27 maggio 2012

Grazie Dolcenera: Bari e il Joyce dei poveri ti sono grati


Non sono mai stato particolarmente attratto dal "sabato sera". Caos, confusione estrema, indisciplina stradale ed umana, pazzia, anarchia allo stato puro, tutto pare condensarsi nelle fottute ore serali-notturne del sabato italiano per eccellenza dove tutti sembrano correre, fuggire, impazzire dietro al cosiddetto svago sacrosanto dopo le fatiche settimanali, ed è proprio per questo che al crepuscolo del shabbat, giorno ebraicamente dedicato al riposo, ho sempre preferito rintanarmi al sicuro tra le mie quattro mura, lontano dalla movida incontrollata barese, magari davanti ad un libro, o ad un film, o alle interessantissime trasmissioni di divulgazione storico-scientifiche di Alberto e Piero Angela, uniche per le quali vale ancora pagare il canone, in piena solitudine o in compagnia, rigorosamente a casa, di qualche buon amico sorseggiando vino e pasteggiando qua e la senza strafare parlando del più e del meno. Pure Pippo Baudo, talvolta, non è sfuggito all'inevitabile trascorrer del tempo allorquando impazzava in Tv, anche se, in tutta onestà, è durato lo spazio di un attimo salvo cambiar subito canale. 
Ma il pensiero di doverlo trascorrere, il sabato sera, allo stadio per vedere Bari Gubbio proprio non mi è mai passato per la mente e mai avrei creduto accadesse. C'è sempre una prima volta nella vita, mai dire mai, insomma. Dopo i fasti ambigui contiani e venturiani e dopo quelli televisivi di recenti realtà europee, eccoci servito in questo sabato qualunque, in questo sabato italiano, una metafora del teatro dell'assurdo beckettiano in trasposizione calcistica, Bari Gubbio al sapor di Castel di Sangro ma in tono decisamente minore: lì in 55 mila con i 12 castellani premiati per la permanenza in B con il viaggio suggestivo a Bari affascinati dallo stadio, all'epoca più bello del mondo, accolti come amici, oggi davanti a 55 paganti e un ottavo, seppure, dei 4440 abbonati previsti a dare il commiato a questo super Bari di stasera protagonista di un'annata tra le più inquietanti dei suoi 104 anni di vita.

Acireale, Castel di Sangro, Akragas, Alcamo, Genzano, e tante altre, sono i nomi di tutte le squadre cui il calendario, forse anche pilotatamente ma nel senso buono, ha riservato il Bari in ultimo come se affrontarlo fosse un "premio" per queste squadre, un premio-passerella, insomma, per queste comparse calcistiche che potranno dire, un giorno, di aver incontrato "il Bari" sia nelle loro tane lupercali che al mitico (oddio...) San Nicola quantunque ultimamente sbiadito e decadente ma pur sempre proscenio del mitico Bari dei 30 anni di A e dei 50 di B che che se ne pensi. E il Gubbio dovrà rassegnarsi ad essere una di queste dopo i fasti di Torrente, allenatore capace di aver elevato Iguvium la città dai galloni calcistici umbri per due anni di fila, davanti alle blasonate Perugia e Ternana.

Un Bari che non è riuscito ad esprimersi come avrebbe voluto il suo condottiero, Dolcenera Torrente, che, forse, si attendeva qualcosa in più dai suoi ragazzi nonostante abbia ottenuto il massimo in rapporto alle situazioni personali e che quindi, a conti fatti, può pure ritenersi soddisfatto comunque. Bogliacino se solo fosse arrivato con le motivazioni giuste e in uno stato fisico più accettabile di quello con cui è arrivato, sono certo che avrebbe reso molto di più. E' proprio da lui, andato via Donati per far cassa, che ci si aspettava quel valore aggiunto che, invece, è venuto meno senza se e senza ma, flash a parte, del resto lo ha sempre detto pure l'allenatore, dunque non scopro l'acqua calda, nè nessuno può osare contraddirmi. 
Ovvio che non è solo il Bogliacino: se il centrocampo ha espresso una volumetria di gioco senza riuscire a fornire l'assist vincente lì davanti, senza un attaccante degno di nota se non occasionale, trovo fosse fisiologicamente impossibile ottenere il massimo. Per questo rimango dell'idea che una squadra così giovane per 3/4 della rosa, al suo primo anno di B e quindi zeppo di matricole per questo torneo peraltro modesto sia nel gioco quanto nella classifica, con un allenatore anche esordiente che pure ha sbagliato qualche volta (Torrente ha sempre ammesso i propri errori di valutazione, ci stanno), sarebbe bastato davvero poco per tentare di ottenere quei 10 punti in più persi per strada a causa dell'immaturità diffusa e strisciante nella squadra che pure, e ci mancherebbe, si è sempre impegnata al massimo. 
Facile, dunque, per Torrente incorrere negli errori di valutazione dei cambi o nella lettura di certe gare. E che si mettano l'anima in pace i 4 soliti maligni influencer sguinzagliati dalle menti perverse corrotte dai tempi contiani della ricerca a tutti i costi del gioco e dello spettacolo perchè altrimenti non sarebbe calcio, che non c'è trippa per gatti per loro, influencer identificabili in alcuni "tifosi del Bari" in chiave Joyciana i quali, ebbri delle epifanie di un tempo andato, ne hanno elaborato discussioni futili e controproducenti alla società del Bari per distorcere la realtà e sempre pronti lì a determinare la nuova informazione webbaiola senza averne titolo ma solo vantando e millantando conoscenze personali ipocrite in quanto davanti mostrano sorrisi e da dietro accoltellano. 

