7 aprile 2012

Bari: 50 punti e non li dimostra



Nella serata meno opportuna per giocare una partita di calcio, con l'aria intrisa, ancora, d'incenso misto a primavera, in un San Nicola surreale posto nello iato tra una parete di vago e acclarato paraculismo ed un'altra disegnata da sentimenti di vendetta mista a sdegno, in un orario impossibile dove i commercianti devono tener le saracinesche aperte ad orde di religiosi improvvisati, spesso e volentieri ipocriti e sicuramente eterni peccatori, potenziali tifosi biancorossi, il Bari del pedagogo magister di calcio Torrente non va oltre il pareggio col Grosseto (quantunque ai punti avrebbe meritato di vincere) confermando un po' il trend di quest'anno che lo vuole, come nelle intermittenze del cuore, spietato, accorto, ruspante e talvolta pure spettacolare in trasferta fino ad arrivare a fornire lezioni di tattica persino a Zeman come riconosciuto, oltre che dal sottoscritto un minuto dopo, anche da tutti gli addetti ai lavori (stampa e tifosi) dove per fare un (euro)gol basta una trama e mezzo passaggio, e convulso, arrembante, stentante e decisamente sterile in casa dove per arrivare all'(euro)gol deve produrre una mole di gioco sproporzionata alle conclusioni.

Normale se si pensa che là davanti l'allenatore non ha mai avuto uno straccio di punto di riferimento su cui far affidamento se non soldati occasionali adattati che, dati alla mano, al di la della solita buona volontà indiscussa mostrata, non riescono ad essere efficaci. Del resto cosa si pretende di più da Torrente se a luglio il suo piano di rafforzamento, al capitolo attacco, prevedeva due attaccanti degni di tal nome (non necessariamente Ibraimovich e nemmeno Cristiano Ronaldo: anche un semplice Ardemagni, un Insigne non diventato ancora Insigne e che a luglio costava zero euro, o lo stesso Sforzini sarebbero andati benone, si sarebbe accontentato di poco) ed invece sono arrivati, perchè tornati dai rispettivi prestiti - dunque non perchè richiesti espressamente da Torrente - Marotta e Ciccio Caputo costringendolo a gettarli sin da subito nella mischia con tutti i rischio di bruciarli? Purtroppo Angelozzi non poteva far di più. E pensare che c'era qualcuno che criticava e, spesso, insultava (come con Torrente, del resto) Marotta senza conoscerne le vere cause. L'ho sempre detto che nove su dieci tifosi da tastiera (quelli dei forum per intenderci, che scrivono celati dietro improbabili nickname), di calcio, non capiscono un fico secco. Tanto per essere gentili.

E con un gran secondo tempo giocato senza paure, paturnie e timori riverenziali, in barba a quattro sprovveduti, qualche farabutto di troppo sull'asse autostradale A16 da Cesena a Lecce, in un'atmosfera ai limiti del kafkiano con tracce variopinte di pirandelliano, non solo ha ribaltato il risultato che parea, ad un tratto, segnato, ma addirittura ha lasciato, almeno a me addetto ai lavori (ma credo a tutti a voler "leggere" gli applausi scroscianti di fine gara) nel suo evidente rimorso per una vittoria sfumata, un retrogusto di dolcezza e sazietà come quello lasciato da un morso di scarcella accompagnato da un pezzo di uovo di pasqua.

E quando la luna piena ha fatto capolino lassù, visibile attraverso i vergognosi squarci dei teloni del San Nicola, illuminando il buio rassegnato dei tifosi, quando l'amore per il Bari stava lasciando il posto all'ennesimo languore di penitenza, ecco la perla della serata di Galano che ha messo di buon umore tutto l'ambiente. Probabilmente pure ai mitici 20 tifosi maremmani, civili e meritevoli di tutto il rispetto, che avranno applaudito alla prodezza balistica del giovane barese.

