21 maggio 2012

Palladio, le tartine al baccalà vicentino e la marmellata biancorossa


"Col tempo, poi, le voci hanno avuto la meglio sulle motivazioni dei calciatori". Così Andrea De Falco, giocatore arrivato a Bari con un paio di mesi di ritardo, con il solito problema fisico da riparare nelle officine sanitarie del San Nicola perchè a Bari funziona così, ma poi risultato forse l'innesto più azzeccato, oggi sicuramente il migliore in campo a Vicenza - gol a parte - una frase che sintetizza un po' tutto il torneo di questo Bari e che dimostra ai 4 riottosi guardoliani prevenuti (e non ai critici), a quelli che o si gioca come il Barça o non è calcio, che le colpe non siano di Torrente che da 10 mesi, tra enormi sacrifici, difficoltà e in perfetta solitudine, sta tentando di tirare  sulla mulattiera della transumanza barese la rosa messagli a disposizione impermeabilizzandola da tutto quanto accade attorno alla società ma dalla quale, evidentemente, nulla ha potuto fare nell'ultimo mese, mese e mezzo, da quando i giocatori, che pure si sono impegnati al massimo, non sono riusciti evidentemente ad evitare strappi e fori agli impermeabili attraverso i quali è penetrata l'aria pesante che aleggia intorno alla società del Bari. 

Ovvio che alla luce di ciò, considerando l'evolversi del torneo, trovare motivazioni in una rosa che Torrente, per 9 mesi, pure ha tentato di trasmettere, in una rosa che per 3/4 è in solo prestito secco, che per un'altra frazione pende verso la società d'appartenenza, e che solo per uno-due sono "made in Bari", che alla luce di quanto sta accadendo, non vede l'ora di tornare a casa, diventa impossibile recepirle. A questo aggiungeteci la morte delle speranze del calcio barese causate dalla gestione di Matarrese che continua, come sta facendo da 35 anni, a voltare le spalle ai tifosi anteponendogli il cemento. Per non parlare dei loro colpevoli ed eloquenti silenzi. Ma son cose che dico da sempre, peccato che nessuno le ascolta. Del resto se ho il bavaglio un motivo ci sarà.

Per questo continuo a stupirmi come abbia fatto un allenatore che non è San Nicola, nè San Francesco, nè tanto meno un taumaturgo ma solo un allenatore al suo primo anno in B in una categoria prestigiosa dopo i fasti localizzati eugubini e dopo tanta gavetta da cui ne è uscito sempre vincitore, in una piazza altrettanto prestigiosa come è Bari in cui lo stesso tecnico credeva tanto che, si ricorderà, alla presentazione si lasciò trascinare dall'emozione quando disse che questa "piazza è storia, leggenda e non un'avventura", ad aver conquistato 53 punti (con una partita ancora da giocare) con una rosa composta per grossa parte da giocatori non esattamente descritti nella lista della spesa fatta da Torrente a luglio e che il signor Dante Alighieri versione siciliana, Guido Angelozzi, col suo dolce stil novo, avrebbe dovuto fare sia pur, come noto, coi fichi secchi mandorlati catanesi (ottimi), con giocatori troppo grezzi per essere raffinati in sole 42 gare nelle praterie verdi della B, con Marotta e Caputo rientranti dai rispettivi prestiti - e non, invece, scelti da Torrente - come personale da manovalanza in attacco che avrebbero dovuto crescere sotto l'ombra di altri due attaccanti di categoria di cui, purtroppo, almeno alle nostre latitudini, non se n'è vista traccia al contrario di tutte le altre 21 società che, dati alla mano, potevano contare sull'apporto tra campo e panchina - e, talvolta, pure in tribuna - di quei 5/6 attaccanti degni di nota, giocatori, dunque, Marotta e Caputo che, invece, causa forza maggiore è stato costretto a gettare nella mischia come veri agnelli sacrificali andando incontro a scottature dolorose come è stato per Marotta e con la stravagante e riduttiva consolazione dei 7 gol di Caputo incoronato niente di meno che "bomber" capocannoniere del Bari. A questo si aggiungano i numerosi infortuni, puntuali quando si parla di Bari calcio, di giocatori arrivati alla spicciolata per apportare esperienza ma che invece hanno solo affollato l'infermeria del San Nicola (addirittura per De Paula si è reso necessario il rientro in sede, insomma un deja-vu, alla Jadid, alla Pisano, alla Sestu e a tanti altri mille giocatori sbolognati al Bari per smaltire i postumi di infortuni sia fisici che, soprattutto, psicologici: e che nessuno osi smentirmi), le squalifiche, alcune delle quali assurde come quella di Caputo, oltre a quelle fisiologiche che, però, in una squadra "normale" sarebbero state assorbite bene, ma che in una come quella barese debole e precaria, si son rivelate fatali. 

