19 aprile 2012

L'ingratitudine barese è superiore alla misericordia di dio



Me lo ricordo. Me lo ricordo benissimo quel 4-2-4 di due anni fa che mi ha, finalmente dopo 50 anni di Bari calcio vissuti sulla mia pelle (ma ipotizzo dopo i 102 anni precedenti di historia barensis), fatto vedere il bel calcio, quello spumeggiante, quello spettacolo, quello che una volta millantava di produrlo il procacciatore d'affari Gigi Maifredi dal produttore al consumatore, senza dover ricorrere, finalmente, a prodotti tv confezionati berlusconizzati per poterne assistere. Era una gioia, per me - che tra l'altro scrivevo del mio Bari (e ribadisco orgogliosamente quel “mio” che più mio non si può) e non solo di Bari calcio ovviamente per qualche testata - seguirlo fuori casa e in casa: emozioni, colori, corse, tavole imbandite di cibanza locale, amici, scarpate ferroviarie, testa sulle nuvole, vuoti d'aria, poeti nati o morti qua e la a far da contorno, fiumi, laghi, luci di San Siro, lune, a volte maledette, a volte benedette, Luci dell'Olimpico, luci del San Paolo, di Firenze, luci di Del Piero e di Pirlo: insomma un mix di situazioni che, al pari col 4-2-4 appena menzionato, hanno condensato quell'enorme fonte documentale che sono i miei editoriali, e che ne hanno, poi, generato quel decimo posto in serie A, quasi record assoluto per il Bari calcio. Un decimo posto eguagliato da Salvemini quasi vicino al mitologico settimo posto quando la serie A era ancora sotto le bombe e  quando battemmo il mitico Toro, per intenderci, mica il Cittadella in B.

Insomma  un anno vissuto alla grande che nulla ha a che fare con la pur entusiasmante cavalcata in B (“la capolista se ne va”, si cantava sui voli Ryanair da me documentati) dove si stravinse, si, ma non al cospetto di Del Piero o di Eto'o e nemmeno davanti a quello di Ibra, ma solo davanti a quello del Cittadella: e, meriti di Conte a parte, mi sembra ce ne passi di acqua sotto i ponti.

Si era arrivati in A con la diffidenza titpica della neopromossa ma soprattutto si era sbarcati con la farsa consumata a giugno, quella di Conte, che – appunto - ci aveva portato in A trionfalmente, farsa che orgogliosamente solo io descrissi in tempo reale come tale mentre tutti gli altri gioivano e si sentivano già all'Anfiled Road di Liverpool per vederesi, finalmente, Liverpool Bari di Europa League. Ma siccome a denunciarlo fui solo “io”, e non tizio o caio e nemmeno sempronio sempre attenti e misurati nel dire la verità, non fu dato peso, anzi mi fu dato quasi del matto e del “comunista”, ovviamente, come spesso accade da quando mi occupo di calcio e di politica perchè, come noto, sono troppo scomodo per essere preso in considerazione; ma tempo due settimane, alla fine, l'evidenza sentenziò che quel che avevo scritto e detto io  corrispondeva alla verità. Verità che tutt'ora, taluni colleghi, tendono a dire e a scrivere perchè, si sa, certe cose vanno dette nei tempi giusti, mai all'inizio vista la scomodità e la pericolosità nella divulgazione. Fortuna che quanto dico è tutto on line ed è verificabile nei tempi e nei contenuti senza ombra di dubbio. Ma io son così, rispettoso ed onesto con tutti, ma, ahimè, non reciprocamente.
Un allenatore prima confermato e poi, ad elezioni comunali terminate con esito negativo per il centrodestra, ovvero per i Matarrese, (ricordo che presi più voti io, sia pur in circoscrizione - dunque facendo le debite proporzioni - che Antonio Matarrese al Comune), andato via. Questa è la storia, non le mie invenzioni.

