14 aprile 2012

Per niente facile oggi


Per niente facile oggi scrivere per me. Scusatemi. Ma oggi i miei affezionati lettori dovranno fare a meno di leggere le mie intermittenze verticose tra emozioni, percezioni e pallone. 
Per niente facile pensare alla partita del Bari che, dopo un super primo tempo in cui Torrente aveva azzeccato tutte le mosse, ha vanificato tutto in tre minuti per due ingenuità di un giocatore assolutamente inadeguato coi piedi con una portanza da A ma con una resa da dilettante e spesso irritante, con un altro il cui apporto da un paio di mesi è pressoché nullo a causa del pompaggio di certa tifoseria balorda da tastiera incompetente di calcio che lo voleva in campo a tutti i costi quando invece, come andava dicendo Torrente (ed io) andava "gestito" col contagocce per farlo crescere, e adesso, risentendo l'odor della Roma o comunque della serie A, ha un rendimento vicino allo zero e voglio essere buono oggi.

Per niente facile, oggi, pensare all'eurogol di De Falco, a Torrente che per un tempo è riuscito ad imporre il gioco con pressing e prepotenza, e al diavolo pure a Masiello, a Quarta, alle minacce dei tifosi, al derby, alla penalità dovuta ai capricci di Matarrese, all'irpef, a tutto. Oggi sono triste e svuotato da ogni voglia di scrivere. Mi capirete spero. Improvvisamente mi è venuto alla mente Renato Curi che a Perugia ha anticipato il destino di Morosini che a sua volta è andato a distendersi, oggi stesso, sotto la collina di Spoon River già abitata da colleghi sfortunati i cui cuori han fatto gli stessi capricci. Letali. 

Però due parole lasciatemele dire: nella sua ipocrisia strisciante e diffusa dove il business televisivo vince sempre sullo sport grazie anche alla stramaledetta snai, naturale e fisiologica conseguenza della patologia metastatica su cui si impernia questo calcio italiano tendenzialmente sporco, maledetto e corrotto, in un contesto calcistico pullulante finanche di idioti di varia estrazione sociale suddivisi tra tifosi tastieristi, spesso prevenuti e dunque poco obiettivi, che di calcio non capiscono una mentula latina, tra allenatori celtici brizzolati ed arroganti,  leghisti ed ignoranti ma simili, alla fine, a tanti altri italiani bravi e meno bravi, tra giocatori scarsi e grezzi, altri viziati cresciuti troppo in fretta i cui obiettivi sono solo quelli di chattare su facebook, cambiar fanciulle settimanali e bere la sera (non tutti, per carità) piuttosto che immolarsi al sacrificio, tra scribani amanuensi improvvisati corrispondenti di calcio (non oso denominarli colleghi per rispetto verso la categoria) incapaci, però, di scrivere solo un rigo col congiuntivo o col tempo giusto seguito dalla consecutio temporum (non ne parliamo, poi, della perifrastica attiva e passiva, per carità!) e che stanno al calcio come la Minetti sta alla Iotti, ecco finalmente una decisione ai limiti dell'irrazionalità che mi ha fatto tornare a riprendere fiato e a provare a reagire, quanto meno per salutarvi e dirvi che, sebbene provato, ci sono sempre: quella di sospendere i campionati a partire proprio da Milan Genoa il cui primo tempo sarebbe dovuto finire proprio da poco. E non ne parliamo di quei personaggi doppiofedisti che avrebbero voluto che lo show dovesse proseguire ugualmente, magari con un riduttivo minuto di raccoglimento. Ogni risposta sarebbe superflua. Meglio un no comment. 

Fa rabbia, tuttavia, perchè questa decisione insegna che volere è potere, ovvero quando la FGIC vuole zittire le TV e il potere televisivo lo può fare. Dunque non è vero che sono le TV a comandare. 

Questa foto, intanto, è lo specchio dell'Italia, fatta di pressapochismo diffuso, leggerezza strisciante, sufficienza irritante e incuranza perenne, scarsa ed imbarazzante professionalità sul lavoro, tipicamente italiana come nella pubblica amministrazione, come nei call-center quando la centralinista "Marta" o "Chantal" non riesce a dare spiegazioni all'utente, come dovunque vien messa gente impreparata al posto sbagliato: nello specifico di Pescara, come a dire, "Tanto, chi vuoi che debba passare di li? Lasciamola pure qui l'auto. Del resto siamo pure vigili (in)urbani! Chi vuoi che ci dica nulla!". 

