3 maggio 2012

I cazzotti di Rossi: mala tempora currunt

                                                                 (foto calcioblog.it)
Intendiamoci e sgombriamo subito il campo da equivoci: Rossi ha ragione senza il benchè minimo dubbio e Adem Ljajic ha torto. Ma l'esagerazione c'è stata e pure ingiustificata. E poi non lo so: forse sarà il mio modo di ragionare diverso dal vostro, notoriamente un po' fuori dagli schemi e dai dogmi consacrati, che prende le distanze da qualunque giustizialismo mediatico (forse sono l'unico, ancora, a non aver inveito contro Masiello quantunque un cazzotto nei denti, mo' ve lo dico, probabilmente glielo darei molto volentieri semmai dovessi incontrarlo ma non lo scrivo, semmai lo penso), forse sono l'unico ancora a resistere alle insistenze perpetue di qualche vigliacco, ormai noti a tutti, anche se talvolta, quando il gioco si fa duro, non le mando a dire a nessuno stroncando sul nascere attraverso miei messaggi subliminali ogni azione, forse sarò pure un pizzico qualunquista e populista (del resto come non esserlo con questi politici che ormai, a prescindere se si chiamino Bersani, Alfano e persino Vendola, vengono fischiati da tutti? Provate a chiederlo ai garantisti eterni del PD e poi ditemelo) e sempre, ovviamente, nel rispetto delle regole perchè io le leggi e le regole, quantuque possa ritrnerle ingiuste o inique - finchè posso - le rispetterò sempre nonostante strane idee rivoluzionarie che, di tanto in tanto, fanno capolino nella mia mente, ma in tutta onestà non riesco a trovare un solo pretesto per applaudire Delio Rossi.


Sapete come la penso, sapete quale è il mio calcio e quello che mi auspico da sempre pur consapevole che non tornerà più, ma ciononostante, pur rispettando quello moderno che, comunque, vedo e solo a tratti apprezzo, in quella scena mi rivedo Chinaglia, Boniek e tanti altri giocatori anche del Bari, ex "morti di fame" d'epoca e tutt'altro che "puttane strapagate e viziate" come leggo da più parti, e li paragono a certi giocatori d'oggi, invece, "puttane strapagate mercenarie e viziate" che, per quanti mi seguono nei miei articoli, cito spesso con gli stessi aggettivi, ex giocatori e giocatori attuali che hanno mandato a quel paese, chi in forma applausiva chi in gergo, chi in lingua doc chi in quella d'oil, il proprio allenatore e mai, dico mai, ho visto Trapattoni, El Paron, Bearzot, Valcareggi e Oronzo Pugliese, ma in realtà anche quelli di oggi, reagire come Rossi. Per costoro bastava uno sguardo o l'indifferenza del trainer perchè, poi, certe cose si sarebbero "lavate col sangue" intra moenia, vale a dire nello spogliatoio lontano da occhi indiscreti, e non coram populo. 

Poi ho una visione paterna dell'allenatore, un allenatore che tiene a bada 30 ragazzi dovrebbe essere il primo, in mancanza del vero padre, a dare l'esempio, e dunque non deve mai alzare le mani a nessuno quantunque sia fisiologico che in 30, almeno 10 siano scontenti del trattamento riservato, e di questi almeno ulteriori 2 abbiano (a causa dei citati vizi) l'applauso sarcastico facile perchè, magari, tesi al limite. Non voglio giustificarli, ovviamente, perchè il calciatore dovrebbe rispettare tutte le direttive dell'allenatore atteso che, tra l'altro, Adem Ljajic non è Chinaglia e nemmeno Boniek come carisma i quali, tutt'al più, potevano pure permettersi di ironizzare sulle scelte dei rispettivi allenatori, ma la reazione di Rossi mi è sembrata davvero sproporzionata, quasi ci fosse del personale rancoroso. Non è possibile aizzarsi contro con tanta violenza.
Penso al padre di Ljajic che avrà visto la scena o ai suoi figli (posto che ne abbia) e penso che, forse, nemmeno lui si è mai permesso di alzare le mani al proprio figlio se non, magari, per una sana e terapeutica sculacciata o eliminandogli la paghetta settimanale, ma dubito che sia arrivato a cotanta violenza, un padre che dalla violenza della guerra nei Balcani ne è, verosimilmente, uscito indenne, e penso all'umiliazione davanti ai suoi eventuali figli. No, no, non posso pensarlo.

E va bene il rispetto ma c'è modo e modo per espiare il proprio fio. Una volta si faceva pagare pegno al giocatore che si era permesso di irridere l'allenatore facendogli pagare la cena a tutta la squadra, un modo come un altro per fargli capire che aveva sbagliato, di pagare una multa e, soprattutto, di farlo rientrare comunque nel gruppo perchè le scuse doveva farle non tanto all'allenatore ma anche ai suoi compagni.
Oggi ho assistito alla violenza come misura punitiva. E allora no. Non ci siamo. E non ci siamo nemmeno col giudizio mediatico di taluni che, in virtù della sua terra d'origine (serba) andrebbe ancor più demonizzato. Ma questo degenerare prettamente fascista, dunque fuorilegge, lo lascio perdere perchè non fa testo. Il razzismo, come sapete, non abita a casa mia. Manderò in galera un rumeno o un serbo perchè mi ha rubato il portafoglio e non per la sua razza d'appartenenza nè tanto meno lo insulterò perchè si sarà preso gioco di me: piuttosto userò la mia proverbiale penna, e tanto saranno cavoli amari pure per lui. 

Tornado a Rossi masticatore di una perpetua ed eterna "ciungòm" che gli avrà, come minimo, cariato tutta l'arcata dentaria, non esiste che debba scaraventarsi con quella forza disumana verso il proprio figlio, perchè Adem Ljajic in quel momento era un proprio figlio che aveva sbagliato come tanti. Non voglio fare il moralista, ci mancherebbe, nè il dispensatore di etica che, ormai, è andata a mignotte pure lei, difendendo il giocatore dicendo che, infondo, va capito per la sua estromissione, no: ma pur comprendendo Rossi non lo giustifico e nè lo assurgo ad eroe come molti lo vogliono far passare. Ripeto, pur comprendendo il ruolo di entrambi.

Ma poi rifletto e penso che questa scena altro non è che la sintesi di questo calcio, malato corrotto e pieno di ebeti incapaci di coniugare un congiuntivo. Ma anche un indicativo semplice in certi casi.
E poi c'è qualcuno che se la prende con la genuinità di Torrente e dei suoi discepoli che a suon di ramazza e sudore, sia pur coi loro limiti, stanno dando lezioni di pulizia etnica delle radici di gramigna del calcio malato. Ma questo, ai soliti, non fa testo. Meglio il cazzotto di Rossi che il non gioco di Torrente.
Ma forse, ripensandoci: se proprio Rossi voleva dargli una lezione esemplare, non sarebbe stato più prodromico e terapeutico un bel calcio nel sedere al giocatore?

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