Per questo ho sempre difeso Torrente semplicemente perchè dopo 42 gare, più alcune di Coppa Italia, ottenere il massimo da questi ragazzi, in queste condizioni, con una immaturità diffusa nella rosa, con alcuni giocatori rottisi strada facendo, altri arrivati non in perfette condizioni e, per giunta, alla spicciolata senza la preparazione di Borno, non era da tutti, e arrivare decimi in classifica, quasi dietro il Padova, sulla colonna di sinistra della classifica da me peraltro prevista ad inizio torneo, con 47 gol fatti solo 9 dei quali fatti da un attaccante che, peraltro, non sarebbe dovuto partire titolare ma che, gioco forza, non essendo arrivati gli attaccanti richiesti, è stato gettato nella mischia insieme a Marotta, con una squadra messa su alla meglio, senza nessuna disponibilità economica, con qualche giocatore ancora allo stato grezzo, da svezzare sia caratterialmente che professionalmente ma che, vivaddio, i "piedi" hanno mostrato di averli eccome, con le sue scelte risultate obbligate, con i giocatori cardine venuti meno proprio nel momento topico in cui la squadra sembrava rispondere alle sollecitazione dell'allenatore, tra squalifiche, alcune delle quali assurde, infortuni e stangata sulla psiche dei ragazzi per le ultime penalità incorse, ritengo sia un merito per Torrente che è riuscito laddove, probabilmente, nessuno sarebbe stato capace, anche nella gestione dei giocatori essendo lui, non dimentichiamo, un allenatore di giovani e non ancora uno svezzato da categorie superiori, patentino che ha conseguito di diritto dopo questa esperienza che lo ha formato e maturato come avesse trascorso 5 anni in un "Vicenza" o "Ascoli" qualsiasi. 

E quando sembrava decollare, ecco puntuale quel senso di smarrimento, quasi di angoscia, di fronte all'evidenza della situazione che, forse, hanno alimentato il momento particolare della squadra al punto di compromettere quanto di buono aveva fatto fino a Pescara. Quel senso di giustizia federale percepita come ingiusta nei loro confronti, probabilmente, complice anche la loro giovane età, deve averli condotti nel pensiero kafkiano più angosciante nonostante l'insonorizzazione entro cui, Torrente e la società, li avevan protetti. Come a dire: più di questo, onestamente, non poteva fare perchè solo i soliti influencer, prevenuti, han pensato che le 14 gare perse siano state solo colpa di Torrente. Ma nessuno, però, parla dei meriti dello stesso per le altre 14 vittorie (9 delle quali fuori casa), dei pareggi prestigiosi di Torino, con la Sampdoria, e di qualche partita persa in casa immeritatamente: una su tutte quella col Verona, ma non solo quella. 

Dunque, che ci si levi dalla mente che esiste una "colpa" unica. Ci sono solo dei meriti, di tutti, da società putativa capace di gestire e di non far mancare il fiato alla rosa, ai giocatori che, sia pur poco esperta, ha dato il massimo, passando per tecnico e tecnici tutti. Perchè il merito di essere rimasti in B, sia pur al netto di possibili penalità imminenti, è merito di tutti, che sia ben inciso, nonostante le perplessità di qualcuno che, troppo frettolosamente, non bravissimo nell'interpretazione delle mie parole ma soprattutto preferendo ascoltare i giudizi poveri, ignoranti di taluni e non i miei, ha preferito concettualizzarsi autonomamente. Sbagliando clamorosamente.

Della partita di ieri, oltre a sancire l'addio per molti, già col troller pronti per rientrare a casa, non c'è molto da dire se non che il Gubbio è stato battuto non solo da un ottimo Bari ma anche da Torrente, il vero bersaglio degli eugubini di oggi perchè gli stessi volevano fargli pagare il suo addio in Umbria per una piazza blasonata: e va bene il provincialismo bieco, ma arrivare a non capire che certe scelte vengono fatte, da un professionista, per cercare di migliorarsi, allora si è davvero stolti. Poi il solito rigore sbagliato, quest'anno non ci si è fatti mancar nulla, insomma. Cos'altro dire: ottimo Scavone e bravi tutti, gli applausi sinceri dello stadio verso Torrente, un Super Forestieri, segno inequivocabile della sua gestione da parte dell'allenatore ma in generale della cura verso i giovani. Magari rimando le pagelle in un altro editoriale. Piuttosto occorre pianificare adesso, mettere le basi per allestire una squadra competitiva soprattutto alla luce di un inizio torneo, l'anno prossimo, all'insegna di quei 5/10 punti di penalità pressoché certi e per farlo occorre ripiegare non sulle giovani promesse di Prima e Seconda Divisione, ma su certezze alla De Falco o Claiton, possibilmente sin dal ritiro e non da gennaio, magari in condizioni approssimative perché a gennaio son tutti così i giocatori in vendita. Sperando vada tutto bene per l'iscrizione al torneo.

Del mio impegno professionale giornalistico al servizio di voi tutti, in una narrativa calvinistica che ho sempre messo a disposizione dei miei lettori, nessuno potrà e oserà muovere critica. Rimarrò sempre un James Joyce dei poveri in chiave barese. E pretendo di essere rispettato, da tutti.
E' che arriva un giorno in cui, per chi mi ha perseguitato, dovrei provare solo indifferenza, stanchezza della sua stupidità. E solo allora dovrei perdonare. Ma non è facile. Intelligenti pauca.
Spero di avervi regalato qualche emozione con questi miei editoriali: ci ho messo impegno solo per voi.

Ed ora pronti tutti ad erigere quel monumento a Torrente: calce, cazzuola, secchio e mattoni son pronti: chi vuole aiutarmi potrà farlo. Grazie Vincenzo, Bari e il Joyce dei poveri ti è grato.

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