17 novembre 2012

Il Bari risorge in Terra d'Abruzzo. Con buona pace dei Bravi manzoniani locali




C'erano 14 gradi a Lanciano, a due passi dalla pineta dannunziana, e nello stadio Guido Biondi rimesso a nuovo per poter disputare la Serie B, il cielo era plumbeo, tutt'altro che carducciano, sin dall'inizio tanto che i riflettori sin da subito han fatto capolino sul rettangolo di gioco fino a formare i giochi d'ombra sulle sagome dei calciatori. Ed erano le 15 di un sabato italiano. Sperando che il peggio potesse essere passato...
Certo, questi stadi con la pista velodromo, un po' d'antan, lasciano sempre quel retrogusto di calcio ancora genuino sebbene, in questo caso, contestualizzato in un ambiente di provincia a misura d'uomo. E il Bari di questi stadi ne ha visitati tanti e quasi sempre li ha espugnati. E Lanciano non è stata l'eccezione.

Era la prima partita ufficiale per il Bari a Lanciano in quanto ad agosto scorso c'era stata un'amichevole in occasione del Trofeo Majo vinto ai rigori dal Bari per 4-2, e chissà se nel passato ne ha giocate altre, magari ai tempi di Mujesan o di Tontodonati ma ieri è stata la prima ufficiale in assoluto, quella che va a finire di diritto negli almanacchi così come lo son finite le sfide col Rende, col Foligno, col Licata e con l'Alcamo in illo tempore.

Molti i tifosi baresi presenti al Biondi oggi: certo la vicinanza chilometrica ha aiutato il mini esodo, quasi fosse un Roma Bari in miniatura, ma quei 200 baresi stipati lassù sulla curva del velodromo non sono passati inosservati: si son fatti sentire. E pure tanto.

Sul proprio campo, con sullo sfondo i colli teatini ed un infinito quasi leopardiano, essendoci il mare a 10 chilometri da qui, ma senza passeri solitari, il Lanciano allenato da Carmine Gautieri, che in conferenza stampa  nel ricordare la sua parentesi barese con estrema gioia ed un pizzico di malinconia salutando i tifosi baresi, ha ammesso con serena e disarmante obiettività la superiorità del Bari, non aveva ancora vinto mentre il Bari di Torrente aveva bisogno di tornare a far punti anche per evitare di scivolare in fondo alla classifica e, possibilmente, pensare di riprendere il cammino con più serenità d'animo alla luce di recenti sciocche polemiche infrasettimanali, tipicamente webbaiole e, dunque, inattendibili.

Detto fatto: alla fine ha prevalso la logica biancorossa di Dolcenera Torrente, capitano coerente e coraggioso che, in solo colpo, ha messo a tacere persino i Bravi manzoniani baresi che, puntuali come gli orologi dei campanili delle chiese protestanti svizzere, travestiti da corvi parlanti, gli han remato contro alle prime negatività fisiologiche manifestate da una squadra giovanissima ma già con la testa sulle spalle.

E stravincere qui a Lanciano al cospetto di una squadra modesta quanto si vuole e che ha fatto letteralmente solletico ai ragazzi baresi, ma pur sempre una delle 22 di B livellata in basso (un po' come la Ternana, pessima al San Nicola, da primato successivamente e, dunque, non si può escludere che possa risorgere prima o poi anche se, a naso, lotterà per non retrocedere), schiacciarla e metterla alle corde per quasi 100 minuti non credo possa dipendere solo dalla scarsezza degli avversari: piuttosto credo che sia stato davvero  bravo il Bari, occorre guardarne i meriti della squadra barese piuttosto che i demeriti di Gautieri apparso impotente davanti a cotanta forza in campo.
Se una squadra sa mantenere ritmi così alti per tutta la gara, manifestando superiorità totale, vuol dire che ha un'anima, un'anima tenace insita in ogni giocatore che san quel che vogliono, ma soprattutto si vede la mano del suo condottiero Ulisse Torrente. Infondo, fino adesso, sembrano averla lasciata negli spogliatoi solo nel secondo tempo con l'Empoli, mica per tutte le 14 gare. Dunque, va bene che il Lanciano fosse ben poca cosa ma bravo il Bari a saperne approfittare commettendo, nonostante tutto, i soliti errori di precipitazione e di poca cattiveria nei momenti topici. Una squadra con margini di miglioramento notevoli composta da giocatori, fondamentalmente, dai piedi buoni.