Giocare in questa situazione surreale ed ottenere 50 punti non è da tutti. Non so se sto scrivendo una eresia ma la butto lì lo stesso: io non so se Guardiola o Mourinho sarebbero riusciti a metter su 50 punti in queste condizioni con questa squadra. Ho detto una eresia? Può darsi, ma qualcosa mi dice che non ho sbagliato di molto.
Purtroppo il centrocampo di oggi ha lasciato molto a desiderare in tutti e tre i loro esponenti da Bogliacino a Scavone passando per De Falco che avranno pure contenuto, nel secondo tempo, le sortite maremmane ma son risultati assolutamente inconsistenti nel loro supporto agli esterni che spesso e volentieri son stati costretti ad andarsi a recuperar palloni aumentando ancor di più le loro già enormi responsabilità. Lo stesso Bellomo, dopo la prova discreta (non eccelsa, gol a parte) di Pescara, non si è affatto ripetuto risultando un uomo in meno nella squadra, così pure Forestieri, tutto (e troppo) fumo e niente arrosto quantunque sia risultato il più pericoloso: il solito limite dei giovani che, del resto, mica scopro io, quel limite tipico di chi, non avendo basi efficaci per poter affrontare serenamente il salto nella categoria maggiore, necessita di più tempo per maturare e raffinarsi rispetto ad altri giovani.
In compenso, però, è uscito fuori dal letargo polare Galano, giocatore dal valore indiscusso ma in C, sia pur limitandosi all'eurogol, raccogliendo il testimone di Bellomo a Pescara nella speranza che inizi a correre anche lui come Stilli e Mennea nelle mitiche staffette 4x100 di olimpiadi retrò e non a spegnersi come un fuoco di paglia nelle piste d'atletica di stadi decadenti. Molte, infatti, le similitudini tra i due ragazzi appartenenti alla scuderia dell'irriverente, poco incline alla comprensione dei problemi dei giovani, arrivista come pochi, figlio di Lippi. Per non parlare di Stoian: ieri l'ennesima partita "no" nonostante le attenuanti del nuovo ruolo che comunque, se non altro, ha sortito maggior profondità. I giovani, come ho sempre scritto, vanno "gestiti" e non "utilizzati". Son due concetti diversi. Ma a Bari, si sa, chi li rovina solo quelli che vogliono e pretendono tutto e subito.

Del resto le ciliegie, le pesche, le nespole e le susine si raccolgono da maggio in poi, mica ad ottobre o a gennaio, soprattutto quelle nascenti da alberi piantati da poco. Ma a chi lo dico? Chi si intende di calcio lo sa che i giovani son così, oggi bene, domani male, perchè hanno bisogno di maturare e non di essere gettati da subito nell'arena della vita a meno che non ci si chiama Maldini o Giovanni Loseto nati coi rispettivi colori sul corpo, così come lo sa benissimo Dolcenera Torrente che coi giovani, dati alla mano, ci ha sempre saputo fare vincendo tutto qual che c'era da vincere. Che se lo schiaffino bene in testa sia Lippi junior che i soliti soloni che volevano i due adolescenti sin da settembre in formazione, i soliti personaggi tuttologi allenatori col patentino ottenuto a Conversano cui il calcio sta a loro come un digestivo sta a colazione.

Ed ora uno sgambetto a quel signore dimorante nella fatal Verona non sarebbe male. Speriamo che Torrente, terrone come noi convinto, dia una bella lezione di stile al suo collega che siede sulla panchina di Giulietta così da fargli capire che di Bossi l'Italia è piena ma soprattutto è stanca. A cominciare proprio da Mandorlini. E sventolargli in faccia un tricolor, dopo una bandiera biancorossa, non sarebbe, poi, tanto male. Queste son le armi che mi piacciono e con le quali combatto. In alternativa c'è sempre la mia mitica penna che non perdona.

E un venerdì santo è passato: giocando di venerdì santo alle ore 19 il calcio ha subito l'ennesimo stupro dopo quello subito sabato scorso quando il "potere" ha imposto che Pescara Bari, con un comune Franco Mancini volato via improvvisamente, si sarebbe dovuta giocare; altri stupri sono stati eseguiti e chissà quanti altri si susseguiranno. Speriamo passi in fretta il venerdì di passione, forse, più lungo della storia del Bari calcio così come speriamo che il calcio torni a scoperchiarsi dei sepolcri ripulendosi da infami, bastardi, ladri, corruttori e corrotti così da far tornare a sorridere il pallone inseguito da 22 giocatori in mutande e maglietta sudata, spinti da sano, fermo e leale agonismo - anche campanilistico (e ci mancherebbe) - e soprattutto così da poter ritornare a credere nel calcio e nello sport in genere, allontanando per sempre le imposizioni ricattatorie di quattro balordi travestiti da giocatori avidi e corrotti, da signori imbellettati di qualche "città bene" e di qualche tifoso, probabilmente, balordo. Il Bari appartiene a tutti e nessuno potrà e dovrà mai più svenderlo, nè tentare di comprarlo nelle sue sfaccettature semanticamente illegali, nemmeno per amor di patria, ovvero per superato e desueto sentimento di sciocco  antileccesismo. Tutt'al più il Bari può essere venduto. E sarebbe pure ora.
Avanti Torrente, Avanti Bari. E speriamo di sopravvivere in serie B. Il resto è solo ciarpame. Triste.

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