E allora ecco il nuovo allenatore, uno tosto, esperto, navigato, che ha visto e vinto tante battaglie sia pur perdendone altre come era fisiologico che fosse non essendo, lui, Guardiola, Trapattoni o Mourinho, un allenatore che è riuscito a creare dal nulla - e soprattutto a zero euro - uno dei pacchetti difensivi migliori che io abbia mai visto nel Bari da 50 anni a questa parte. Ma forse non sbaglio se azzardo ad allungarne il periodo: diciamo pure da sempre. Due giovanottoni pescati dal celebre Borsalino di Perinetti, il primo arrivato quasi in incognito l'anno prima quando era “chiuso” dal più esperto Esposito, l'altro giunto ad agosto col solito contratto alla barese (prendilo gratis, svezzalo, fallo giocare, poi magari se “esce” ti do pure un bonus), con un esterno sinistro in fisiologico declino ma che pure aveva dato il suo apporto alla Nazionale sia pur brevemente e con ancora tanta voglia di dare il proprio contributo, dunque non un Dimuri qualsiasi per intenderci, ed un terzino destro, adattato da Conte, ma che nasceva centrale, giovane, anche se non più giovanissimo, mostratosi già esperto e che ai più sembrava, forse, il più forte di tutti e quattro. In panchina sedeva un suo omonimo che, all'occorrenza, giocava a sinistra mentre un altro giovanotto calabrese venuto fuori dal vivaio locale faceva la riserva come jolly difensvo; insomma, non male all'inizio. 

Mi pare che per tutto il girone di andata, questa base difensiva risultò la difesa meno perforata d'Europa, mica di Puglia. Un mix di rapidità, senso della posizione, sincronismi, piazzamento, esperienza e forza fisica che riuscì a stupire mezzo mondo calcistico, tv europee incluse ormai piazzatesi con trepiedi e telecamera ai bordi del terreno di gioco. Non era affatto facile superarla quella difesa che sembrava un muro di Berlino, granitica, affidabile nella sua giovinezza, e a tratti persino spettacolare, difficile da penetrare anche dalle squadre gravitanti dal primo al quinto posto. Se non ricordo male, solo la Roma riuscì a rifilarcene 3 con una tripletta di un certo Totti (uno col solito rigore) che, notoriamente, quando vede biancorosso - non si è mai capito bene per quale legge fisica - decuplica le forze e la cattiveria. L'importante è che il pupone sia felice.

Erano bravi quei ragazzi, erano bravi non solo in difesa ma ovunque. Quello schema dell'allenatore genovese per eccellenza che ha entusiasmato me, i tifosi tutti (anche chi, poi, lo avrebbe scioccamente deriso e denigrato), gli allenatori di mezzo mondo, quello schema nato, verosimilmente, nei quartieri dove il sole del buon dio non dà i suoi raggi, prevedeva un prodromico fraseggio di palla lunga là dietro goniometrizzando le trame tra Masiello, passando per Gillet e finendo a Parisi; era uno schema che irritava talvolta i tifosi (che notoriamente di calcio non capiscono niente: e lo ribadisco a caratteri cubitali persino con un pizzico di presunzione vista, poi, la resa) ma che costringeva, invece, gli avversari ad aprirsi e a concedere spazi, praterie periferiche a centrocampo dove il rosso triveneto che anteponeva un salto nella Libreria Laterza a banali passeggiate, ed un argentino pelato, paraculo quanto basta perchè fa bene, non si sa mai, si trovavano quasi, inconsapevolmente, in superiorità numerica ed era facile, dunque, per loro con un sol passaggio disegnare un'apotenusa verso lo speedy gonzales honduregno destro in perenne ritardo con le coincidenze aeree del suo paese quando doveva tornare a Bari, e verso Vinicius De Moraes centrale, malinconico triste e depresso lì davanti, senza la Vanoni o la Mannoia.

E talvolta, in barba al 4-2-4 e in virtù della loro forza, ci pensavano proprio i suddetti difensori al lancio lungo: e quanti goal, alla fine, si son contati coi lanci lunghi da Gillet & C!
E nonostante il calo del ritorno, le cui cause sappiamo tutti quali furono (l'Europa costava troppo per la famiglia Matarrese, come detto persino da un loro rampollo in una TV locale, dunque pur non volendolo pensare, fu detto coram populo) il piazzamento finale fu eccellente: come detto prima, uno dei migliori Bari di sempre che si andò a legare nella sua struttura di squadra, finalmente, glorificata col precedente anno, quantunque in B. 