Intanto un ragazzo di 25 anni è morto, da solo, senza i genitori e fratelli a vederlo allo stadio come molti suoi colleghi mai lasciati soli nei vari stadi italiani, in quanto avevano lasciato questa terra già da tempo. Chissà, forse non aveva nemmeno una fidanzata Piermario, un amore. Non lo so. Ma in compenso ha tutta l'Italia e tutto il mondo vicino a piangerlo. Me incluso. Almeno ci siamo noi tutti.
Non so, io credo che le tecniche di allenamento odierne siano troppo elevate, forse inutili, e sproporzionate all'organismo umano. Va bene che il calcio si è evoluto e con esso la necessità di certi allenamenti (e su questo ce ne sarebbe da ridire), ma io credo altresì che questi infarti durante le gare agonistiche, non siano casuali. 
E se si tornasse tutti, e ripeto tutti, ad una corsa, ad un po' di sana e semplice ginnastica in campo e ad una conseguente partitella d'allenamento al dì, e basta? Senza forzare e senza marchingegni alla Ventrone? Forse le cause son proprio qui e non sui controlli che so essere ciclici. Ma forse sono un ignorante innamorato del calcio di un tempo, quello in cui i giocatori si allenavano in tuta sui terreni senza tante palestre ferrate a suon di musica, e non capisco nulla. Può essere.

Oggi per rispetto, nel mio piccolissimo, non scrivo nulla sul 4-1 del Bari a Verona e della mia giornata passata qui. Un segno piccolo per portarti rispetto. So che mi capirete e che condividerete la mia decisione. 
E pensare che a Livorno quando tu e la tua squadra usciste dallo stadio per raggiungere le vostre case, i nostri sguardi si incrociarono all'altezza del cancello di uscita, abbozzandoti un sincero e confortante sorriso, stretta di mano inclusa, come nel mio stile. 
Ciao Pier sit tibi terra levis.

2 commenti:

  1. Si è giusto che la Federazione abbia fermato tutti i campionati, ed è miserabile che alcuni abbiano definito eccessiva questa decisione: è necessario peró andare oltre, aprendo una indagine conoscitiva sulla qualità ed efficienza della medicina sportiva, sulla effettiva qualificazione dei medici sportivi, sulla efficacia dei controlli periodici e di quelli finalizzati al rilascio del certificato di idoneità agonistica, sulle possibili correlazioni tra metodi di allenamento e patologie da morte improvvisa...insomma di più, più complesso e approfondito rispetto ad una giornata di sosta per lutto dei campionati. Solo così anche questa tragica morte sarà servita a qualcosa. Leonardo.

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  2. Grazie Leonardo, intanto, per il tuo commento preciso.
    Come ho scritto prima questi infarti sembrano aumentati in modo esponenziali (fortunatamente sempre pochi) rispetto ad altre epoche quantunque relativamente recenti. Dunque, ferma restando la mia possibile ignoranza in materia non essendo un medico, nè un esperto (fortunatamente), io credo che al di la dei maggiori controlli individuali cui accenni che pure ci vogliono e che non sono mai troppi, forse occorre guardarne le cause nelle tecniche di allenamento degli atleti in genere, ragazzi - è appena il caso di rammentare - non più "simili" nello stile di vita a quelli di 30/40 anni fa, dunque più votati ad una libertà incontrollata in situazioni extra lavoro, tecniche di allenamento il cui obiettivo non sembra essere, tanto, più quello di mantenere una forma per la gara, quanto quello di diventare palestrati: e l'esempio della palestra del prof. Ventrone - eccellente professionista, per carità - che ho visto personalmente in ritiro e che, posso garantirti, fa "paura" e lascia davvero perplessi in rapporto lavoro da svolgere/resa, ne è un esempio. Non sarebbe, quindi, il caso di ridimensionare le attività e limitarsi ad una sana corsa giornaliera, un po' di ginnastica sul campo come si faceva una volta e, magari, il pomeriggio una sana partitella in famiglia?
    E se si assommano gli stili di vita a cui ogni atleta, ormai, si sottopone tra vizi vari (sia pur contenuti anche se, dati alla mano, non sempre), ore tarde la sera, abuso di internet e quant'altro, con i metodi duri di allenamento, alla fine potrebbe fuoriuscire un mix esplosivo per le coronarie in quanto l'organismo esile di ogni atleta non è predisposto a contenerlo. Rispetto a quello di 30 anni fa dove gli stili di vita erano di gran lunga più sobri.
    Ma, come scritto, è solo una mia opinabilissima opinione.
    Grazie ancora

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