: "Cavolo, noi ci siamo e ci saremo. Sempre per mille secoli almeno! Occorre arrivare a 55 punti, quelli necessari (netti) per raggiungere una certa tranquillità, e poi il miracolo sarà compiuto".
Ma io, provvidenzialmente, aggiungo che ci sarà sempre qualcuno, spinto dalla protervia grillesco- dipietrista imbarazzante del proprio orgoglio sciocco e polemico, dunque nemmeno proveniente da serie convinzioni, che avrà ancora da ridire su Torrente, reo di non aver mostrato spettacolo, gol, trame, passaggi, gioco e donne nude in perizoma: che mi trovino costoro, poi con calma, allenatori analoghi che avrebbero fatto meglio di lui in una situazione balorda come questa.

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