23 settembre 2012

A Crotone prosegue la marcia del Bari



Crotone - Gioia e felicità al 93'. Questa l'istantanea del Bari negli ultimi 6 giorni. Due emozioni a confronto dal peso specifico identico ma dalle diverse dinamiche: Borghese che entra, gioca da attaccante a Varese, segna due gol e regala un pareggio al 93' (siamo convinti che se solo fosse durata un altro minuto avrebbe vinto) e Lamanna che, al 93' para un rigore (mica di un tiro qualsiasi), ovvero ad un attimo fuggente dalla fine. E poi, volete mettere il pathos, il fascino, l'emozione di un rigore parato, fuori casa, ad un secondo dalla fine con un altro parato nel corso della gara? Chiamatele come volete, battistianamente emozioni, o come vi pare, ma questi sono segnali ben precisi del destino causato da una semina eccellente quantunque effettuata con gli aratri in legno considerate le difficoltà dello scorso anno supportate dai noti imbecilli di troppo a bagnarci il proverbiale pane per mera idiozia ma soprattutto per risibile protagonismo. E da una semina così peculiare non si poteva che raccogliere un'ottima "annata". Del resto lo dicevamo sin da settembre post Borno.

Una bella partita quella di oggi nella terra di Corrado Alvaro, bella come lo splendore delle Tavole Palatine ben visibili, come noto, dalla 106 o come il Tempio di Hera, lì, a due passi da Kroton, una partita gradevole tra due squadre davvero in salute che non hanno fatto annoiare gli spettatori, con capovolgimenti di fronte repentini, traverse, pali, parate da campioni e tanto agonismo, giocata al cospetto di una linea d'orizzonte che collegava i colori straordinari di un Mar Ionio affascinante e di un cielo sempre più blu quasi come se Rino Gaetano, nativo proprio di Crotone, lo avesse lasciato scritto come testamento lassù in aria come una reclame d'aereo a scia.

Torrente, come anticipato in conferenza stampa di ieri, ha cambiato qualcosina rispetto a Varese: Sciaudone al posto di Defendi, (poi entrato sul finire di gara, autore del fallo da rigore che gli è costata l'espulsione: ha giocato comunque bene dando profondità e, nel contempo, anche equilibrio ai reparti) col rientrante Bellomo. E l'ex tarantino ha svolto un grandissimo lavoro a centrocampo, ovviamente insieme a Romizi, insieme al quale sono riusciti a gestire sempre il pallone evitando i lanci lunghi di cui, ad onor del vero, il Crotone ha abusato: e sia detto senza diminutio, si intende, perché i loro lanci lunghi si son rilevati quasi tutti pericolosi. Piuttosto il Bari ha, come sempre, evidenziato il solito poco cinismo in avanti. Occorre metterla dentro soprattutto quando si hanno più di una occasione fuori casa. Ma questa squadra, si sa, ha margini di miglioramento.

Un Bari che spesso e volentieri, grazie soprattutto alle intese sempre più perfette tra Iunco, Caputo e Bellomo, si è presentato come una foce a delta, ma spesso anche ad estuario, di una fiumara calabrese davanti al portiere avversario risultando il più delle volte parecchio pericoloso tanto che due pali (una traversa ed un palo di Bellomo) e almeno tre occasioni clamorose gridano ancora vendetta, del resto un po' come per il Crotone che, quanto ad occasioni gol, ne avrebbe da pesare sulla bilancia.

Da questa partita, visi sorridenti e comparazioni varesotte a parte, scaturisce una certezza: si evidenzia, nel Bari, una certa continuità nei risultati in un torneo davvero equilibrato nella sua modestia, con la Ternana, apparsa gran poca cosa a Bari, che vince ad Empoli, e l'Ascoli, strabattuto dai galletti in casa, vittorioso con il ricco Spezia che ormai le perde tutte. Ecco, una squadra equilibrata nel suo assetto tattico, pronto ad essere cambiato al volo in situazioni di emergenza e sempre con efficaci risultati. Dati alla mano, si intende.
Per la cronaca della gara, come sempre, ci sono autorevoli colleghi da leggere, qui preferiamo scrivere di altro.

E questo Bari, bello anche nella sofferenza, è sembrato affascinante come una donna allo specchio, come quegli scorci incantevoli che si intravedono dalla Statale 106, dove nelle intercapedini delle visuali tra il Castello di Roseto Capo Spulico e uno scheletro di un palazzo orribilmente abusivo, contornato dai colori straordinari calabresi e da sciarpe di tifosi che non dimenticano un attimo Bergamini, si intravede l'azzurro dello Ionio, mare pregno di archeologia,teatro di battaglie epiche e depositario di millenari segreti in fondo ad esso.

Un Bari nuovo, rigenerato dalla maestria di Dolcenera Torrente che ha saputo dare continuità al suo progetto tanto criticato dai soliti 4 incompetenti di pallone e che adesso, non potendo dir nulla davanti all'evidenza, staranno ricoverati in terapia intensiva nei reparti di epatopatia cronica.
E a proposito di Crotone, scriveva Giovan Battista Vico che quando Roma era ancora un villaggio di pastori intenti a perimetrare il pomerium del Palatino, a Kroton, tal Dott. Pitagora da Samo, laureato a pieni voti con plauso della Commissione e relativo Bacio accademico all'Università di Atene in Scienze Matematiche, Scienze Naturali, Filosofia, Astronomia e, dulcis in fundo, anche in Legge, insegnava matematica e geometria agli studenti locali. E non sappiamo quanta fatica abbiamo fatto i discenti greco-italioti nell'apprendere il famoso teorema, quello della somma delle aree dei due quadrati costruiti sui cateti che, stando alla regola, equivale all'area del quadrato costruito sull'ipotenusa; quel che è certo, invece, è che il Pitagora di Cetara, professore di ruolo con tanto di cattedra all'università di Marassi, poi al San Nicola, laureato a pieni voti all'Università di Coverciano (diversamente da Conversano dove, come noto, sono iscritti eternamente fuori corso i soliti 5 bontemponi in conflitto perpetuo con loro stessi), ha avuto bisogno di un solo anno solare per mettere in riga la sua Aula Magna. Del resto lo dicevamo in tempi non sospetti: un allenatore che ha vinto tutto coi giovani, un allenatore che ha giocato una delle partite più "sentite" di tutta la storia del calcio (che non vuol dire la più importante di tutte) a Liverpool contro Rush e Grobelar, un allenatore che ha militato per 15 anni nella stessa squadra (e che squadra, mica una Cremonese o una Spal qualsiasi, con tutto il rispetto per queste squadre gloriose) e che poi ha continuato in panchina ad insegnar calcio ai giovani con i risultati vincenti evidenti a tutti, un allenatore che ha issato la bandiera regionale umbra sul Monte Ubaldo a Gubbio in due anni eclissando Perugia e Ternana, e che è arrivato decimo lo scorso anno tra mille insidie, non aveva nulla da dimostrare.

Certo, è ancora presto per tirare somme affrettate, ma sta di fatto che a Dolcenera Torrente sta cominciando a girare per il verso buono. Era ora.
Una sana liquirizia post pasto accompagnato da un eccellente Cirò hanno fatto da contorno alla giornata calabrese.

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