Insomma, due anni strepitosi difficilmente eguagliabili visto e considerato che per rifarli occorre molta fortuna e provvidenza. Poi, il declino e l'oblio; i due ragazzi della difesa sono andati a finire, come era fisiologico che fosse, a squadre più forti e da lì in Nazionale: a tal proposito ricordo la chiamata di Lippi all'allenatore genovese a cui, casualmente, assistetti personalmente, allorquando gli chiese espressamente Bonucci per il Sud Africa: ero a casa mia a mangiar panzerotti quella sera con l'allenatore genovese. E dopo i due giovanottoni, poi fu il turno di Perinetti lasciare Bari per mete più ambiziose visto che a Bari cominciava a diventare pericolosamante velleitario, Direttore deux ex machina della società che, sia pur attraverso operazioni finanziarie esose, riuscì a salvare il Bari di Materazzi da una certa retrocessione in C, riuscì, quindi, attraverso una trionfante promozione, a sbarcare in A e, dulcis in fundo, ad arrivare persino decimo in A, facendo addirittura incassare quasi 8 milioni di Euro per il bonus di Bonucci. Insomma, come dire: lo spettacolo e i risultati costano, mica si ottengono giocando a risico. 

Poi la campagna acquisti successiva, forse, la più fallimentare (dati alla mano) della storia, effettuata con il più che comprensibile e giustificabile alibi del portafoglio vuoto, quella doppia trasferta a Genova e Firenze da cui chi mastica calcio (e dunque non i tifosi che ragionano col cuore) capì che saremmo subito retrocessi senza tanti discorsi, quegli infortuni a raffica che costrinsero l'allenatore a mettere in campo Rinaldi, D'Alessandro, Romero, Pulzetti a San Siro a terzino o Masiello esterno alto contro il Cesena, tutte mosse derise dai suddetti soloni tifosi che di calcio, come noto, non capiscono una mazza da baseball, mosse, anzi, che diedero il "la" a certi addetti al lavori per supportarne una colpa fino a spingerlo alle dimissioni visto che, da che mondo è mondo, non si può mica cacciare uno-due-tre giocatori inutili e dannosi allo spogliatoio, giocatori che l'allenatore aveva precettato alla proprietà ancor prima del calcioscommesse. Invano. Meglio cacciare lui, non si sa mai, anche perchè, in effetti, è parecchio antipatico. Quindi l'esonero e il subentro di un Signore della panchina che si chiama Mutti, le partite vendute da 4 bastardoni di giocatori con la complicità, pare, di altra gentaglia di varia estrazione, quindi il ritorno in B.

Era Giampiero Ventura. Ora, inevitabilmente, riabilitato dai detrattori ma ancora casus belli per quella piccola frangia di tifosi, tendenzialmente orgogliosi, che mai ammetterà di aver sbagliato essendo caduta l'accusa di non saper mettere la squadra in campo; adesso stanno miserevolmente cercando un altro pretesto per accusarlo, ovvero quello di non aver saputo gestire lo spogliatoio e di essere diventato improvvisamente cieco mentre, non si sa bene chi, si vendeva le partite da settembre a dicembre quando, invece, le partite - parrebbe - si son cominciate a vedere da gennaio in poi. Perchè certi tifosi son così. C'è niente da fare. Quando prendono uno sul naso, dovendo trovare il capro espiatorio, e non potendosela prendere con la testa del pesce, se la prendono coi meno colpevoli, anzi, in modo imbarazzante, se la prendono con chi li ha fatti godere letteralmente, loro che, a calcio spettacolo, erano a secco da 104 anni e per vederlo dovevano pagare, come si fa con le prostitute, le tv quando invece ce l'avevano in casa.
E quando cadrà pure questa infame accusa, state tranquilli, che sempre nel loro imbarazzante orgoglio, ne troveranno un'altra pur di delegittimarlo. Perchè mica, Ventura, vorrà cavarsela con un  “grazie” per quanto apportato a Bari per la prima volta dopo un secolo: ragazzi, siam mica qui a smacchiar giaguari, eh!

L'ingratitudine umana è pari alla misericordia di dio, ma quella barese, notoriamente, ne è superiore. E   Torrente ne è il fisiologico sequel, ovviamente.

2 commenti:

  1. Articolo molto bello, complimenti, ma c'è soprattutto una frase che vorrei sottolineare: "quella doppia trasferta a Genova e Firenze da cui chi mastica calcio (e dunque non i tifosi che ragionano col cuore) capì che saremmo subito retrocessi".
    Beh a Genova e a Firenze si giocò ad ottobre, e quindi c'era ancora tutto il tempo per recuperare, ma ovviamente bisognava fare qualcosa. Molti tifosi (che non capiscono nulla di calcio!) cominciavano ad auspicare il cambio di allenatore, forse perchè avevano avuto la stessa Sua intuizione che qualcosa si fosse rotto (e non solo le gambe di Barreto!!!). Beh la storia la conosciamo tutti, e sappiamo benissimo che anzichè "fare qualcosa", qualsiasi cosa, non necessariamente dare le dimissioni, ma forse anche una semplice esclusione (ricordo che è stato lui stesso, recentemente, ad ammettere che avrebbe dovuto mettere Masiello fuori rosa, e che si accorse che a Genova si era rotto tutto!!!), il Sig. Ventura ha continuato per 3 lunghi mesi a prendere in giro tutti i baresi che l'avevano tanto amato, osannato e rispettato, dicendo che "avremmo scritto una pagina importante della storia del bari calcio". Beh a questo punto o Ventura non capisce nulla di calcio (come i tifosi!!!), oppure era assolutamente in malafede, e nonostante sapesse che la barca stava affondando pensava solamente al suo stipendio e a prendere in giro i tifosi con le barzellette durate mesi, piuttosto che, con un po' di umiltà, fare un passo indietro e dare una piccolissima possibilità di salvezza, finchè si era in tempo (e non a febbraio). Tutto ciò continuando a dare per scontato che davvero non sapesse nulla del marcio che cresceva nello spogliatoio, cosa comunque difficile da credere!
    Un'ultima cosa: lungi da me rinnegare il fantastico calcio che ventura ci ha mostrato nel 2009-10, ma vorrei ricordare che mentre lui oggi allena in serie B (con ottimi risultati, per carità!), il tizio che invece ci faceva vincere solo con albinoleffe e cittadella è a un passo dallo scudetto con una squadra e con giocatori che negli ultimi anni non riuscivano neanche a qualificarsi per l'europa league, e mostrando il calcio più bello della massima serie (detto dai migliori tecnici mondiali come ad es. Arrigo Sacchi, mica dai tifosi che non capiscono nulla!!!).
    Con stima!

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  2. Grazie, solo un paio di precisazioni però: intanto non è un articolo, come premetto sempre, ma un semplice racconto, godibile una narrativa, nulla più, per gli amanti della lettura e non dei giornali; poi il tempo da recuperare dopo Genova e Firenze c'era eccome, peccato, però, che i senatori non volevano saperne di reagire e ci crederci proseguendo sia con gli infortuni che sul mezzo ammutinamento a cui è seguita una scarsa campagna rafforzamento nella sua complessità, dunque, non nella singolarità: Glik, ad esempio, non era male, anzi, ma non era da ritenersi un "rinforzo" adeguato per la salvezza al pari di Huseklepp che, magari, se solo inseriti dall'inizio, forse, sarebbero potuti diventare efficaci per la salvezza. e ribadisco forse perchè non c'è la prova del 9). Ora, atteso che Ventura ce l'ha messa tutta ottimizzando al massimo le risorse a disposizione partita per partita, non potendo scavare nel pensiero di ognuno per scoprire che qualche balordo, probabilmente, si vendevan le gare, avendo inoltre denunciato alla società il comportamento strano di taluni non potendo andare ai carabinieri (la legge non lo prevede: è la società che sarebbe dovuta andare, non il dipendente visto che il danno era alla società e non a lui, così prevede la legge, non io), essendosi trovato, ad un tratto del torneo, da solo a gestire la società con il presidente che, pian piano, aveva mollato, senza un direttore sportivo e senza nulla, alla luce di tutto questo io credo che l'allenatore non vi abbia preso in giro ma abbia fatto semplicemente quanto era nelle sue capacità e, soprattutto, responsabilità. Errori fisiologici a parte, naturalmente. Quelli li commettono tutti, Ventura qualcuno in più altrimenti non si spiega come mai nella sua vita, oltre a 7 promozioni, 9 eccellenti piazzamenti, un esonero e tanti anni di gavetta nei quartieri periferici del calcio, non abbia mai vinto nulla in termini di Coppe o Scudetti.
    Quanto a Conte, mi pare di aver detto abbastanza sul paragone. Che lui alleni in A e stia vincendo il torneo dopo che Matarrese, da pollo, se l'è lasciato sfuggire come ho scritto io prima, e Ventura in B in una squadre prestigiosa, guarda caso, entrambi a Torino, conferma quanto scritto da me. Conte ha stravinto facendo man bassa in una B mediocre, mai stata così mediocre come quell'anno, naturalmente con enorme merito, Ventura ha vinto in A davanti a palcoscenici ben più prestigiosi.
    Grazie sig, Anonimo, a presto

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