20 maggio 2012

La fine dei sogni dei soloni di Conversano

                                                           foto di article.wn.com

Eccolo, come un lampo, il gol di Drogba che ha spento entusiasmi adolescenziali di canuti calciofili, azzerato languide convinzioni di testardi uomini da tastiera e abbattutto ogni velleità insulinistica di diabetici del pallone convinti, forse troppo frettolosamente, ingenuamente e azzardatamente, che il binomio belgioco-spettacolo fosse l'unica forma mentis del calcio senza la quale era inutile assistere a partite di calcio. Ed invece quel bischero di Drogba, sia all'87 che all'ultimo rigore, han fatto cadere l'impalcatura della convinzione sulle teste dei soloni del calcio inscatolati nella tracotanza webbaiola e agguerriti come tanti piccoli soldatini della tastiera.


Mi spiace (anzi non mi spiace affatto a pensarci bene così imparano ad essere più realisti, più educati e meno megalomani davanti al monitor), ma non è un gran periodo per costoro dopo le tante batoste subite mediaticamente a suon di risultati, Torrente incluso. Del resto succede sempre così a quanti si mostrano saccenti e depositari della verità calcistica dopo essersi ubriacati di vino pitagorico proveniente dai vitigni autoctoni di Guardiola, di Conte e di Zeman, indiscutibilmente belli a vedersi e a bersi - l'ho sempre detto e sempre lo dirò - tanto da riconciliarti col calcio che di questi tempi tende al crepuscolo molti di loro, ma pur sempre solo semplici amanuensi webbaioli esagitati in preda ai fumi dell'onnipotenza menopausistica tastieristico-pallonara tutti rigorosamente incensati di una corona d'alloro, messa in testa dai loro genitori dopo aver ottenuto il tanto agognato diploma di laurea a suon di enormi sacrifici lacchè, brunovespian-emiliofedista nell'ateneo di Conversano, dopo due corsi Erasmus in Burundi superati con eccellenti risultati. Poveri figlioli amanuensi: adesso si staranno tracimando di bile a più non posso a causa dell'evidenza che ha sancito la vittoria del gioco all'italiana e la sconfitta di quello guardiolano che pure - lo ripeto per quanti, puntualmente, stravolgeranno il mio pensiero attraverso la loro celebre abilità nella distorsione filosofica conseguita, dopo la laurea citata, nella successiva specialistica in alterzione filosofica voluta del pensiero altrui - è sempre un piacere vedere ma non sempre risulta vincente. 
Ed anzi, per la gioia di taluni aggiungo il mio celebre motto qui, nel mio blog, che non riveste alcuna importanza giornalistica, così da fottersi una volta per tutte: dati alla mano.

E si, perchè vedere Roberto Mancini vincere la Premier League all'ultimo secondo della vita, oggi a buon ragione il campionato più entusiasmante, avvincente, intenso, spettacolare e bello di tutto l'apparato europeo, e Robertino Di Matteo vincere, invece, niente popodimeno che la Champion's,   deve aver fatto rodere i soloni amanuensi del web, soprattutto i ferventi sostenitori della subdola convinzione, tipica dei frustrati webbaioli tendenzialmente grillini incazzati contro tutto e tutti, secondo cui il calcio spettacolo risulta l'unico motivo per il quale vale la pena vedere una partita di pallone fino a rivelarsi come unica teoria vincente. 

Sono loro, i soliti accattoni di simpatie altrui giusto perchè non si sa mai un domani potranno accedere nelle grazie di qualche società calcistica locale in disgrazia come abati nocesi scribani del copia ed incolla da sagrestia societaria travestitti da “voce” della società in compagnia di altrettanto celebri soloni webbaioli delle convinzioni che esiste solo un gioco quello di Zeman, Guardiola o Conte e tutti gli altri sono merda con mosche volazzanti sopra. Sono loro, ubriacati di geometrie effimere seduti comodi sul divano a masturbarsi davanti a Messi, Pirlo e Insigne, e probabilmente sono pure gli stessi che trent'anni fa, o giù, quando si era stupidi davvero, ai tempi dell'eskimo, si gettarono nella fontana della Banca d'Italia a Bari e poi in quella dell'Università (quella privata di Piazza Umberto, però, e non quella vera di Conversano), dopo aver visto Zoff Gentile Cabrini, Paolo Rossi e Scirea, magari ritrastullandosi una seconda volta, tornati a casa, alla vista di Bearzot che giocava a scopone in aereo col compianto Presidente Pertini, Causio e Zoff, l'eterno poriere “loff” per gli antijuventini d'epoca. 

E sono altrettanto convinto che sono gli stessi che, ormai in preda alle convulsioni masturbatorie, si saranno lasciati andare pure al tuzzo di Zidane verso Materazzi e alla vittoria di Lippi in Francia. Ma che però davanti al non gioco di Torrente causato, come noto, da eventi extracalcistici e da una rosa sempre in emergenza tra giocatori arrivati più o meno rotti o semitali, altri grezzi, altri ancora infortunati, altri squalificati e tanti altri ancora un tantino indisciplinati, fanno gli gnorri e si mostrano pitagorici ubriachi guardoliani perchè si nutrono solo “di gioco e spettacolo”, loro abituati a pane e merda da 35 anni di matarresiato.

E mentre loro si consolano con Guardiola che ha perso tutto quel che c'era da perdere dopo aver  vinto tutto quello che c'era da vincere, han fatto persino il tifo per il mitico contadino contradaiolo monopolitano Jupp Heynckes pur di non accettare il gioco troppo italianistico di Di Matteo con le immolazioni dei difensori, ieri, a Monaco, rimanendo aggrappati al sogno di Conte e Zeman, trascurando, però, Mancini e lo stesso Sir Robert Di Matteo che stravincono in Inghilterra, Spalletti che stravince in Russia e Torrente che, sebbene con un gioco non suo, si adatta a quello italiano, riuscendo nel miracolo di salvare una società allo sbando, mentre invece le società si lasciano infatuare dallo “spettacolo” e dal “gioco” senza dei quali non riuscirebbero a dormire, reclutando Hodgson, Luis Enrique, Benitez, Deschamps, Lazaroni, e tanti altri autentici bidoni trascurando i succitati vincenti in quanto troppo “italiani”. A costoro solo una parola, anzi no, la mutuo da Beppe Grillo che, forse, è più appropriata.

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