E siccome in questa squadra non ci si fa mancare nulla, nemmeno la marmellata tanto cara al Sig. Angelozzi, alle ignobili vicende del calcio scommesse, a quelle appena descritte sulla rosa a disposizione e le sue sfaccettature, si sono aggiunte alla torta anche le penalità subite nel corso di questo torneo per i dispettucci puerili fiscali dei Matarrese i quali, nel levare il disturbo, hanno scelto il modo peggiore per farlo, ovvero ricattando la città attraverso le istituzioni coi deferimenti (ed anche qui, nessuno osi smentirmi: e bravo il sindaco a non aver ceduto ai loro ricatti: mal comune mezzo gaudio).

Ieri Vicenza Bari, biancorossi allo specchio, una partita giocata in un'atmosfera quasi leopardiana con il tetto del campanile, fortunatamente integro dopo la scossa di terremoto di ieri, sporgente dalla curva nord del Menti, quasi a voler fotografare una dimensione provinciale, quella giusta, sana, per la B, quella di uno stadio ubicato ancora in città e non in estrema periferia, dopo l'ennesimo minuto di raccoglimento disposto durante questo anno maledetto, con la necessità da parte del Vicenza di vincere per tentare di restare agganciato al treno playout indipendentemente dal risultato che avrebbe conseguito il Livorno, ed il Bari alla ricerca del punto salvezza. Macchè.

E proprio all'andata ci furono le prime avvisaglie di malumori da parte di qualcuno verso Torrente reo di aver sostituito il tanto discusso Marotta sul 2-1 per Kopunek visto l'incedere del Vicenza. Perchè a Bari, gli scienziati conversanesi del pallone, son così: prima vogliono Marotta sempre in campo, poi lo contestano dandogli del bidone. Siamo a Bari, mica a Vicenza o a Lecce.
E ieri a Vicenza il Bari di Torrente ha sviluppato pure gioco a tratti anche dignitoso, offrendo, insieme ai biancorossi palladiani, uno spettacolo godibile: ecco, dunque, la prova che il gioco c'era e c'è stato. Sempre. Ma certi tifosi, purtroppo, col dente avvelenato verso Matarrese, dovendo trovare un capro espiatorio, lo trovano in Torrente reo di non aver dato uno straccio di gioco. Ovviamente puntualmente smentiti. Perchè il gioco c'è sempre stato, sono le terminalizzazioni ad essere venute a mancare e, di conseguenza, il "bel gioco"; e se lì davanti i terminali rispondono al nome di Kutuzov e Castillo, reperti archeologici pallonari pregni d'esperienza e di professionalità quanto si vuole, ma assolutamente inadeguati alla causa, di Stoian rumeno imbaresitosi troppo frettolosamente, indisciplinato, e appena appena montatosi la testa per colpa di alcuni tifosi che lo hanno eletto idolo al primo dribbling, come ho sempre detto e come l'evidenza ha confermato, di Ciccio Caputo che, ripeto, catapultato suo malgrado titolare, non riesce nemmeno a colpire con un'anca un pallone d'oro arrivato dal fondo, lì, ad un centimetro dalla linea di porta (per non parlare di altre mille gol sbagliati) e che pure la mia unghia incarnita riuscirebbe, d'inerzia, a spingere in gol, di Galano e Bellomo che tutto fanno fuorchè quello che decide l'allenatore intenti come sono ad ascoltare più Lippi Junior che il loro tecnico, mi dite, orbene, che colpa ha il buon Torrente? 

Meno male che tutta la stampa, all'unisono, una volta tanto, è d'accordo con me sul fatto che Torrente ha compiuto un miracolo a tutti gli effetti. Fatevene una ragione, ragazzi. Così anche, meno male, che il torneo sta volgendo alla fine. Tormento finito per tutti. O non ancora...
Ho visto Pinardi tra i vicentini: un grande giocatore che ieri ha dato tutto, anima e corpo, giocando una partita magistrale. Ho pensato che è arrivato a gennaio qui al cospetto del Palladio dando quel valore aggiunto necessario alla squadra di Cagni, mentre al Bari è arrivata solo la marmellata di Dante Alighieri Angelozzi.
Palladio me lo aveva detto che sarebbe stata dura oggi, tra una tartina di baccalà e una cioffa di bigoli gustosa: aveva ragione.

Nessun commento:

Posta un commento