E le scelte di Torrente di mettere sin da subito un super Fedato che ha margini di miglioramento notevoli ("quel pallonetto ha significato – ha detto Torrente in sala stampa – che i numeri ce li ha: deve solo perfezionarsi") con Caputo e Galano in attacco, con il rientrante Bellomo a supporto qualche metro dietro, con Sciaudone e Romizi a dominare il centrocampo, mentre Sabelli, fresco di Nazionale under 20, e il terzetto Borghese, Claiton e Polenta davanti a Lamanna a svolgere un compito di normale amministrazione là dietro, è stata vincente.

Il Bari è sembrato avere sempre il pallino del gioco, guadagnando sempre più campo, sempre in anticipo sugli avversari mettendoli praticamente alle corde fino allo stremo sbagliando tanti, troppi gol: solo un paio di volte, infatti, quelli del Lanciano si sono affacciati dalle parti di Lamanna, per giunta in modo sterile.
Un super Caputo tutto sostanza ha fatto la differenza: un giocatore ritrovato che ha saputo mantenere alta al squadra, sgomitando lottando e suggellando la prestazione del primo tempo con un gol dei suoi grazie ad un assist perfetto di Bellomo (non nella sua migliore partita a cui, tuttavia, gli son bastati due-tre giocate luminari per meritare la sufficienza piena) e mettendoci la firma definitiva col rigore al 6' del secondo tempo.
Ma prima del gol dell'altamurano, al 30', forse nel momento meno proficuo della squadra biancorossa, il Bari è passato in vantaggio con Sciaudone che ha ripreso una ribattuta del portiere lancianese causata da un tiro ravvicinato dello stesso Caputo, oggi decisamente il migliore in campo, gol a parte ovviamente.

Un Bari romanzesco grazie alla caparbietà e alla coerenza del suo allenatore che cocciutamente, non ha cambiato nulla nel modulo andando avanti col suo credo, rispondendo sul campo a tutti e mettendo i puntini sulle i laddove andavano messi. Premiato, dunque, il coraggio di Dolcenera così i Bravi manzoniani baresi se ne faranno una ragione.

Alle prime tenebre abruzzesi è terminata la gara con la vittoria strameritata di Bari nettamente più forte del Lanciano per 3-0: insomma un risultato come i vecchi tempi, come il Venezia Bari 0-3 di 45 anni fa allorquando il Gazzettino scrisse “il Venezia soccombe davanti ai leoni baresi”, o come il Vicenza Bari 0-3 di qualche anno più tardi: un risultato che non fa una grinza e che fa salire il Bari in classifica di tre punti facendolo allontanare, per adesso, dalla zona calda facendogli abbandonare la quartultima posizione. Che poi, è la cosa più importante.
Da affezione psicosomatica la sensazione che si prova davanti ad un tre a zero fuori casa. Una sindrome di Stendhal in chiave calcistica, non a caso quelli del Lanciano avevano pure la maglia rossonera... un Rosso e Nero come il celebre romanzo di Standhal.
Così Torrente a fine gara: “Reazione c'è stata, la aspettavo. Non abbiamo preso gol e son contento della prestazione ma soprattutto per i ragazzi che lo meritavano. Abbiamo avuto – ha proseguito il tecnico - anche gli applausi degli avversari che han trovato un grande Bari. Penso bisogna dare più meriti a noi che demeriti al Lanciano.
Si ritorna a Bari col pensiero al derby ornitologico di domenica prossima.




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