25 novembre 2012

Nel "o tempora o mores" del tifo, Dolcenera vince ancora



Succede da sempre, soprattutto nel Bari, che dalle avversità fuoriesce sempre il meglio di ciò che il destino prevede. Per dirla alla De Andrè "dai diamanti non nasce niente, è dal letame che nascono i fior", laddove il letame non è certo trasfigurabile nella rosa biancorossa, anzi, piuttosto nella situazione kafkiana che regna sovrana in Via Torrebella ma che, con grande dignità e solerzia, si tende a portare avanti nonostante l'imbecillità umana transustanziatasi, oggi, in curva perché contestare i Matarrese lo si può pur capire (anche se mi piacerebbe sapere, una volta andati via, chi potrà esserci dopo di loro, senza con questo dimenticare gli enormi errori commessi, negli anni, dalla Famiglia con una gestione troppo frettolosa dei giocatori e dei conseguenti treni della gloria perduti come gli orizzonti poetici), ma contestare il Dott. Garzelli per aver proferito frasi, secondo le quali, se la situazione finanziaria fosse continuata così, ci si sarebbe dovuto preparare al peggio (possibile cessione di qualche pezzo pregiato volta alla sopravvivenza) - frasi peraltro cripticamente confermate da Antonio Matarrese in una intervista parallela sulla Gazzetta di oggi allorquando, ad una precisa domanda relativa a cosa avrebbe fatto il Bari al mercato di gennaio, il Dott. Matarrese ha risposto sic et simpliciter che "l'unica cosa che può fare quando servono i soldi" - ma di fatto mai confermate ed anzi smentite dal Direttore Angelozzi, frasi che, tutt'al più, volevano suonare come un campanello d'allarme a causa della nota idiosincrasia al Bari calcio dell'imprenditoria locale, vuol dire essere arrivati davvero alla follia umana.

Forse costoro dimenticano che Claudio Garzelli, ex portiere si, ma soprattutto uomo colto, preparato, economista doc, uomo che sa di calcio come pochi e che in questo mondo pallonaro marcio parla correttamente l'italiano senza sbavature od espressioni banali sgrammaticate dando l'idea di essere un marziano atterrato in questo pianeta viscido e sporco, obtorto collo, ha salvato il Bari per tre anni consecutivi dalla sparizione certa, grazie alla sua professionalità nel gestire una situazione societaria divenuta impossibile.
Ben gli sta, dunque, a Claudio Garzelli, a districarsi nella selva oscura che si è presentata al suo arrivo a Bari, ad intrecciare rapporti con banche, Equitalia, Agenzia delle Entrate, Uffici del Lavoro, Procure della Repubblica varie, puntate in Lega per difendere la società dimenticando il suo lavoro principale, vale a dire, quello di Direttore Generale, prima, e di Amministratore Delegato dopo: o tempora o mores. Al peggio, davvero, qui a Bari, non c'è mai fine. E' bene che qualcuno li informi costoro.

Tornando alla gara, a proposito di De Andrè, storico tifoso del mitico Grifone, durante un concerto confessò la sua fede rossoblu, ma soprattutto confessò che nella sua formazione ideale del Genoa di tutti i tempi, tra Aguilera Signorini e Skuravy, era imprescindibile la presenza di Dolcenera Torrente. Del resto, dal poeta della canzone per eccellenza al quale, come noto, spesso mi ispiro per i miei struggenti resoconti sul calcio barese selettivi, dal Trenet della canzone italiana, non poteva che attendersi una affermazione saggia quale, appunto, è questa.
Ed oggi, Dolcenera Torrente, ha colpito ancora. Soprattutto ha colpito quella sua determinazione mista a quella felice ottusità che fa l'occhiolino alla coerenza tipicamente torrentiana nel gettare nella mischia una banda di ragazzuoli la cui età media variava tra il primo e secondo tempo, tra i 19 e i 20 anni a causa dell'ingresso di Defendi che ne ha alzato la media. Saranno rimasti male i soliti, pochi, mentecatti tifosi eretici che vedevano la sua entrata come l'inizio della fine.

Insomma, un ritorno al passato per Vincenzo Torrente che come nelle sue precedenti esperienze dove ha vinto tutto coi ragazzi, dopo non aver subito gol a Lanciano, si è ripetuto oggi mettendo a tacere, temo non definitivamente, il macchiettismo d'avanspettacolo configurato nelle sortite semantiche dei soliti imperturbabili tifosi da tastiera che, pur di mostrare la loro avversità verso Torrente, blaterano ad minchiam sostenendo che quella di Lanciano è stata una vittoria fin troppo facile e che, dunque, non contava. Ma si sa, oltre ad essere in malafede, dovendo sfogare le proprie frustrazioni, non sono nemmeno informati sul cammino della squadra abruzzese e dei suoi exploit qua e la in B.
E nella piece del derby ornitologico coi turtlen al gusto di canarino, oggi rappresentati da 30 tifosi stipati nello spicchio consueto del San Nicola, il Bari ha fatto il tiro a bersaglio, soprattutto nel primo tempo, alla squadra modenese allenata da Marcolin il quale ha, probabilmente, studiato la partita rivedendosi quella con la Reggina convinto di farla franca sul finale, magari con un golletto di Stanco, nomen omen, ed invece ha dovuto subire due gol su rigore sacrosanti, "summa" dell'enorme mole di gioco fatta di ripartenze da parte di Sciaudone, di un super Bellomo e di Romizi terminate con le altrettanto numerose occasioni gol procurate - e sbagliate - dagli attaccanti baresi.
Ciccio Caputo, dopo aver sbagliato il suo consueto gol clamoroso, ha messo tutti a tacere siglando due rigori da antologia: palla a destra, portiere a sinistra.

Un Bari che è piaciuto per l'approccio alla gara, per la sua determinazione nel cercare la vittoria, riuscendo persino a commettere quei falli tattici tanto voluti e pretesi da Torrente a causa di gol subiti proprio per troppa approssimazione in fase di chiusura e che, finalmente, han commesso, soprattutto su Lazarevic, che, in qualche modo, hanno evitato il peggio alla difesa imbattuta barese.
Un Bari, dunque, anche in crescita in termini di personalità e di maturità, pane necessario alla sopravvivenza in questo ginepraio di categoria dove non conta, tanto, la qualità quanto l'esperienza.
E di quel funambolo di Fedato ne vogliam parlare? Un giocatore costato zero arrivato in comproprietà dal Catania che, complice il momentaneo out di Iunco, Albadoro e Grandolfo si sta guadagnando i galloni di titolare. Ed oggi, numero da cineteca a parte, ha confermato personalità e maturazione. Insomma, un giocatore che sicuramente darà il suo contributo alla salvezza e che, come tanti, crescerà sotto l'egida del Maestro Torrente.
Ed ora sotto col Sassuolo del presidente di Confindustria nella rappresentazione teatrale del Davide contro Golia, economicamente parlando si intende, perché Golia rimane e rimarrà sempre il Bari.

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